"Ho assistito a scene di razzismo durante la partita". Questa l'accusa rivolta da Blaise Matuidi ai tifosi del Cagliari, che l'avrebbero bersagliato di "buuu" e insulti nel corso della sfida di ieri sera alla Sardegna Arena, vinta dai bianconeri 1-0 tra le proteste rossoblù.
Per denunciare l'accaduto, l'ex giocatore del Psg ha postato un messaggio sul suo profilo Facebook, dove si legge: "Le persone deboli cercano di intimidire con l'odio. Io non riesco ad odiare e posso solo essere dispiaciuto per coloro che danno questi cattivi esempi". "Il calcio - aggiunge Matuidi - è un modo per diffondere l'uguaglianza, la passione e l'ispirazione ed è questo per cui sono qui. Pace".
L'anno scorso un altro giocatore di colore aveva lamentato un trattamento discriminatorio nel corso di un match contro il Cagliari: Sulley Muntari, in forza al Pescara, che aveva anche abbandonato il campo di gioco per protesta.
fonte http://www.unionesarda.it/articolo/sport/2018/01/07/cori_razzisti_dai_tifosi_del_cagliari_la_denuncia_di_matuidi-4-684012.html
Ai miei tempi, in campo e fuori, venivi preso a parolacce, insultato e sfotticchiato perché alto, basso, grasso, magro, perché avevi i capelli biondi, le orecchie a sventola,il naso a patata o aquilino, o perché venivi accompagnato da tua sorella o tua madre o la tua ragazza e che erano strafighe, e logicamente venivano definite troie o puttane o pompinare o culone e tettone e tu eri,invece , un frocio o finocchio o cazzo piccolo o quello che vuoi...: poi, finita la partita tutto finiva lì. Certo qualcuno ancora eccitato poteva pure esserci, e qualche sguardo desideroso c'era di sicuro, ma niente che una bella sega poteva di certo placare e soddisfare. Quindi non mi stupisce se un giocatore viene insultato, fischiato o apostrofato come si è sempre fatto con gli arbitri. Il limite, l'unico che ci deve essere è nel rispetto fisico verso i giocatori: non devo metterti le mani addosso, lanciarti oggetti , bucarti o incendiarti l'auto o il pullman. Per il resto, potresti dirmi che sono una checca, che non mi si alza, che mia madre o mia moglie sono troie, tanto ti direi lo stesso anch'io. Ma poi, dopo la partita, tutto come prima: se non ci conoscevamo, ci siamo conosciuti durante la partita, se ci conoscevamo anche prima, problemi non ne dovremo avere. Poi dov'è è finito l'allenatore che incita i propri giocatori e gli dice e ricorda che "siete migliori di loro"? O forse, perché siamo o dovremo essere tutti uguali, gli dovrebbe dire "siete come loro", "siamo tutti uguali"? Un corno! Non è così. Più o meno , i ragazzi di Bud Spencer, nel film "lo chiamavano Bulldozer" , gridavano tutti insieme parole simili : "Ehi ehi ohi , i migliori siamo noi". Non gridavano che i migliori erano anche gli altri! Gli altri, per 90 minuti più recupero, almeno nelle partite di calcio, sono avversari, e pure da battere: non dobbiamo fare la pace, semmai possiamo dopo la partita, mangiare insieme qualcosa e lasciare in pace mamme, nonne, fidanzate e sorelle.
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