venerdì 17 novembre 2017

Solo e senza nessuna speranza

Quando si può dire di essere soddisfatti della propria vita? Un tempo, leggendo un necrologio che riportava un'età over 80 o addirittura 90, uno stuolo di figli e di nipoti e di pronipoti, con la moglie o il marito ancora in vita, e circondato/a dagli affetti familiari , serenamente si spegneva: ecco, uno pensa, quell'anima sarà di certo soddisfatta del proprio operato. Sì, certo, del proprio operato e di aver magari lasciato una casa a ciascun figlio, di aver provveduto in maniera consapevole al master di uno o due nipoti, e di aver creato dei posti di lavoro attraverso l'attività che , in gioventù, subito dopo la seconda guerra mondiale aveva messo in piedi. Ma per il resto? Se , come il sottoscritto, si è mai posto alcune domande, queste hanno trovato risposta? E se sì, chi gliele ha fornite? Dove ha cercato e trovato? Perché i miei interrogativi erano e sono ancora senza una risposta? Ho cercato nei posti sbagliati? Oppure ho formulato male le mie domande? O forse sono gli interlocutori che devo cercare , nuovamente e magari a mente sgombra? Perché soffro non ne ho idea, ma non è per niente piacevole, anche perché non sono come Kierkegaard che scriveva queste parole: "tra soffrire e non soffrire, preferisco soffrire come un uomo che ha speranza". Ho sintetizzato un pensiero, un'aforisma del bravo Soren , ma che purtroppo io non riesco ad attualizzare, a fare mio: vorrei, ma sono troppe le incomprensioni che albergano nel mio cervello. Non ho forse più l'età per annullare questo dolore con una bella scopata o bevuta , né ho mai amato né usato droghe o sonniferi o cose simili: è anche vero che gli ormai quasi 15 anni fuori, quasi del tutto, dal mondo del lavoro, mi hanno impedito di trovare nelle vendite un modo di distrarre il cervello dai pensieri che, qualcuno giudica dannosi e pericolosi. Sì, perché una soluzione, già vista centinaia di volte nella storia e nelle cronache, è il suicidio: quando ti accorgi che qui non ci stai più a fare niente, e pensi di aver fatto tutto e di tutto, piuttosto che restare come il sottoscritto a chiederti se Dio esiste, che cosa c'è dopo la morte, perché si nasce qui e non altrove, se ci sono gli extraterrestri, perché dovrei accettare o credere in una religione che mi dice che mi devo reincarnare quando io, dopo morto, semmai vorrei riabbracciare le persone care e anche gli animali cui ho voluto bene...e potrei continuare con un sacco di altri interrogativi, alcuni anche ,si potrebbe dire, attuali, come ad esempio se e perché dovrei darmi da fare per la società, per migliorarla, e non solo pensare ai casi miei. Sembrerà poco e forse è così, ma questi e altri pensieri, mi stanno uccidendo: sopratutto il non riuscire a ragionarci, dato che sembra sia il solo cui interessino simili temi. 

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