sabato 5 maggio 2018

Gli sconfitti

A proposito, il programma ieri sera a Canale 53 mi è piaciuto, anche se avrei preferito meno partecipanti, in modo tale che ci fosse più tempo per poter argomentare e spiegare e anche per le ,eventuali, domande. In ogni caso va più che bene, decisamente meglio di altri talk show.
E ora veniamo al titolo: gli sconfitti sono quelli come me, che non hanno potuto avere la seconda chance e talvolta neanche la prima. Mi dispiace per la senegalese che non ha avuto la conferma per il lavoro, sapesse che cosa succede al sottoscritto, che non gli aprono il c/c perché, anche se non esiste l'albo dei falliti e non si deve tener conto del fallimento (che è bancarotta semplice, oltretutto) e ancor meno una volta che è chiuso da 5 anni (in passato era così: ne vuoi tenere conto? ecco i 5 anni sono belli e trascorsi) e non mi assume nessuno perché over 55 e in più ,macchia su macchia, perché nel 2004, cioè oltre 13 anni fa, sono stato dichiarato fallito. Non solo: vorrei e avrei voluto poter fare altro, e proprio in settori diversi, con un certo grado di specializzazione, ma non mi danno nessuna fiducia. Pensa te, in che mondo viviamo! A te non ti vogliono perché sei nera, a me non di danno fiducia per un fatto che è avvenuto 13 anni fa e per cui , dal punto di vista legale è tutto a posto. Non posso chiedere un mutuo, non posso ricevere quel tipo di aiuto economico tanto strombazzato dai media: fondi per aprire nuove attività e, siccome non mi hanno messo dentro, neppure essere inserito in programmi di reinserimento. In poche parole per quelli come me non è previsto niente di niente: o per meglio dire, il piano è di tenerci al di fuori, ai margini, della società. Nel mio caso trattasi , come per altri colleghi ,cioè altre attività commerciali, i concorrenti più spietati hanno tramato per metterci i bastoni in mezzo alle ruote, facendo in modo che ci revocassero i fidi, non venissimo invitati a partecipare a gare a trattativa privata (cioè dove c'è la discrezionalità, e dove i famosi tre preventivi erano più che sufficienti, non c'era bisogno di un bando pubblico, e a cui seguiva, e lo dico per gli addetti ai lavori, una o più "estensioni" ). E non mi si dica che ho il dente avvelenato o che mi ha morsicato la tarantola: sono fatti, e se il curatore non ha tenuto conto del mio memoriale, non me ne importa un beneamato tubo. Eliminare i concorrenti è una guerra, che prevede un assedio, e ti prendono per fame o sete, ti tagliano le vie di comunicazione: quindi richiami da parte degli amici direttori di banca o dei settoristi o dei capi area; o non ti concedono l'allargamento o non ti scontano le fatture non ti danno anticipi. Un'azienda piccola come era la mia, sotto il miliardo di vecchie lire, rompeva un po' le scatole, evidentemente: ma prima di me ne avevo visto altre "saltare". Ora mi dà fastidio oltre che mi fa male al cuore e alla salute in generale, essere tagliato fuori: anche il mio vecchio lavoro, oggi, potrebbe essere ripreso e rivisto e adattato ai tempi ma, proprio in virtù di questo adattamento, potrebbe anticipare e interpretare meglio le esigenze del mercato del mobile. Non è detto che i vari Amazon Ikea e i grossi rivenditori debbano essere ,sempre e per forza, vincenti e anche nel lungo periodo. Se andate sul sito "il primato nazionale", troverete un post che parla di come lo smartphone ha di fatto messo in ginocchio diverse aziende e alcune le ha pure fatte chiudere: da chi vendeva o noleggiava videocassette o dvd a chi produceva orologi, dalla Kodak e quindi le macchine fotografiche a chi come Tom Tom realizzava i navigatori. Perché dico questo? Perché non è detto che le mega aziende avranno sempre il vento in poppa: e vale anche il vecchio adagio "oggi a me , domani a te". E' chiaro che non posso né potrei e ancor meno dovrei , reinserirmi e ri-lavorare con idee vecchie non dico di dieci ma nemmeno di cinque anni fa: ma neanche sedermi a pensare per troppo tempo su come fare o non fare. Comunque le cose sono andate così, ma come succede sempre, alla signora di colore è ,almeno sembra, andata meglio, visto che un tale dalla Toscana è pronto a darle un posto di lavoro, immagino si tratti di un posto fisso e a tempo indeterminato: non ne so molto anche perché, da italiota, leggendo il titolo penso, con supponenza, di aver già capito tutto quando invece non ho capito una mazza. Ma tanto è il fastidio che provo, il senso non di invidia nei suoi confronti, ma di ingiustizia, che chiudo qui il post.

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