Quando , per mille motivi, si è costretti a coabitare con i propri genitori e che per giunta sono over 85, ma che per disgrazia o proprio per età non sono in perfette condizioni fisiche, nascono dei problemi.
E se per fortuna i miei figli, bene o male, lavorano e sono fuori di casa, per contro mi ritrovo con mia madre che ,come ho già scritto, è cieca (lo è diventata, ed è inoperabile) soffre di demenza senile, per camminare usa un deambulatore, non è in condizioni di provvedere da sola alle cose più elementari; per contro mio padre cerca la fuga, non sopporta più la moglie, e da miracolato quale è stato, ormai undici anni fa, ha subìto un mutamento di carattere, in negativo. Oddio è legittimo che non abbia voglia di accompagnare la moglie in bagno, aspettare che questa espleti le funzioni solite , le rimetta il panno, la riaccompagni o in camera da letto a sdraiarsi o nel soggiorno, sopratutto quando lui è stato interrotto durante lo svolgimento di un cruciverba o mangiava, cioè quando lei gli ha rotto i coglioni. Il fatto è che se lei è cieca, lui è
invece sordo: ecco che il sottoscritto , che occupa una parte di questa casa , non può non sentire la propria madre che chiama aiuto perché non è in condizione di provvedere a se stessa. Potrei continuare con un sacco di esempi, di situazioni che si ripetono giorno dopo giorno, ormai da alcuni anni, e che peggiorano di continuo. Ma la domanda che mi rivolgo e che rivolgo agli amici è la seguente: è giusto o no che , noi familiari, continuiamo a provvedere e accudire mia madre? Non la faccio tanto lunga, dovrei precisare che oltre a me ci sono due sorelle che se ne infischiano: tanto ci sono io in casa, e che per giunta non pago affitto e scrocco . Ho parlato con chi vive o ha vissuto situazioni simili: laddove ci sono parenti che "effettuano turni" o che in difetto "pagano" a fratelli o sorelle il "disturbo", per farla breve , lasciano i genitori a vivere gli ultimi anni in casa; c'è una corrente di pensiero diversa, menefreghista direbbe qualcuno, perché sostiene che è uno stress non da poco doversi svegliare di notte perché si sente un deambulatore che sbatte su porte, armadi e pareti, e che magari è accompagnato da una voce che chiede aiuto. Perciò un amico medico, che tra le altre cose ha visitato pure mia madre, sostiene che dovrei fare come ha fatto lui con il padre: mandare mia madre in un ospizio, e se mio padre gradisce può seguirla. Perché? Mi ha detto: tu non sei in condizioni di poter seguire tua madre sine die; lo potrai fare per un giorno, una settimana, mettiamo dei mesi, ma poi sei destinato a crollare; aggiungi che il dover pensare a lei, e anche in parte a tuo padre, ti impedisce di reinserirti nel mondo del lavoro, dato che se anche venissi pagato per assistere i tuoi, i genitori di solito precedono i figli e i nipoti nell'aldilà , e dato che non c'è reversibilità di pensione, ti troveresti con "una mano davanti e l'altra dietro", cosa che quelle cornacchie di tue sorelle vogliono ignorare. Per cui una struttura tipo clinica o casa di riposo per non autosufficienti, risolverebbe il suo e il tuo problema. Due modi diversi di vedere le cose: da dire che io sono un caso unico o raro, perché non sto lavorando, e quindi sono parte debole, ricattabile. Se fossi come mie sorelle , con casa e lavoro e , cosa che non faccio da decenni, vacanze, sarebbe diverso: ma non è così, e sinceramente mi sto consumando. Non reciterò geremiadi, ma sapete quanta voglia ho di dormire, su un letto e non su un vecchio divano letto e di potermi svegliare riposato? O di fare una bella nuotata, un po' di sport, una passeggiata nei boschi? Ogni volta che esco è un trauma: so che non mi devo allontanare, perché mio padre non sente se lei chiama (anche perché la tv è a tutto volume), non si accorge se se ne va in giro (e meno male che non riesce ad aprire le finestre: ma le porte sì, così come riesce ad arrivare in cucina ... e si spera che mio padre non lasci roba sul fuoco!), per cui sto via massimo 10 o 15 minuti, poi ritorno in gabbia. Conclusione? Non so che pesci prendere.
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