venerdì 25 maggio 2018

A meno che ...

Una delle frasi che trovo più adatta ai nostri tempi, e al tipo di vita che in qualche modo conduco, l'ho letta in un libro su Sherlock Holmes: "la partita è ancora aperta". Se invece di leggerla preferite sentirla, dovete vedere il film "La piramide della paura": il titolo originale non lo ricordo, ma potrebbe essere "il giovane Sherlock Holmes" o qualcosa di simile. Di frasi così ne esistono tante , ma questa viene pronunciata da Holmes quando è in compagnia di Watson e, nel film, è presente la giovane di cui proprio Holmes è innamorato: ecco che ritroviamo delle situazioni in cui si reagisce, ma non da soli. E se è vero che Sherlock è un eroe, è anche vero che alla fine non combatte da solo, seppure coordina e dirige le indagine, indica le cose da fare. Il succo è che quando tutto sembra che stia andando a carte e quarantotto , si può reagire. Come ne "La freccia nera", "se il destino rovescia il suo gioco, nascerà un bel mattino una freccia di fuoco": il punto è che da soli non sempre ce la possiamo fare. Ora prendiamo esempio dalla vita di tutti i giorni: negli Usa stanno
chiudendo diversi negozi, ma anche catene di negozi, e alcuni proprio falliscono mentre altri riducono la propria presenza cancellando anche i posti di lavoro, nel senso che non ricollocano nessuno dei commessi o dirigenti nei punti ancora in attività. La cosa che ho notato è che in un caso l'apertura di un mega centro commerciale, non mi viene in mente il nome di questo colosso, ha provocato la chiusura di tutti i negozi della zona, in un'area neanche tanto piccola: succedeva che le persone per fare i propri acquisti, salivano in auto e percorrevano diversi km per raggiungere la nuova realtà, trascurando i "soliti fornitori". Per la mia esperienza siamo tutti potenzialmente dei traditori, dei mercenari: con la convinzione che il tuo fornitore o negoziante lo "stai facendo ingrassare" acquisti altrove, se appunto ti capita l'occasione. Oggi più che mai compri on line, perché sostieni che "lì le scarpe costano troppo" o perché "non sono aggiornati e hanno roba vecchia e superata". A pochi viene in mente che troppo spesso viene esposto, sia on line che dietro una vetrina in città ma anche in un ipermercato, "ciarpame e fondi di magazzino" o "merce che gira da nord a sud e viceversa" e solo per "farla fuori, venderla e togliersela da mezzo". Ma non finisce qui, perché sennò sarebbe troppo semplice. La domanda è la solita: pensiamo che la nostra scelta possa o meno contribuire a cambiare, o riteniamo di non contare un tubo e che lo vogliamo o meno le cose, per noi, le decideranno sempre "gli altri"? Non so voi ma il sottoscritto, da tempo, ha deciso che "on line verifico e mi informo", conscio che le informazioni le riporta qualcuno che ha interesse a vendere, e prima ancora a convincermi di qualcosa: ma on line non compro, ben sapendo di subire l'informazione. Acquisto nei negozi, possibilmente made in Italy, quasi mai nei supermercati, e in ogni caso mai e poi mai "frutta e verdura, carne , pesci, salumi e formaggi", e logicamente neanche abbigliamento o mobili o scarpe: ci siamo capiti, credo. Se poi vogliamo davvero rivedere le città con negozi e attività commerciali e artigianali, non dobbiamo più permettere che esistano i centri commerciali targati Despar o Conad o Coop e similari: si studi una serie di ipotesi alternative e poi si cambi rotta. Non capisco, o meglio lo so bene, come mai per alcune attività ci sono blocchi, limiti, non si "accettano nuovi membri", e invece anche qui a Cagliari si permette l'apertura di un nuovo centro commerciale nella zona Poetto/Quartiere del Sole, così come il Bricoman di Assemini si trasferisce ingrandendosi: tutto questo in un'area, quella cagliaritana , già piena di supermercati sia in città che nel circondario. Le soluzioni possono essere quelle di boicottare i centri commerciali, intanto proprio evitando di comprarci e ancor prima proprio non recandosi neanche per andare ai bagni o a prendere un caffè ; deve anche intervenire il comune , la asl e tutti coloro che devono o possono concedere autorizzazioni, attenendosi ai regolamenti ed essendo fiscali , così come fanno con i piccoli commercianti cui contano i famosi peli e a cui fanno le pulci (controllare i contratti e gli orari di lavoro dei dipendenti, e senza preavviso); le varie associazioni di categoria dovrebbero richiamare proprio l'attenzione sui negozi, invitando la gente a non andare a comprare nei centri commerciali e gli stessi negozianti dovrebbero trovare dei "nuovi fornitori" se quelli attuali forniscono la GDO. Vendi il pane , l'olio, i pelati eccetera alla GDO? Da adesso non te li comprerò più. Per fare qualcosa del genere, per poter diffondere la notizia che "in questo esercizio non si vende merce che potete ritrovare negli scaffali della GdO", in questo locale non si somministrano vini che potete ritrovare in vendita nella GDO, ci vogliono gli attributi ma anche "cervello", occorre pensare, discutere e confrontarsi. Tutto ciò che nessuno o pochi vogliono fare. La scusa? Non c'è tempo, non ho tempo da perdere in chiacchiere. Lo diceva anche il macellaio che continuava ad affettare con una lama non affilata: e quando glielo facevi notare, ti rispondeva,anche lui come gli altri, che non aveva tempo, non poteva fermarsi. E continuava così, imperterrito. 

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