Tesla. – 9 miliardi. Bloomberg prevede le azioni a dieci dollari.
Giuseppe Sandro Mela.
2019-06-06.
Tesla è sinonimo di autovetture elettriche, ma soprattutto è il fiore con cui i liberal democratici adornano l’occhiello. Fiore che in passato ha richiamato molti investitori, anche quelli microbici, ma che sembrerebbe essere alquanto appassito. Nove miliardi di debito sono una grossa cifra.
Il settore innovativo, tanto di moda, ha già scottato severamente gli investitori, rerum novarum cupidi, come disse il grande Vincenzo Pecci.
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L’elenco sarebbe ben più lungo, ma alla fine i fallimenti hanno generato perdite ben maggiori degli investimenti. È però una realtà della quale nessuno ama parlarne.
L’entità del disastro è di tale portata che alla fine gli stati immuni dall’ideologia liberal ne hanno tratto le conseguenze.
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«In 7 anni raccolti 19 miliardi di capitali. Ma il rapporto entrate/uscite è negativo: -9 miliardi»
*«La linea verde rappresenta i capitali raccolti sul mercato da Tesla dal 2010 al 2017. In totale si è arrivati a 19 miliardi di dollari, con un’impennata di 7,85 miliardi raccolti solo nel 2017»
*«Peccato che, nello stesso periodo, il flusso di cassa operativo sia stato di -8,69 miliardi di dollari»
*«È per questo che l’agenzia finanziaria Bloomberg, conti di Tesla alla mano, parla già di “bolla scoppiata”, mentre Morgan Stanley ha ipotizzato che il prezzo per azione attuale di 192 dollari potrebbe scendere in futuro a 10 dollari per azione»
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L’otto agosto dello scorso anno la Tesla era quotata 379.57 mentre oggi vale 193.26: la quotazione è quasi dimezzata.
Adesso Bloomberg preconizza i dieci dollari ad azione.
Chi vuole, ne tragga le conseguenze.
In 7 anni raccolti 19 miliardi di capitali. Ma il rapporto entrate/uscite è negativo: -9 miliardi
È una delle aziende con più appeal al mondo, alla pari di Apple nel mondo della tecnologia. Il fondatore, Elon Musk, è considerato il re Mida della Silicon valley, capace di spostare miliardi (e consensi) con un solo tweet. E le sue auto, dotate di un sistema di guida autonoma fra i più avanzati al mondo, stanno cambiando per sempre il mondo dei trasporti. Eppure c’è qualcosa che non torna. Già, perché i conti di Tesla nascondono una situazione finanziaria che dovrebbe preoccupare ben più di un investitore. Un mistero di cui Truenumbers si era già occupato in questo articolo.
Perché Tesla è in perdita
Il grafico sopra si basa su una recente analisi di Forbes e mostra due indicatori che, messi insieme, restituiscono un’immagine tutt’altro che positiva dei conti di Tesla. La linea verde rappresenta i capitali raccolti sul mercato da Tesla dal 2010 al 2017. In totale si è arrivati a 19 miliardi di dollari, con un’impennata di 7,85 miliardi raccolti solo nel 2017. Peccato che, nello stesso periodo, il flusso di cassa operativo sia stato di -8,69 miliardi di dollari. Secondo molti analisti, quindi, il modello di business di Tesla non è affatto sostenibile: nonostante Elon Musk abbia un’elevata capacità nel raccogliere capitali, la sua azienda è davvero poco redditizia e per ora incapace di restituire gli investimenti fatti negli ultimi anni.
Eppure i grandi finanziatori hanno continuato a lungo ad aprire il loro portafogli. La liquidità entrata nelle casse di Tesla è servita fra le altre cose per lanciare i nuovi progetti dell’azienda, tra cui la produzione di massa delle batterie elettriche per le auto presso la Gigafactory 1 in Nevada e la costruzione di una seconda Gigafactory nello stato di New York. Tutti investimenti che ne hanno rafforzato la posizione nel settore dell’elettrico e sono serviti per il lancio della Model 3 nel mondo. La berlina ha portato nuovo lustro all’azienda e rinforzato la fiducia degli investitori nei conti di Tesla (basti guardare all’iniezione di capitale avvenuta solo nel 2017). Ma le cose stanno cambiando.
Quale futuro per Tesla?
I segnali erano presenti nell’aria da mesi, eppure nelle ultime settimane i timori degli azionisti (e degli analisti) si sono concretizzati: la bolla di Tesla, perché ormai di questo si parla, si sta sgonfiando. Il primo trimestre 2019 si è chiuso in rosso, il personale ha subito dei tagli per incrementare i margini sulle Model 3, le consegne delle auto sono in ritardo, la liquidità continua a ridursi e il debito a pendere come una spada di Damocle sulla testa dell’azienda. A questo scenario si aggiungono la guerra commerciale tra Usa e Cina e la concorrenza sempre più agguerrita delle altre case automobilistiche nel settore dell’elettrico. Tutti fattori che, nel corso del 2019, hanno portato il titolo azionario a perdere oltre il 40% del suo valore in borsa. È per questo che l’agenzia finanziaria Bloomberg, conti di Tesla alla mano, parla già di “bolla scoppiata”, mentre Morgan Stanley ha ipotizzato che il prezzo per azione attuale di 192 dollari potrebbe scendere in futuro a 10 dollari per azione.
Elon Musk, però, eccentrico e carismatico visionario (già fondatore di PayPal), non è rimasto con le mani in mano. Nonostante il vento avverso, gli investimenti da 2,5 miliardi previsti per il 2019 sono ancora in piedi. Fra gli obiettivi annunciati ci sono l’espansione in Cina, con una nuova Gigafactory a Shanghai, l’arrivo della Model 3 in nuovi mercati, lo sviluppo del network Tesla Supercharger per la ricarica veloce e il lancio di due nuovi veicoli (la Model Y e il camion elettrico Semi). Basteranno per riportare Tesla ai fasti di un tempo?
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