Knorr addio! Fa fagotto e se ne va in Portogallo.
Giuseppe Sandro Mela.
2019-06-06.
E così diamo addio anche alla vecchia, cara, gloriosa fabbrica veronese del famoso Dado Knorr.
Anche se fortemente spiaciuti per i 76 dipendenti, a nostro sommesso parere non è questo il reale problema.
«La razionalizzazione – precisa in una nota Unilever – riguarda infatti esclusivamente l’area dello stabilimento relativa ai dadi da brodo tradizionali e non le altre produzioni alimentari»
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Il problema consiste nel fatto che produrre in Italia è di una difficoltà iniqua.
Non sono problemi i quattro scudi elargiti alle maestranze.
Il problema è una tassazione molto superiore a quella degli altri stati, e non ci sono mica solo quelli dell’Unione Europea: si può anche delocalizzare in stati extra – unione.
Poi, come se si volesse aggiungere beffa allo scorno, vi è una pletora di leggi, norme, regolamenti e via quant’altro, ai quali si aggiungono le direttive europee.
È questa burocrazia che soffoca le imprese nazionali e toglie a tutti la voglia di imprendere.
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Fate conto di aver vinto alla lotteria un milione di euro.
Anche la più sciabecca banca di investimento vi consente un utile netto di circa un cinquantamila euro all’anno, al netto delle tasse. Vi potreste godere quattromila euro al mese, senza nessun altro pensiero di come spenderli.
Questa cifra potrebbe consentirvi di aprire una piccola officina.
Vi dovreste alzare tutti i giorni alle sei del mattino e terminare il lavoro alle venti, sgobbando come un cammello. Poi, a casa, esercizio di tenuta dei libri contabili. Le visite della finanza e di tutti gli organi competenti. Due volte al mese dal commercialista, e così via. Alla fine dei sughi, vi andrebbe di lusso se poteste ottenere millecinquecento euro al mese.
La scelta è obbligata.
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Allora?
Come dare torto alla Unilever?
Non è lei brutta e cattiva che vuole andarsene: è questo stato che la sta mandando via a calci.
Dopo 54 anni il dado Knorr dice addio all’Italia. La Uniliver, proprietaria del marchio dal 2000, ha infatti deciso di lasciare lo stabilimento di Sanguinetto, in provincia di Verona, e delocalizzare la produzione del celebre dado vegetale in Portogallo. I motivi? Nel paese lusitano il costo del lavoro è inferiore. Per 76 dei 161 addetti della sede veneta è già scattata la procedura di licenziamento collettivo.
Il presidio dei dipendenti contro il licenziamento è cominciato alle 6 del mattino del 5 maggio, davanti allo stabilimento dove, otre al dado, si producono anche confettura e risotteria. I problemi erano iniziati già un anno fa quando Unilever Manifacturing Italia aveva chiuso una vertenza per 28 esuberi. Gianfranco Chimirri, direttore comunicazione di Unilever Italia, aveva spiegato al Sole 24 ore che la decisione di delocalizzare è legata alle «rilevanti difficoltà riscontrate a livello europeo e italiano nel settore dei dadi da brodo tradizionali, che hanno portato ad una diminuzione del fatturato di più del 10% in due anni, e dall’ esigenza di rispondere alle mutate esigenze del mercato».
Unilever intanto «smentisce in modo categorico la chiusura totale dello stabilimento» di Sanguinetto e «l’abbandono dell’Italia da parte di Knorr». Si continuerà, infatti, con le altre produzioni, che consistono principalmente nei dadi «jelly» (quelli gelatinosi), nei risotti in busta e nelle marmellate (queste ultime per conto terzi). «La razionalizzazione – precisa in una nota Unilever – riguarda infatti esclusivamente l’area dello stabilimento relativa ai dadi da brodo tradizionali e non le altre produzioni alimentari». L’intervento, conclude Unilever, «è necessario per garantire la sostenibilità futura dello stabilimento, consentire il prosieguo delle altre produzioni attualmente presenti e mettere il sito nelle condizioni di poter cogliere le eventuali opportunità future».
I sindacati la pensano in modo diverso. Cisl, Cgil e Uil puntano il dito contro la politica industriale della multinazionale che «nonostante la riorganizzazione dello scorso anno e il forte aumento dei carichi di lavoro, ha deciso senza alcun preavviso la delocalizzazione in Portogallo della produzione del dado Knorr e il licenziamento di 76 persone. Lo stabilimento di Sanguinetto lavora da 60 anni e deve essere mantenuto» hanno concluso i sindacati.
La Knorr è in Italia da circa un secolo. Fondata da Carl Heinrich Theodor Knorr (1800-1875) nel 1838 a Heilbronn, una cittadina del sud-ovest della Germania, nei pressi di Stoccarda, nasce come fabbrica per la lavorazione della cicoria destinata all’industria del caffè. In seguito, grazie al progresso industriale nella produzione, passa a realizzare cibi veloci da preparare. Prima le zuppe disidratate in scatola, poi nel 1912 la produzione del dado da cucina. E’ in quel periodo che l’azienda tedesca sbarca in Italia e apre il suo primo stabilimento.
Ora, le polemiche dalla fabbrica arrivano ai banchi del parlamento, dove il Pd si scaglia contro il governo: «Con Unilever ci troviamo davanti alla cronaca di una morte annunciata, davanti alla quale il governo non ha fatto nulla», ha detto Alessia Rotta, vicepresidente dei deputati Pd. « I 76 licenziamenti e il mancato rinnovo del contratto nello stabilimento di Sanguinetto fanno seguito alle 28 uscite dello scorso anno, per le quali avevo già sollecitato il governo affinché intervenisse in una grave crisi aziendale e occupazionale del territorio veronese. Ma nulla è stato fatto».
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