Non ne faccio e non ne farò una malattia, ma se avessi potuto sarei andato volentieri al Salone del Mobile di Milano: e non certo per vedere o essere visto da Salvini, così come non ho visto Berlusconi mi pare fosse nel 2009, dopo il terremoto de L'Aquila. E' dal 1982 che ogni anno mi sono recato al Salone e avrò perso sì e no tre o quattro edizioni, forse cinque: ma non muore nessuno. Me ne faccio una ragione: soldi per venire non ne avevo, il mercato e la rete distributiva, ossia i posti dove vendere e dove devono recarsi i potenziali clienti, sono tutti, a mio parere, da rivedere e questo ancor prima di sapere "che cosa passa il convento". La mentalità levantina, dei commercianti, è come quella di certi politici: ci sono i politicanti, le meteore, che durano come certe farfalle, solo un giorno. Nel mondo dell'arredamento è più o meno la stessa cosa: chi c'è stato, e mi riferisco segnatamente ai giorni dedicati agli operatori del settore, sa bene che è come una sagra paesana, e con tutto il rispetto per le sagre e i paesi, c'è da dire che gli espositori non vedono molto in là nel tempo, non fanno progetti a medio termine. La cosa buona è che di norma c'è esposto il meglio, che deve catturare le attenzioni dei visitatori, che diventano in tanti casi i clienti del momento piuttosto che , ad esempio, i partner per futuri acquisti: in tanti casi ho visto migliaia di euro passare che so dai russi ai mobilieri veneti, per poi brindare con prosecco e degustare formaggi e salumi. Ed è giusto così, però mi sia consentito di sostenere che ci vuole altro, e non solo per ciò che riguarda la realtà italiana, ma anche per quella estera. Capisco che con alcune vendite ti raddrizzi la schiena, risani il bilancio, ti proietti già ai saloni di Mosca o dell'estremo oriente, e che se giochi bene le carte partecipando a diverse esposizioni vivi bene, così come so che non è indolore il costo per partecipare a queste manifestazioni. Ma la mia osservazione vuole mettere in luce che tu, artigiano del mobile o industriale, rappresenti, se vendi solo ai russi o agli stranieri, ben poco: perché tu e la tua azienda siete quattro gatti, perché ti fa schifo vendere i mobili in Italia (che poi è la tua patria) forse perché pensi che la gente non apprezzi le tue fatiche e il tuo ingegno. Allora ti dico che se siamo invasi dal ciarpame di certe aziende, se per gli italiani che devono comprare i mobili conta solo il prezzo (che chissà perché per altro tipo di acquisto conta molto meno), è perché tu e i tuoi, ve le cantate e suonate da soli, non fate informazione. Sembrate quel tipo di persone, quei pseudo giornalisti, che testano le auto in tv: cazzo, vanno tutte bene. Mai e poi mai che abbiano dei difetti o che siano fatte male. Per i mobili basterà leggere i redazionali di qualche lecchino, gente che non sa neanche come si realizza un divano o una cassettiera, per capire che tutto è bello e tutto è conveniente. Logico che per acquistare o lo trovi da qualche pseudo venditore di mobili on line, di quelli che fanno la raccolta e dovrebbero avere a catalogo tutti i mobili ...ma con un po' di sconto, oppure te li vendono loro. E così che quattro gatti ingrassano a dovere. Ditemi dove sono i posti di lavoro. Ditemi dove sono i punti vendita ... Ma non quelli aziendali. Vorrei vedere negozi veri, non gente che si nasconde dietro le griffe , persone che amano il mobile, che te lo spiegano, che ti dicono i pregi e i difetti. Avevo una regola, e che vale anche per altro tipo di vendita, di commercio, e che mi piace ripetere:
dimmi un motivo, una ragione, per cui dovrei acquistare questo mobile o questa sedia o quest'auto o quello che vuoi; ma poi dimmi anche i motivi e le ragioni per cui non dovrei comprare. Per certi versi è come la scritta che compare in certi siti, laddove sei invitato a sostenere il sito, ma subito c'è anche la scritta "fallo solo se ci credi".
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