NUORO. Parte dalla città il progetto “Territori solidali” finanziato dalla Regione Sardegna. Consentirà di incentivare l’attività di allevamento del bestiame nella regione Sidi Bouzid, nel cuore della Tunisia, paese dell’Africa mediterranea. Nei fatti, sarà creata un’azienda zootecnica, con un piccolo gregge (30 pecore circa), nel quale un gruppo di pastori sardi insegnerà il mestiere dell’allevamento ovino a un a quindicina di giovani tunisini. Il Comune di Nuoro è l’ente capofila del progetto, che coinvolge anche il paese di Sant’Andrea Frius, centro agricolo non distante da Cagliari. Mentre la parte operativa sarà costituita dall’azienda agricola di Nuoro, “L’Ulivo”, che in Tunisia potrà contare sulla collaborazione dell’Ong Amad Association Méditerranèenne pour developpement en Tunis, organismo, come indica il nome, impegnato per lo sviluppo della nazione africana. La giunta municipale nuorese ha approvato il progetto un anno fa e ora si appresta a metterlo in atto.
Lo spiega l’assessore Valeria Romagna, che col rimpasto nell’esecutivo ha assunto anche la delega dell’Agricoltura: «L’intervento solidaristico consentirà di trasferire nella regione della Tunisia competenze e saperi, a beneficio dei giovani locali. Dopodiché saranno gli allievi del progetto a insegnare i metodi e le abilità dell’attività zootecnica ad altri giovani connazionali».
Solidarietà in stile e salsa barbaricini, per la quale l’esponente della giunta Soddu richiama la tradizione di “sa paradura”, con la quale nelle comunità si univano le forze per ricostituire il gregge del pastore vittima di un evento negativo (un furto o anche un’epidemia), oppure tornato libero dopo un periodo di carcerazione. «Invece del bestiame in questo caso, dicevo, c’è il dono proprio di quelle abilità e conoscenze presenti nel bagaglio professionale dei nostri allevatori», spiega Romagna. I tempi per l’inizio dell’attività sono ormai maturi.
L’azienda nuorese “L’Ulivo” si appresta a preparare uomini e bagagli e partire per Sidi Bouzid. Località dell’omonimo governatorato, nota tra l’altro per essere stata nel 2010 la base di avvio di quella stagione di insurrezioni popolari nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, contro i regimi dittatoriali. Il progetto tunisino sarà in continuità con quello identico attivato anni addietro dalla Regione Toscana, che ha consentito la nascita di un piccolo allevamento di bovini. Agli armenti si aggiungeranno i capi ovini.
I pastori sardi insegneranno le tecniche di allevamento, comprese le cure minime per il benessere degli animali, pure di tipo sanitario. Nella stessa azienda si procederà anche alla coltivazione dei foraggi, necessari per l’alimentazione. La trasformazione del latte sarà l’altro “step” del progetto, proprio secondo quella logica di filiera che caratterizza la vita delle imprese agricole, di quelle moderne così come di quelle arcaiche della tradizione sarda. Iniziativa della Regione a parte, Nuoro e il suo territorio confermano lo spirito solidaristico e umanitario riconosciuto dentro e oltre confine. Altri esempi, vicini anche temporalmente, riconducono agli aiuti offerti dai pastori delle aree interne all’indomani del terremoto nel Lazio e in Umbria, del 2016, con il dono di mille pecore portate sino a Cascia. Stessi segni e caratteri dopo il sisma dell’Aquila, le cui aziende agricole nel 2009 furono aiutate con il dono di armenti e foraggi.
http://www.lanuovasardegna.it/nuoro/cronaca/2018/03/23/news/un-ponte-con-la-tunisia-nel-segno-della-paradura-1.16631006
Ps.: ricordiamoci che abbiamo, e vado a mente, portato la nostra esperienza nella coltivazione dei carciofi in Egitto; e per restare nel mondo del latte, abbiamo insegnato agli abitanti dello Zimbabwe a fare formaggi. Possiamo ricordarci tutte le volte che abbiamo voluto far fare ad altri , delocalizzando o con partnership, i nostri prodotti e articoli, che cosa è successo: mobili e arredamento, auto, vestiti, componenti, alimenti, eccetera Dalla Tunisia ,dopo l'olio facciamo arrivare anche i formaggi.
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