Quando dieci o quindici anni fa mi sono trovato in condizioni di vera e propria indigenza, non ho trovato nessuno che mi abbia voluto dare una mano. Intendiamoci bene: non è che le cose siano tanto cambiate da allora a oggi, dato che oggi, per esempio, sono qui a scrivere o come direbbe qualcuno a cazzeggiare , mentre dovrei essere al Salone del Mobile di Milano, o comunque cercare di riprendere a lavorare o di trovare un altro lavoro. Purtroppo non è semplice per gli over 55, e ancor di più per chi è stato dichiarato fallito , e moltissimo per chi non ha imboscato soldi. Non solo: la totale mancanza di risorse mi impedisce per esempio di poter pagare l'assicurazione , e infatti l'auto è ferma (non in strada, perché con gli autoscanner sono sicuro che, anche se posteggiata la beccano di certo); oltre ciò, dei soldi per poter mettere carburante e spostarmi nell'isola e svolgere il lavoro; e ce ne vogliono di più per altri progetti collegati,sempre, col settore dell'arredamento. Ora capisco bene se uno mi dice "e chi se ne frega": so bene che ognuno ha le proprie gatte da pelare, e alcune di queste sono molto difficili oltre che , in tanti casi, molto personali e intime tanto che si ha difficoltà solo a parlarne. So che tutti dobbiamo avere una nostra scala di valori, e che è bene sapere cosa va fatto e cosa può aspettare, e se possiamo o no esporci con gli altri e dare una mano o se è meglio non lasciarci coinvolgere. Per questo non ce l'ho con chi mi ha voltato le spalle o che quando mi vede cambia marciapiede: li capisco perché ascoltare ,anche se per pochi minuti chi sta male o è stato travolto da disastri ,siano questi economici o familiari e personali, può essere sconvolgente. C'è il rischio che sentendo , per una volta, le "storie altrui" alla fine si "capisca" che intorno a noi ci sono persone, attività , che forse potrebbero essere supportate, capite, se soltanto si fosse disponibili a sentire, ad ascoltare. L'ultima cosa che serve,in questi casi, è giudicare. Perciò , "chi se ne frega" è il pensiero captato dalla mia mente , pensiero che proveniva dalle teste di chi ,per sbaglio, ha sentito le mie richieste o ha ascoltato un po' la mia storia,sempre per sbaglio o perché "costretto a farlo" in un centro di ascolto(tipo caritas per intenderci). La cosa curiosa è che anche chi è deputato a starti a sentire, come chi lavora ,volontario o meno che sia, in un centro di ascolto, non riesce a capirti ,non sa immedesimarsi nei tuoi problemi: per esempio c'è stato chi voleva che vendessi, quindi mi privassi , del cellulare*(tra l'altro era un modello economico), o chi ,ignorando che allora abitassi a 20 km da Cagliari, voleva facessi altrettanto con l'automobile**, un'altra ancora voleva che vendessi oro o gioielli oppure orologi in mio possesso.***
Sarà che preferisco socializzare, mi piace dialogare con gli altri, anche nel web ho sempre chattato e scambiato mail molto volentieri, e tante persone mi hanno confidato, forse perché protette dallo schermo, le loro pene, di ogni tipo: ricordo casi mobbing, amiche picchiate e/o umiliate dal marito o dal partner, figli ribelli e violenti, figli che sono fuggiti all'estero perché qui non hanno trovato un futuro****: queste persone, questi esseri umani, li ho ascoltati e non li ho giudicati, e in pochi casi mi sono avvalso delle parole di Winnie the Pooh, quando dice nella traduzione italiana almeno, "se io fossi te, ma non lo sono" ... ecco io mi comporterei così. Ricordo sempre che certe realtà si possono solo immaginare, ma se non sono state viste e sopratutto vissute, è molto difficile poter fornire consigli utili: ed è per questo che chi ascolta ,se poi deve intervenire, non può né deve tamponare, e per dirla tutta, confidare sul "pacco alimentare mensile". E' vero, è utile, ma per una persona è umiliante, per chi dava lavoro è avvilente: al pacco dovrebbe seguire l'aiuto affinché , per uno come me ad esempio, ci fosse la possibilità di riprendere il lavoro, cioè mi possa riprendere l'autonomia, mi affranchi dal disagio, dalla povertà.Nel mio caso personale poi quando sono stato sfrattato, la prima volta intendo dire, non mi hanno mica offerto un tetto, anche solo temporaneamente: sono, siamo finiti nelle grinfie di persone poco di buono. Certo chi è ,per sua fortuna, fuori da questo mondo di diseredati e avviliti*****, è quasi impossibile capire ,appunto, quel mondo: e spero che chi ne è fuori ne rimanga lontano, che la fortuna lo assista e non lo faccia precipitare in questo girone infernale, che gli venga risparmiata questa esperienza. Potrei citare le false promesse, che un venditore o commerciante dovrebbe riconoscere a naso, ma che lo stordimento del fallimento e delle relative conseguenze negative, ti impedisce di afferrare al volo: nel commercio quando tu devi ricevere o dare dei soldi, cioè effettuare dei pagamenti, spesso ti senti rimandare da un giorno all'altro, ed è tipico sentirsi dire magari lunedì o martedì una frase del genere " ci sentiamo a fine settimana", e a fine settimana "ci aggiorniamo lunedì o ai primi della settimana prossima". Ecco che ci arriva anche un bambino a capire che o non sanno un tubo o che non hanno fatto niente o che non sono in grado di fare niente o, peggio ancora, hanno inserito, nel mio caso, una richiesta di finanziamento nel circuito delle finanziarie: credevano anche loro alle promesse di Silvio o di B. (come lo chiamano adesso)? Cioè che ai falliti e alle persone in difficoltà fosse concesso un prestito? Mi fermo qui perché mi dispiace ripetermi, ma capisco chi, in un modo o nell'altro ti dice o ti fa capire che "non gliene frega niente" di te.
* il cellulare ieri come oggi serve per essere chiamati e contattati:non è uno status simbol , ma una cosa che è necessaria per lavorare , non è che lo avessi per giocare, era un Saget con sportello.
** l'auto ci ha pensato il curatore a portarmela via, con un trucco che ho avuto modo di spiegare e che ha lasciato ,chi lo ha saputo, polizia compresa, senza parole (avrebbero voluto dire che è stato un pezzo di merda, ma non lo hanno detto): anzi i funzionari mi hanno riaccompagnato a casa, insieme alla mia famiglia, e cercato di fare in modo che l'auto mi venisse restituita; poi volevano cercarmene una loro, volevano regalarmela, ma alle parole non sono seguiti i fatti come spesso succede; io poi non sono tipo che si esalta o che crede alla befana, né si eccita quando sente parolacce o proclami.
*** c'è stata una signora in un centro di ascolto dove hanno mandato mia moglie e il sottoscritto che voleva che ci privassimo delle "orerie": le abbiamo fatto presente che le uniche cose in nostro possesso, allora come oggi, era ciò che avevamo addosso, cioè un orologio ciascuno, e non certo d'oro, mentre il resto ci era stato rubato (con tanto di denuncia sia ai carabinieri che alla compagnia di assicurazione: allora potevo permettermi di essere assicurato; fate le foto e fate periziare il tutto prima, se avete roba di valore): catenine dei bambini e personali, orologio passato da mio nonno a mio padre e a me , degli orecchini di mia moglie e di mie figlie...tutto rubato. E le fedi? Vendute al banco oro. Quindi non c'era niente da vendere, e le fedi, chi ce le regalò, disse che "si usano sottili": poco brodo, mi pare 40 o 70 euro, ma potrei sbagliare, ed eravamo nel 2005 2006.
**** mi è dispiaciuto di una ragazza che è stata costretta a emigrare, così come un amico meccanico che ora è anche lui all'estero: ma il mio dispiacere è anche nel sapere ,nell'essere proprio conscio che io non avrei potuto fare un tubo, perché la ragazza conosceva l'inglese, e il meccanico conosceva i motori; sono io quello sbagliato, e ho pianto quando potendo andare a fare il direttore commerciale in un'azienda di arredamento, proprio nel 2006, all'ultimo minuto sono stato scartato perché non parlavo inglese; peccato, conoscevo il loro catalogo a memoria, dato che se un prodotto mi piace lo studio da cima a fondo.
***** la cosa più brutta che non sanno quelli come me, è che se anche indossiamo una maschera, ci riconoscono, sanno che siamo dei falliti, che abbiamo problemi economici, che stiamo soffrendo; sarà il portamento, una smorfia, un movimento inconscio, ma si vede, o alcuni almeno lo capiscono; da dire che non sono i vestiti a denunciare questo, non sono le scarpe consumate o i colletti delle camicie lisi a dirlo, ma il nostro corpo, il nostro sguardo. Quando una suora,che mi conosceva da piccolo, me lo disse, ci rimasi male: lei pensava che ,dicendomelo, potessi intervenire, fare qualcosa, e quella era la sua intenzione,non voleva infierire. Spero che dall'aldilà, se esiste, possa intervenire.
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