domenica 19 gennaio 2014

Non tutto il dolore viene per nuocere

Dalla mia personale esperienza, posso affermare che dietro ogni dolore si celano infinite possibilità di crescita umana, di conoscenza, e fattori imprescindibili per il raggiungimento della consapevolezza di sé e del mondo.
Il trauma prodotto dal dolore, spaventa da una parte, ma per un altro verso, come una lente di ingrandimento, mette a fuoco tutto ciò che prima consideravamo normale, scontato, non degno di nota, di analisi e di critica.
Così ogni parte e frammento del nostro essere viene vivisezionata, l’osservazione amplificata e, per logica conseguenza, la capacità di discernimento.
Ergo, se noi lasciamo il dolore alle spalle, per concentrarci invece sul suo rovescio della medaglia, saremo in grado di capire gli infiniti benefici di una tale esperienza per metterli poi a frutto e farne tesoro.


Non c’è altro modo per crescere, per cambiare, e per attingere a quella consapevolezza capace di produrre autentica felicità e libertà.
L’uomo che rinuncia alla comprensione del dolore, per accanirsi sugli effetti come una belva ferita e vendicativa, non troverà pace al suo tormento, e il suo cuore si farà pietra – a lui sarà negato lo spirito di solidarietà, di volontà, la tolleranza, e il sublime piacere di contemplare la bellezza.

Le nostre moderne società, sono afflitte da disagi persistenti e sofferenze di ogni tipo e specie, proprio perché incapaci di accettare l’ineluttabilità del dolore, e di comprenderne le ragioni. Cercano così in ogni modo di combatterlo, di contrastarlo, di annullarlo, facendo ricorso a sostanze sintetiche che impediscono al dolore il suo processo di naturale spegnimento.
Dobbiamo invece arrivare al punto di amarlo, di comprenderne le logiche, essendo questo il solo modo per ammansirlo, acquietarlo e, come un cane fedele, farlo ubbidire al nostro volere.

L’infinito amore che ho per la vita, è ciò che di più grande abbia ricevuto in dote al momento della mia apparizione in questo mondo, e va oltre ogni altro sentimento umano.
Gioia e dolore hanno posseduto il mio cuore, il giorno e la notte, e li ho amati entrambi, figli di una stessa anima, fratelli di sangue, amici leali e complementari. Consapevole dei loro diritti e dei bisogni di ognuno, a volte sono rimasto ad osservarli, al fine di cogliere i motivi della loro alternanza dentro mio cuore, anche se in diverse circostanze, il senso mi appariva oscuro. Così, spinto dal bisogno insaziabile di sapere, ho attinto alle risorse del mio spirito, che ha risposto agli interrogativi della mia mente, spesso serva delle sue rudimentali logiche e di azzardate conclusioni costruite sulla parola. È necessario ascoltare in silenzio, se vogliamo le risposte ai nostri perché!
Gioia e dolore, non intervengono nella nostra vita in maniera arbitraria, ma sono la risultante dei nostri comportamenti e dei pensieri. Come spie luminose dentro il nostro cuore, si accendono e si spengono, segnalando le nostre vittorie e i nostri errori per poi comprenderne le ragioni.Gioia e dolore, sono inseparabili. “Essi giungono insieme, e se l’una vi siede accanto alla mensa, ricordatevi che l’altro sul vostro letto dorme”. Gibran – da “Il Profeta –

Quando deciderò di porre fine alla mia apparizione (Intendendo dire che noi siamo i diretti responsabili di ogni nostro atto.. e per tanto, anche se inconsapevolmente, abbiamo già scritto la nostra sorte nei modi e nei tempi) e sperando che il mio corpo, nel frattempo, non abbia preso personali iniziative, quel giorno, sarà il coronamento di un supremo atto d’amore per la vita, dentro il cuore della quale, ho scoperto il segreto della morte.
GJTirelli
http://www.stampalibera.com/?p=70385&cpage=1#comment-132738 

C'è una frase di Kierkegaard, che dice più o meno così: soffro , ma come un uomo che ha speranza. Ora il concetto lo possiamo girare e rigirare come vogliamo: andando a mente mi pare che il filosofo avesse anche premesso qualcosa come "se devo scegliere tra soffrire e non soffrire preferisco, appunto , soffrire come....". Ma se la sofferenza non illuminasse? O se io fossi refrattario, così testa di legno o avessi il cuore e la mente offuscata?

Nessun commento:

Posta un commento