Non ci sono più richiami nelle home page
all’omicidio di Caselle. Ieri l’altro è stata la giornata della
confessione dell’assassino, ieri quella dei mea culpa del giornalismo.
Oggi si passa ad altro.
Per qualche giorno i sospetti dei giornali, dei media e dei vicini di
casa si sono concentrati sul figlio delle vittime. Anzi, sul figlio e
nipote, perché chi ha sospettato di lui, chi ha immaginato che avesse
accoltellato i due genitori, doveva riuscire a immaginare anche le sue
coltellate su una nonna novantaquattrenne. E a quanto pare le ha
immaginate senza problemi. La nonna è stata trovata col lenzuolo tirato
su, per coprirle la faccia? Ma è chiaro, si è trattato di “un ultimo
gesto di pietà”, “un estremo gesto d’affetto”, per coprire “il torto
fatto a qualcuno che voleva bene davvero all’assassino. E ne era
ricambiato.”
Per non parlare delle “spensierate” [sic] vacanze del figlio, messe a
corredo dei reportage sul macello: come se quel volto di qualche mese
fa, sorridente sotto il sole estivo, si stesse compiacendo adesso,
mentre padre, madre e nonna sono cadaveri.
Al di là delle pelosissime e cerimoniali autocritiche dei giornali dopo
la scoperta del vero assassino, questa storia ha un’altra morale.
Senz’altro secondaria, rispetto alla gravità della strage. Una morale
che andrebbe scritta non tanto in calce all’epilogo di Caselle ma ai
palinsesti televisivi, ai reparti di librerie, alle programmazioni di
sale cinema, alle edicole di giornali.
La morale secondaria di questa storia orrenda è il colossale fallimento del noir.
“Com’è possibile che persone intelligenti e istruite che ascoltavano
Mozart e Schubert massacrassero milioni di ebrei?”, è una delle
classiche, disperate domande sul nazismo e il fallimento della cultura.
Com’è possibile che gli stessi giornali che offrono in edicola continue
serie di tascabili e dvd di noir, thriller, gialli, e che li magnificano
nelle loro pagine culturali additandoli come esempio per gli scrittori,
quando devono trattare un caso reale si comportino come il peggiore dei
detective dilettanti e il più bigotto dei vicini di casa?
Eppure i migliori autori noir, gli stessi che occupano interi settori di
negozi di libri e vengono offerti ripetutamente in allegato ai
quotidiani, li avevano avvertiti a chiare lettere quanto è arrogante la
pretesa di capire cosa succede nelle vite altrui:
Con quelle due o tre ore al giorno di interrogatorio, come potevano
sperare di conoscere a fondo, in qualche settimana, o anche in qualche
mese, una vita così diversa dalla loro? Non solo la vita sua e di
Gisèle, ma anche quella di Andrée, della signora Despierre, della
signora Formier, la vita del paese, gli andirivieni fra Saint-Just e
Triant.
Georges Simenon, La camera azzurra
Simenon, Agatha Christie, Woolrich, Larsson, Lackberg, Nesbø, Vargas,
Lansdale, Holt, Camilleri, Carofiglio, Lucarelli e tutti gli altri: il
vostro lavoro è stato inutile.
Tiziano Scarpa
Fonte: www.ilprimoamore.com
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=66834
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