sabato 23 giugno 2012

Errori di valutazione

Non ho seguito la partita di calcio ieri in tv, amo di solito vedere lo sport praticato in maniera che io ritengo più spontanea e più viva: ieri delle urla hanno richiamato la mia attenzione mentre guardavo radio capital tv.Mia figlia mi tranquillizza dicendomi che la Grecia aveva pareggiato, aggiungendo che "così impara la Merkel". Ma parliamo d'altro e di persone che pensano,erroneamente, che la ripresa ci sarà quando le aziende ritorneranno competitive.
Ma verso chi? Verso l'estero. Quindi se tu hai una ditta di infissi, immagino che di certo ti farebbe piacere installare qualche decina di piani di grattacielo a Bombay, ma, e lo dico senza offesa, il tuo mercato principale credo sia qui da noi, in Italia. E idem per altre aziende. Il mio cruccio è che nei vari servizi giornalistici e di indagine, ivi compresi quelli delle varie associazioni di categoria, si tace sull'ultima,ma anche sulla penultima e terz'ultima, ruota del carro:ovvero commerciante al dettaglio, rappresentante o agente di commercio, corriere o consegnatario della merce.La quart'ultima sarebbe,a seconda del settore, il grossista o il distributore locale. Di queste persone,di queste aziende , di fatto non se ne parla. Se un agente di commercio muore durante il lavoro, non è morto "sul lavoro", ad esempio come succede se invece accadesse la stessa cosa a un postino o un docente. Vedo che nei vari servizi si parla delle 1.600 aziende che chiudono ogni giorno, ma si pensa spesso a chi produce per vendere all'estero,mentre io,che sono di parte, ricordo che ci vuole il consumo interno :occorre rilanciare il negozio sotto casa e non invitare la gente a frequentare i vari Conad o Coop o Ikea. Che chiudano e che nei vari spettacoli tv spot, alla Zelig per intenderci, non si parli più di "mia moglie che mi porta all'Ikea": basta! Hanno già rotto i coglioni abbastanza con falsi sketch che sono spot per quei colossi o per i Mcdonald  o i grossi gruppi. Ed è altrettanto falso il messaggio dei km zero o dell'acquisto dal contadino.Primo perchè le vie per le campagne sarebbero intasate; secondo perchè è antieconomico che per comprare due kg di pomodori, mettiamo a 1€ e 60 centesimi al kg, debba prendere la macchina e consumare 50 centesimi di gasolio o rischiare la vita e sudare su una bici. E il resto? E il mio kg di pere? Dove lo compro? Dall'altro lato della statale?Quindi occhio! Va bene,a mio avviso acquistare se conosci i posti e se ci passi, per necessità lavorative, e se la "roba" è buona e sana e ha il prezzo. Comprare a 1€ e 60 , è comprare a prezzo di mercato o di negozio: per cui non mi rompo l'osso del collo per andare a cercare il contadino, preferisco acquistare da un fruttivendolo onesto. Vorrei però rimarcare come si eviti di affrontare il discorso del commercio locale: quando si fanno esempi, si citano i parrucchieri per signora o i ristoratori, qualche volta i centri estetici o le palestre, quasi mai quelli che operano in altri settori: forse li reputano appestati o meglio ancora marginali, oserei dire inutili. Prendiamo una fiction come "un medico in famiglia": in diversi espisodi le scene si svolgono in un centro commerciale e non in una strada con negozi,e anzi la colf spesso nomima gli sconti e le offerte, e acquista, lei che è come me "sudista" i pomodori al supermercato.Un sacrilegio! San Marzano non ci proteggerà più mentre facciamo il sugo . Per dire che anche gli esempi,location a parte, che offrono gli spettacoli, sponsor a parte, non sono dei buoni esempi.Lo stesso dicasi per il made in Italy: creala tu ,azienda, la filiera, indica tu la provenienza delle merci e dove avviene la lavorazione. Magari anche come avviene. I cinesi copieranno? Con un giusto dazio e con i costi di trasporto, avranno anche loro i conti da rivedere. Poi commercialmente parlando, occorre andare più sulla personalizzazione e l'unicità e diversità,che sulla quantità.Lo so che è un discorso spesso presentato come novità e che non ha mai convinto: ricordo i 100 colori per le auto o i 60 per personalizzare la sedia da lavoro, e so che le auto sono per lo più bianche o nere o grigio metallizato, e le sedie rosse, nere o blu.Hai voglia di giocare sulle sfumature e convincere il cliente che...: esatto, manchiamo di capacità persuasiva e pur di portare a casa il lavoro, farci dare la caparra e quindi vendere, facciamo si che la nostra professionalità non venga chiamata in causa.Pensiamo che il cliente abbia già deciso quando ci dice, ad esempio , che "nera va benissimo": ci mancano i coglioni per dirgli "che ci starebbe meglio questo o questo o quest'altro colore". So bene, perchè ho fatto e faccio il venditore, che questo vuol dire "perdere altro tempo o anche perdere il cliente": ok, se lo fate solo per i soldi, non ho niente da aggiungere.Ma se lo fate anche perchè vi piace il vostro lavoro, allora siete come me o io come voi,e a noi non ci piacciono le cose solite o le solite cose, ci piace presentare delle novità, mostrare che un colore o un maniglia fanno la differenza, trasformano in meglio un oggetto, danno qualcosa in più. E tutto questo è possibile se tu hai di fronte una persona, e non un commesso da 900 euro al mese; e non trovi questo in uno scaffale di un supermercato. Tutto questo,e anche molto di più, lo trovi e lo ritrovi in un negozio di città o di paese, un luogo che dovrebbe accoglierti con un sorriso, mettendoti a tuo agio, ascoltando le tue necessità e dove una persona immedesimandosi in te e nelle tue esigenze e usa cervello e creatività per soddisfarti. Dispiace che tutte queste cose vengono sminuite, mentre vengono esaltati i negozi del "riciclo", dello scambio di vestiti, o peggio quelli di nicchia per pochi eletti: ma c'è di peggio se ,per caso, scopri che alcuni di questi esercizi potrebbero, dico potrebbero, essere la longa mano di qualche gruppo industriale o similare che rifila merce e controlla anche quel segmento di mercato. E mi dà fastidio vedere ignorate le professionalità di tante persone che amano il proprio lavoro e vedono vanificato il proprio sacrificio ma non perchè il lavoro non ci sia, ma perchè i media, soci occulti o interessati nel business, indirizzano in maniera palese o velata le persone lì e solo lì. So che molti commercianti temono le vendette dei supermercati: quando proposi la tshirt con scritto non compro nei centri commerciali, con un messaggio inequivocabile ma suscettibile di miglioria onde ottenere una maggiore visibilità e leggibilità, gli stessi commercianti rimasero interdetti. Ci fu chi disse che forse era troppo forte e deciso, chi non crede negli slogan, chi appunto temeva ritorsioni sotto forma di dumping o di perenni saldi: giusto il tempo per mietere altre vittime. Le considerazioni sui mancati versamenti inps o similari, la scomparsa dell'indotto che ruota intorno a queste attività,corrieri espressi compresi o sarti piuttosto che tintolavanderie o bar, non interessa per niente chi è stato da noi votato, sia esso sindaco o governatore, rappresentante sindacale o di categoria, presidente del consorzio fidi o altro.Detto questo concludo che esaltare i centri commerciali è un errore di valutazione.

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