venerdì 16 marzo 2012

Tu sei qui

Tu sei qui, in questo contesto fatto di imposizioni, di abitudini, di relazioni e di altre cose che sono tutte discutibili. I punti dolenti sono tanti e tra questi ho rilevato che poche volte si può scegliere e che quando ce ne accorgiamo, cioè notiamo che qualcosa non ci va o vogliamo cambiare, spesso è troppo tardi o che il cambiamento desiderato, se pure ottenuto, è irrilevante e non ci porta nessun beneficio. Faccio queste osservazioni
perchè anche per questioni politiche ed economiche o sociali, le cose che avvengono sono simili. Ti svegli e ti ritrovi a 40 o 50 anni in un mondo che ha bisogno di essere rivisto o per lo meno rimesso in discussione. Uno si chiederà, così per allungare il brodo e non andare al sodo, dov'eri in tutti questi anni?Che cosa facevi? E' la solita domanda o la solita interruzione che ritroviamo nelle conversazioni, sopratutto in tv, o che ci viene rivolta nelle discussioni: se notate quando tu dici o muovi delle critiche ecco che subito, qualcuno ti dice "perchè tu che cosa hai fatto"? Cioè non risponde e come un gesuita ti risponde a una domanda con un'altra domanda: il punto è che nove volte su dieci funziona , e che non fa progredire nessuno dei due, non ci fa andare avanti. Ma se uno è curioso e indaga su se stesso, si autosserva, scopre che è stato di fatto distratto da una miriade di cose da fare, di compiti da svolgere , e tutte cose che ,all'atto pratico non sono state scelte da lui ma che ,in ogni caso, hanno sortito l'effetto voluto, cioè di estraniarlo dalla vita vera. In sostanza si è vissuta, fino al risveglio, una vita non nostra, che non abbiamo coscientemente scelto di vivere. C'è anche da chiedersi se abbiamo avuto, attraverso l'educazione e le esperienze, i mezzi per poter compiere delle scelte davvero nostre, indipendenti , e fatte per il nostro bene oppure se siamo stati, anche involontariamente, programmati per essere sempre distratti, per scartare a priori qualsiasi pensiero che potesse ri-mettere in discussione il nostro modo di vedere le cose. Anche pensare la solita frase "che cosa posso fare" è già disarmante ed è un invito a desistere,ma è ben più grave crescere con la forma mentis che pensare o vedere le cose da altri punti di vista sia una cosa negativa o inutile. Negativa perchè fa perdere tempo prezioso, da dedicare invece ad altre cose ben più produttive e sopratutto già decise da altri e per il nostro bene; inutile, perchè il nostro livello di crescita, di specializzazione,le nostre qualità umane e professionali, sono già state decise, e ogni nostro sforzo ci viene pronosticato come vano o ininfluente. Ma un giorno può succedere che ci rendiamo conto di tutto questo o di altro ancora, ci viene la voglia di re-agire, ed è allora che cominciano i guai. Prima di tutto ci si accorge di essere davvero soli in quanto anche il partner, per chi ce l'ha, potrebbere risultare quasi un alieno, ma è sapere che dobbiamo scegliere e decidere da soli che fa venire i brividi. La tentazione è quella di lasciare perdere o di non cambiare le cose:ci si sottovaluta e si cerca aiuto, si cercano proseliti , persone che possano essere della partita, ignorando che dobbiamo essere noi a cambiare e non ci sono da fare battesimi collettivi. Sono cose comprensibili se si pensa che ,per anni, si è vissuti quasi in un recinto, dove le cose da fare sono quelle o che ammettono poche varianti. Intanto ci rendiamo subito conto di una cosa, cioè della nostra importanza come persona: in effetti il mondo ci dice le stesse cose ma troppo spesso ci orienta e ci indirizza verso delle mete obbligate. Penso che il freno che abbiamo sia la solitudine che ci dobbiamo aspettare percorrendo un viaggio in solitario: non tutti sono pronti e io per primo mi sto rendendo conto che non è semplice e tutte le mie paure riaffiorano invitandomi a desistere e a ritornare sui miei passi. Potrei elencarne tante e tutte una più forte dell'altra.L'antidoto che offre la vita tradizionale è l'oblio, o meglio il pensare ad altro. Il punto è che poi l'effetto svanisce. E' un po' come mi capita con gli acufeni: se sto nel traffico cittadino o se c'è rumore ,per così dire, sufficiente, l'effetto si attenua un bel po', a volte sembra sparire, ma appunto si tratta di un effetto, perchè poi in sottofondo c'è, e basta una pausa nel rumore perchè riaffiori il sibilo (il rumore che ho nell'orecchio sinistro è un sibilo continuo).   

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