Giusto per chiarezza ribadisco, se mai ce ne fosse bisogno, il mio pensiero circa le giornate della memoria, la festa del papà e della mamma o dei nonni, quest'ultima il vescovo di Cagliari ,Ottorino Pietro Alberto, la "faceva cadere in occasione della festa, nel mese di luglio, dei santi Anna e Gioacchino, nonni di Gesù: peccato averla poi spostata ,salvo errore in autunno. Queste ricorrenze non
possono occupare tutta la nostra vita: ogni giorno c'è una o più ricorrenze, a seconda di dove una persona vive. Per questo raggruppare,ad esempio , il ricordo di genocidi o di guerre, sarebbe meglio piuttosto che separare e distinguere: il risultato sarebbe quello di evitare un triste campanilismo, che ovviamente nessuno vorrebbe rivendicare ma che traspare nel momento in cui si vuole obbligare le persone a riconoscere e ricordare,per forza, una tragedia, un genocidio o semplicemente un fatto. Infatti il concetto o il principio che le colpe dei padri ricadono o devono ricadere sui figli, secondo me è sbagliato: non solo, non mi sento responsabile, come italiano o discendente degli antichi romani delle stragi compiute nel periodo fascista o durante l'impero romano. Così come uno spagnolo non può essere ritenuto colpevole delle stragi dei conquistadores. Tuttavia ricordarle, ricostruirle, studiarle,compararle, approfondirle, mi pare sia lecito e consentito: anche se alcuni preferiscono, su alcuni episodi della storia ,anche recente, evitare che ci si metta il naso o semplicemente se ne parli. Penso ad esempio alle torri gemelle o a quanto accade nel delta del Niger, o al perchè i nostri soldati, italiani, siano in Iraq o Afghanistan: se penso che anni fa alcuni politici volevano introdurre il reato di fiancheggiamento di terroristi anche per chi "chiamasse in causa" una nazione straniera, ne mettesse in evidenza eventuali responsabilità, o più semplicemente criticasse la politica estera di quella nazione e di quel governo "amico". In poche parole un po' come oggi che,se critichi il governo e le sue politiche, potresti innescare dei meccanismi di violenza e rivalsa nei confronti di esponenti politici o tecnici: quindi con il loro metro di misura, se critichi la legge Biagi saresti corresponsabile di chi lo ha ucciso o ,come direbbe qualcuno un po' stordito, è come se lo uccidessi due volte? E tutto ciò per imporre un modo di vedere le cose e di vivere la vita. Concludo con un semplice esempio che è quasi dovunque riscontrabile: se tu obblighi un ragazzino, un bambino, ad andare a messa tutte le domeniche, costui appena maggiorenne e autonomo, è probabile che in chiesa non ci metta più piede. Penso sia chiaro il mio pensiero e che non abbia zone d'ombra.
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