Accade sempre più spesso che figure professionali vengano sminuite e col tempo emarginate: di solito in periodi di crisi o quando c'è smania di guadagno, ecco che spariscono o si riducono di numero certe professioni o attività commerciali. Partendo dall'automedicazione, dai semplici test da poter effettuare in farmacia piuttosto che in un laboratorio di analisi
fino alla macchina da cucire per farsi un orlo ai pantaloni. So bene che esiste "orlo svelto" anche se preferisco fare l'orlo a mano, così come invito sempre a comprare il pane nel panificio e frutta e verdura o carne e pesce nei negozi dedicati e non nei market o negli ipermercati. La fissa che oggi imperversa è la famosa filiera corta o i più famosi km zero. Negli anni 70 e 80, tempi in cui mia madre insegnava, era in voga la vendita ,assai consueta negli uffici pubblici, di "prodotti genuini" che, logicamente costavano come se non di più di quelli che si potevano acquistare nei negozi: c'erano frutta e verdura "dei campi", magari comprata al mercato all'ingrosso e poi rifilata alla "ingenua" prof di turno , o nel periodo natalizio o pasquale era immancabile l'agnello o, dato che siamo in Sardegna, un maialetto o capretto. Per i palati più raffinati c'erano cinghiale o gamberoni, ovviamente ,secondo lo schema della "buona fregatura", tutta "roba dal cacciatore o pescatore" (che poi trattasi di figli, cugini, cognati) al consumatore. Idem con patate, per vestiario o altre cosette che,come si sa in economia, portano ad arrotondare stipendi ,già allora magri: e quindi campionari di abbigliamento dove campeggiavano i primi husky o le canadesi in acetato o le timberland o le all star, rigorosamente a prezzo di costo: ovvio che chi vendeva aveva ,almeno un 25% di guadagno. Ma non ce l'ho con chi vuole eliminare questo tipo di traffici, anche se con la forma mentis delle "gabanelli di turno" e l'abolizione di contanti o di assegni postdatati, sarebbe quasi impossibile acquistare anche un po' di erba o uno specchietto retrovisore da uno sfasciacarrozze: anzi, ce l'ho con chi vuole eliminare diverse figure professionali e far sparire in primis la mia, ovvero l'agente di commercio o rappresentante. Con l'avvento di internet, e prima ancora con i numeri verdi, negozi monomarca, e via via fino appunto ai siti web, si è pensato di offrire a un pubblico più vasto i propri prodotti , le proprie merci. Non si è tenuto conto che l'americanizzazione e l'esterofilia ,almeno come abitudine a copiare il peggio degli altri e a ritenere l'erba del vicino sempre più verde, ha cercato di radicare fino in fondo abitudini e comportamenti fino ad allora ,anni 70 e 80, inusuali. La fissa di aprire i negozi nei giorni festivi, i centri commerciali che sorgono come funghi e ,logicamente, sotto l'egida di noti (adesso) marchi internazionali, megastore monomarca, outlet (spessissimo fasulli, finti come la merce che vi viene venduta), hanno sradicato abitudini forse non migliori di quelle precedenti: tuttavia il risultato visibile, per chi non ha i paraocchi, è un impoverimento delle città e dei cittadini, una riduzione nell'offerta, una standardizzazione verso il basso del livello qualitativo. Logicamente le scarpe le puoi comprare in uno dei 100 negozi della ditta, ops ! volevo dire del marchio X, o nei 115 negozi e nei 7 megastore del marchio Y: idem per quanto riguarda l'abbigliamento o l'elettronica, dove appunto non ci sono paragoni e trovi la risposta giusta perchè, ovviamente, c'è ottimismo e di sicuro sarai un leone ,anche se a me appaiono sempre più pecore e non certo perchè soffro di insonnia.In un passato neanche tanto lontano era possibile contare su una discreta offerta, anzi oso dire buona, perchè il negoziante cercava di portare le novità e queste erano prerogativa del rappresentante che,logicamente, incalzava il cliente e lo spingeva a "mettere questo o quest'altro" in vetrina. E' vero che oggi puoi trovare, in proporzione, molta più scelta se "ti fai un giro" in rete, ma è anche vero che "dal vivo" puoi ottenere una consulenza immediata, puoi toccare con mano gli oggetti , le cose, e appunto hai sempre (si spera) un rapporto umano. Se le aziende che operano in rete, indirizzassero, dopo un primo contatto, i potenziali clienti nel negozio più vicino invece di accaparrarsi con voracità l'ordine online, ci sarebbe un buon servizio per tutti. Nel mio campo di lavoro, l'arredamento, abbiamo sempre avuto (almeno noi che ci reputavamo e reputiamo ancora oggi onesti) la brutta abitudine di fornire il prezzo di listino iva esclusa: nel mondo dei mobili per ufficio ,essendo di norma merci che "andavano poi fatturate al cliente finale che si scaricava l'iva", appunto quest'ultima era considerata una partita di giro. Quindi che tu abitassi a Reggio Emilia piuttosto che a Chieti, il prezzo di listino di un mobile prodotto in Piemonte o in Campania era uguale: non c'era la tendenza a "fregare il cliente" al negoziante della tua stessa città.Da notare che era ed è buona norma segnalare sia la "richiesta di interesse" (al punto vendita ) sia il negozio più vicino (al richiedente): oggi invece è di moda rispondere con un email dove c'è una frase tipo "ci pensiamo noi, ci dica se il prezzo le va bene". C'è da immaginare che in altri settori la musica è più o meno la stessa: penso alle scarpe, che "ti vai a misurare nel negozio monomarca o dove le hai viste in vetrina" e poi ordini il numero giusto: stesso discorso per un jeans, un vestito, una felpa. Peccato che un giorno ,se le cose continuano di questo passo, facendo i conti della serva , al costo della felpa si dovrà aggiungere il costo del carburante per andare nel negozio ,non più così vicino"perchè quello dove andavi a misurare i capi e dove non compravi mai ha dovuto chiudere" a vedere se quello che vuoi comprare on line c'è o non c'è: peccato fare un viaggio a vuoto eh? La gente è convinta che gli altri la vogliano sempre fregare e imbrogliare, ragion per cui pensa che il fruttivendolo sia inutile, e sia meglio fare 10 km fuori città per comprare due mazzi di ravanelli o una lattuga e un kg di mele.Ora è preferibile chiedere e invitare lo stesso fruttivendolo a rifornirsi con merce di qualità come si dovrebbe fare per ogni cosa che si acquista: diversamente si scende a livelli o di sottoprodotti o si favoriscono gli speculatori. Lo stesso dicasi per coloro che , amando la filiera corta, pensano di introdurla in alcuni settori: non in quelli dove operano loro, logicamente. Non voglio alimentare polemiche, per cui non citerò nessuna categoria professionale, al massimo parlerò prossimamente della mia e del mio settore, l'arredamento.
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