giovedì 24 maggio 2012

Tutti contro tutti - Approfondimento

E' necessario, querele a parte, entrare nel vivo di certe considerazioni. Non posso non far sapere come la maggior parte dei commercianti , pur scaricando le spese o i costi sull'utente finale, sul cliente, non pensi o non abbia mai pensato che quel 5 o 10 per cento di provvigioni potrebbero, in effetti, essermi praticati come ulteriore sconto o anche fare a metà: metà a me e metà all'azienda. In fin dei conti che cosa me ne faccio di
un'agente di commercio? Oggi c'è internet, da sempre esistono cataloghi e campionari: perchè mai esiste ancora questa obsoleta figura professionale? Ci sono le banche dati con scritto chi sono buoni pagatori e chi sono i cattivi, così come ci sono tutte le info per sapere se una ditta manda la merce, se è puntuale e precisa, se lavora bene o fa fare tutto al di fuori dell'Italia. Ed è infatti da tempo che mi chiedo se il mio lavoro, pur essendo ricercato,almeno dalle aziende di mobili e complementi, serve o no. Ci sono mobilieri che ci vedono come il fumo negli occhi, e parlo ,nel caso di realtà locale di alcuni nomi blasonati di Cagliari e Sassari, ma il discorso non è ristretto alla Sardegna avendo avuto modo in oltre 30 anni di lavoro di conoscere colleghi italiani ed esteri che hanno difficoltà o esperienze simili alle mie. Alcuni di questi mobilieri, e lo dico per sciacquarmi la bocca e cercare di essere cattivo o puntiglioso come mi definisce chi mi ama, si consultano non con gli agenti masi affidano solo ad architetti e consulenti di immagine. Cioè noi,miseri leccapiedi o lecca altro, contiamo meno dell'asso di bastoni: siamo,ai loro occhi, degli emeriti accattoni. Tra le critiche che ci sono state rivolte c'è quella di vendere di nascosto: del resto se tu mandi loro un potenziale cliente e loro vendono non il tuo articolo ma quello di un altro collega (concorrente) o si fanno fuori quanto è in esposizione, c'è la conferma che ognuno tira l'acqua al proprio mulino. Ma questo è il minimo, perchè il fastidio che loro provano è nel pensare che noi siamo dei consegnatari di cataloghi, che vendiamo a tutti e non rispettiamo le zone, che guadagnamo troppo e che lavoriamo poco, che ci facciamo vedere solo ogni tanto, che non portiamo gli aggiornamenti. La conclusione è che non serviamo a nulla. Poi alcuni, in momenti di sconforto, oltre a ripetere la tiritera che non c'è lavoro, affermano che Ikea vende spazzatura e che però la gente ci va, che alcuni vendono su internet i nostri mobili ma sotto costo, che le aziende sono delle carogne perchè vendono a noi ma anche su internet (sotto falso nome , con aziende di comodo o con qualche trucco). I corrieri poi fanno il triplo gioco, e quando vogliono tengono la bocca cucita e non dicono dove consegnano arredi di cui noi siamo esclusivisti ma che noi vediamo nel camion :vuol dire che qualcuno ha venduto mobili di cui noi siamo esclusivisti.Il punto è che da sempre il rivenditore non è fedele nè gli si può chiedere di esserlo , almeno al 100 %: se può fa il furbo, nel senso che fa i suoi interessi, e quindi se trova qualcosa che a suo dire è uguale ma a lui costa meno, la propone. Poi noi che lo conosciamo sappiamo che la venderà come se fosse di serie A  anche se è di serie B, magari praticando uno sconto maggiore cui qualcuno abboccherà: ma se lui fa così perchè io agente dovrei essere ligio al mio mandato?Dovrei esserlo perchè sono un professionista e ho un codice deontologico da osservare e rispettare: tuttavia non posso biasimare colleghi che vendono anche loro, su catalogo dato che il tanto blasonato rivenditore vende solo ciò che gli conviene, di solito non vuole nè rispetta budget ma ha a cuore che ci sia almeno un marchio,meglio se alcuni marchi noti e arcinoti dietro cui trincerarsi e da mostrare,con orgoglio ai visitatori. Vedete quella cucina? E' della ditta X. E quel divano? E' della ditta Y. E quella lampada? Ma è della famosissima HY ed è esposta nei musei di arte moderna di mezzo mondo. E guardate quella sedia? Non la riconoscete? Si può andare avanti per giorni.Per contro io sono il contrario dello stereotipo del rappresentante: venderò meno, forse, ma chi compra deve essere convinto di farlo.Quindi partendo dalle famose campionature, vale la regola di "mettere qualcosa di rappresentativo" ma se sei convinto di voler vendere quel tipo di mobili e di quella casa. Non devo millantare qualità o pregi che non ci sono : dei miei mobili ,logicamente, ne cito i pregi ma a monte ho scelto il meglio che ho trovato "libero da impegni con altri colleghi", cioè non rappresentati da nessuno o aziende nuove e comunque libere da impegni, e che comunque producano in Italia articoli e pezzi originali, possibilmente diversi , con caratteristiche tecniche e costruttive esenti da difetti e critiche.Poi ognuno sceglie ciò che vuole. Evito di inflazionare il prodotto e cerco di dare la possibilità al rivenditore di operare in un'area ampia, dove il primo mobiliere con i suoi stessi articoli deve trovarsi abbastanza distante. Quindi non prodotti da bottegone o da emporio, ma roba per intenditori e amatori del mobile. Queste cose fanno la differenza tra chi ama il suo lavoro e chi vuole guadagnare soldi e pensa solo al dio denaro. So bene che non si vive d'aria ma occorre anche amare il lavoro e trovare piacere nel svolgerlo indipendentemente dal pensiero di quanto guadagno se lo vendo?Almeno , io la penso così. 

Nessun commento:

Posta un commento