venerdì 30 agosto 2019

Italia. 3,356,750 dipendenti pubblici. Della burocrazia.

Giuseppe Sandro Mela.

2019-08-30.

Burocrazia 828

Attenzione! I dati riportati si riferiscono al personale regolarmente assunto ad orario pieno. A questi si dovrebbero aggiungere tutti coloro che a qualsiasi titolo e con qualsiasi remunerazione sono incardinati nel comparto pubblico: spesso sono denominati ‘precari’.

Con il termine di ‘stipendio’ si fa riferimento al totale percepito, ivi comprese addizionali, gratifiche, etc.

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I dipendenti delle pubbliche amministrazioni ammontano a 3,356,750 unità lavorative. Di queste, le principali componenti sono la scuola 1,085,333, Corpi di Polizia 312.132, Servizio Sanitario Nazionale 690,294, Magistratura 10,270, Regioni ed Autonomia Locali 490,072.

In termini medi, un dipendente del pubblico impiego riceve uno stipendio di 34,388 euro.

Sempre in termini medi, i dipendenti della scuola percepiscono un stipendio medio di 28,841, Corpi di Polizia 39,405, Servizio Sanitario Nazionale 38,664, Magistratura 138,491, Regioni ed Autonomia Locali 28,971.

Stipendi di rilievo sono percepiti anche dalle Autorità Indipendenti 84,950, dalla Carriera Prefettizia 94,117, e da quella Diplomatica 93,183.

«Lombardia e Lazio avevano quasi lo stesso numero di dipendenti pubblici, ovvero rispettivamente 410.923, il 12,76% del totale, e 407.141, il 12,65%, nonostante la Lombardia sia popolosa quasi il doppio, ma in questo caso gioca il fatto che a Roma è concentrata la gran parte della macchina burocratica statale (ministeri, enti pubblici …).»

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Grosso modo, un lavoratore su sei lavora alle dipendenze delle pubbliche amministrazione.

Smentiamo immediatamente un preconcetto irrazionale. Non è vero che i dipendenti pubblici siano in media dei nullafacenti. Sono al contrario oberati da una inenarrabile sequela di leggi, circolari attuative, normativi e così via che rendono il loro lavoro gravoso ma, purtroppo, spesso anche inutile. Non a caso molte regioni stanno reclamantdo un’autonomia nella gestione burocratica.

Un caso per tutti.

Scuola Italiana. Fotocopie di una burocrazia satanica.

«Come si constata, le sole circolari interne dedicate in un anno al Corpo docente assommano a 477 (quattrocentosettantasette). Ogni tanto sono di semplice e rapida lettura, ma di norma sono lunghette e complesse, con molti rimandi.

Ragionando in termini medi, ogni circolare richiede grosso modo un’ora di tempo tra lettura e tentativi di comprendere cosa dicano.

Questo significa che un usuale Insegnate spende ogni anno circa 500 ore del suo tempo a leggersi e studiarsi circolari sulla utilità delle quali ben si potrebbe argomentare.»

Una nota importante. Si fa tanto parlare della ‘austerità‘, ed anche a ragione. Ma quasi invariabilmente si omette dal dire che tutto il peso della crisi economica è gravato

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Fondi europei utilizzati al solo 3% e grandi opere bloccate dalla burocrazia.

Ponte Morandi ed il problema della burocrazia.

«Ogniqualvolta lo stato promulga una legge, un regolamento, un provvedimento qualsivoglia nome esso assuma, ne deriva immediatamente la necessità di istituire un corpo di burocrati che applichino tale provvedimento, affiancati da un corpo di funzionari che lo facciano rispettare. Talora simili incombenze sono demandate a corpi già sussistenti, ma in ogni caso i loro organici necessiteranno di adeguamenti.

Burocrati e funzionari applicano, meglio dovrebbero applicare, i provvedimenti emanati.

Molte sono le conseguenze.

Esse spaziano dal problema dei costi gestionali – burocrati e funzionari necessitano di mezzi materiali e percepiscono uno stipendio – fino al problema sostanziale che è loro delegato un potere decisionale spesso di vitale importanza per lo stato. ….

La conseguenza che ne deriva è la necessità di un corpo di burocrati e funzionari in continua espansione: una crescita che si auto sostiene, fino a raggiunger il fatidico momento della paralisi. Questo era, paradossalmente, la situazione delle finanze francesi nel periodo prerivoluzionario: in campo fiscale erano in essere oltre 120,000 leggi, tutte contrastanti tra di esse, nei fatti impossibili da applicare e rispettare. La rivoluzione francese ne fece piazza pulita, ricorrendo anche all’opera persuasiva della ghigliottina.»


I dipendenti pubblici sono 3.356.750: +0,2% in due anni

Più 7mila in due anni. Calano gli stipendi nella scuola (-1,4%) crescono quelli di Palazzo Chigi (+12,1%)

I dipendenti pubblici aumentano. Di poco, solo lo 0,2% tra il 2015 e il 207, ma aumentano. E probabilmente continueranno a farlo: Quota100, infatti, lascerà liberi migliaia e migliaia di posti di lavoro proprio nel settore del pubblico impiego che dovranno essere riempiti attraverso nuove assunzioni.

Quanti sono i dipendenti pubblici

Il grafico sopra mostra i dati ufficiali (Ragioneria dello Stato) dei dipendenti del pubblico impiego. Risultato: aumento di circa 7mila unità tra il 2015 e il 2017 ma, attenzione, solo a causa della crescita dei contratti precari con la conseguenza che i dipendenti pubblici sono diventati 3.356.750.

La crescita si è concentrata in particolare in alcuni comparti. Innanzitutto la scuola, con una crescita nei due anni presi in considerazione di 39mila unità e, in parte, nel comparto degli enti di ricerca, che ha messo a segno un +9,8% (ma, essendo più piccolo, i numero assoluti sono più bassi).

Al contrario vi sono stati tagli negli enti locali, in particolare nelle regioni ordinarie e nei comuni, in cui i dipendenti sono diminuiti di più di 25mila unità, ovvero il 5,2%.

In calo anche i membri delle forze di polizia, erano 7mila in meno i poliziotti nel 2017 rispetto al 2015, e quelli delle forze armate, calati di quasi 5mila unità.

Le Regioni con più dipendenti pubblici

Ma dove sono i dipendenti pubblici? In quale aree dell’Italia ce ne sono di più? Ecco i numeri Regione per Regione.

Lombardia e Lazio avevano quasi lo stesso numero di dipendenti pubblici, ovvero rispettivamente 410.923, il 12,76% del totale, e 407.141, il 12,65%, nonostante la Lombardia sia popolosa quasi il doppio, ma in questo caso gioca il fatto che a Roma è concentrata la gran parte della macchina burocratica statale (ministeri, enti pubblici…). Ma ciò non toglie il fatto che nel Lazio, dal 2015, vi sia stato un aumento di quasi 7mila persone, mentre in Lombardia si sia verificato un leggero calo.

Segue la Campania, con 282.048 statali, l’8,76%, ma qui è da segnalare il calo di 6mila unità. Vi è poi la Sicilia, con 272.743 dipendenti, l’Emilia Romagna, con 228.306, il Veneto, con 223.336. Sopra i 200mila dipendenti pubblici poi ci sono la Puglia, la Toscana, il Piemonte. In fondo naturalmente la Valle d’Aosta, con 11.826 persone. E’ però evidente che le regioni a statuto speciale hanno più dipendenti pubblici rispetto alle altre, almeno in proporzione agli abitanti. Così, per esempio, la Valle d’Aosta ha un decimo della popolazione dell’Abruzzo, eppure poco meno di un sesto dei dipendenti. Le province di Trento e Bolzano hanno ognuna gli stessi abitanti della Basilicata, ma circa un 25% in più degli statali, 40.538 e 41.552 contro 33.490.

Al Sud calano i dipendenti pubblici

Nel complesso è in Campania e in Sicilia che c’è stato il maggior calo nel numero degli statali, con decrementi, come si è visto, di circa 6mila unità in ognuna delle regioni, mentre nel Lazio, che dipende meno dai tagli agli enti locali, essendo sede di organi centrali, vi è stato l’aumento maggiore, di quasi 7mila persone.

Quanto guadagnano i dipendenti pubblici

Ma quanto guadagnano i dipendenti pubblici in Italia? Anche qui vi sono differenze rilevanti. In base soprattutto al comparto in questo caso.

Tra il 2015 e il 2017 lo stipendio lordo totale, completo di tutte le eventuali indennità, è aumentato di pochissimo, solo del 0,3%, arrivando a 34.491. I più fortunati? Quelli che lavorano alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che non solo erano arrivati a prendere mediamente 64.611, ma che avevano anche messo a segno una crescita in due anni di ben il 12,1%. Piove sul bagnato anche nel comparto delle autorità indipendenti. I suoi dipendenti prendevano 91.259 euro i media nel 2017, dopo un aumento del 7,4%. In diminuzione invece gli emolumenti medi dei lavoratori del settore della scuola, che già sono i più bassi, di 28.440 in media, scesi dell’1,4%. Giù del 6,5% anche gli stipendi di coloro che sono impiegati nella carriera diplomatica.

In entrambi i casi è possibile che abbia influito l’inserimento di personale più giovane, e quindi junior, in questi anni.

I meglio pagati comunque sono i magistrati, con 137.294 euro a testa in media, nonostante una diminuzione del 0,9%.

Vengono poi coloro che seguono la carriera prefettizia, con 94.293 euro, i già citati lavoratori delle autorità indipendenti, quelli impegnati nella carriera diplomatica, con 87.121, e coloro che seguono quella penitenziaria, con 81.817 euro, che tra l’altro hanno goduto di una crescita del 4,9% degli emolumenti.

I più poveri, oltre agli insegnanti, anche gli impiegati nelle regioni e nelle autonomie locali, con solo 28.632 euro a testa, tra l’altro in diminuzione dell’1,2% sul 2015.

I più sfortunati, ovvero coloro che hanno subìto il peggior decremento della remunerazione, sono stati gli statali che lavorano negli istituti di formazione artistica e musicale, con la maggiore diminuzione degli stipendi, del 2,5%.

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