di Nino Galloni.
Raggiunto un accordo grazie a quei due centesimi in più. Fu vera gloria? Mah, ritengo che siano maturi i tempi – pure per questo governo – per affrontare le tematiche tenendo conto dei paradigmi, non solo delle contingenze: i produttori devono, sì, tener conto dei mercati, ma non diventare schiavi. Qual è la differenza?
Per mercato può intendersi sia l’insieme dei consumatori, sia il ricatto della globalizzazione.
Parafrasando San Tommaso d’Aquino è giusto ribellarsi e abbattere il tiranno (la globalizzazione, appunto) se attenta alla nostra dignità di esseri umani.
La globalizzazione e la dittatura dei mercati sono additati quale causa ineludibile di prezzi addirittura inferiori ai costi.
Di qui la decisione di rispettare tale dittatura cercando di sopravvivere.
Invece, senza indulgere a inutili velleitarismi, sarebbe il caso di proporre una difesa del territorio e del valore aggiunto: ad esempio, evitando la esportazione di materie prime e semilavorati anche introducendo una moneta locale che consenta ai produttori di scambiarsi la maggior parte dei beni e dei servizi, sostituendo le importazioni.
Così, una volta saturato il mercato interno si può esportare la eccedenza, ma, questo è il punto, a un prezzo arbitrario ovvero proprio quello internazionale.
Così si otterrebbe valuta internazionale necessaria a comperare dall’esterno quanto non si riesce a produrre all’interno.
Ma la moneta locale consentirebbe di trattenere più valore aggiunto con una maggiore utilizzazione dei fattori produttivi interni.
Ecco perché il tempo degli accordi risicati che non risolvono i problemi è finito; occorre invece guardare ai paradigmi e alle grandi strategie del cambiamento.
Nino Galloni
https://scenarieconomici.it/pastori-sardi-accordo-o-mistificazione-di-nino-galloni/
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