Da sapere : Germania. Il business dell’abbandono del carbone.
Giuseppe Sandro Mela.
2019-01-31.
«A government-appointed coal commission on Saturday set a 2038 deadline for Germany to shutter coal mines and electricity plants powered by black or brown coal»
Resta davvero difficile comprendere l’attaccamento dei liberal socialisti tedeschi al ‘clima‘ ed all’abbandono del carbone, che abbonda in Germania, se non si tenessero presenti alcuni dati ed alcune considerazioni. In quel momento tutto diventa chiaro, chiarissimo. Prima ripassiamo i dati.
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Al momento attuale la Germania produce corrente elettrica bruciando carbone per circa il 35% dei consumi. Il carbone è estratto sul territorio tedesco e la relativa industria di estrazione, trattamento ed applicazioni varie – per esempio la siderurgia – danno lavoro circa 300,000 persone fisse ed a 100,000 altre avventizie.
Alcune considerazioni.
Considerazione numero uno. Il 2038 è tra venti anni. Frau Merkel e gli attuali politici si saranno da tempo ritirati, e nulla vieterebbe di pensare che quelli loro subentranti la pensassero in modo diametralmente opposto. Come argutamente diceva Herr Schäuble posso rubare tutto, ma le miniere restano lì, ancorché chiuse.
Considerazione numero due. La Germania ha un problema demografico da spavento. Le femmine tedesche autoctone non figliano, non procreano. Destatis, l’Istituto federale di Statistica riporta una popolazione attuale di 80.8milioni di abitanti, dei quali 49.2 milioni sono i metà lavorativa, dai 20 ai 64 anni. Ma al 2038 la popolazione si sarà ridotta a 67.6 milioni, con 34.6 milioni di persone in età lavorativa. Se la popolazione totale sarà calata di 13.2 milioni, quella in età lavorativa sarà calata di 14.6 milioni di unità. Una perdita percentuale del 29.67%.
Ma ad un calo così consistente della popolazione attiva corrisponderà una proporzionale riduzione dei consumi energetici: a lume di naso, di un buon 30%.
Considerazione numero tre. Se si guardassero proiezioni più a lungo termine, i quadri dipinti da Destati sono ancor più foschi. Nulla quindi da stupirsi se in Germania si inizia a pensare ad una tassa sul nubilato.
Basterà solo avere pazienza ed aspettare che i tedeschi arrivino alla fase di terrore. La storia insegna come siano levi nell’attesa ed iperattivi nell’emergenza.
Considerazione numero quattro. Realizzare i propri sogni ha un costo. Chi volesse proprio comparsi una Lamborghini dovrebbe dar fondo ai risparmi e tener presente che una simile automobile ha un costo di gestione non da poco.
Lasciare il carbone, che ricordiamo è estratto in patria, significa accollarsi le spese di chiusura, quelle di costruzione di nuovi impianti, ed infine pagare la bolletta energetica di acquisto dei combustibili sul mercato estero. E questo proprio quando la Cina ha dichiarato che incrementerà la produzione di energia da carbone di almeno il 25%.
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Aggiungeremo citando alcune informazioni, poi potremo concludere il ragionamento.
«There will be “significant” job losses as Germany phases out coal use by 2038 as part of efforts to combat climate change, energy giant RWE’s CEO Rolf Martin warned on Monday»
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«A government-appointed coal commission on Saturday set a 2038 deadline for Germany to shutter coal mines and electricity plants powered by black or brown coal»
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«It also recommended some €40 billion euros be set aside to help coal-reliant regions with the transition, including through retraining younger workers and early retirement schemes for others»
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«Energy companies can also expect billions in compensation»
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E se facessimo quattro conti della serva?
Chiudere le centrali elettriche alimentate a carbone, e con esse terminare l’estrazione del carbone, verrà a costare grosso modo quaranta miliardi di refusioni ai Länder, 40 miliardi per la costruzione delle nuove centrali non alimentate a carbone, 40 miliardi di refusione alle società estrattrici ed infine un trenta miliardi all’anno di acquisto di combustibili quali il gas naturale russo. Una rapida somma: centosettanta miliardi.
I tedeschi saranno ecologicamente puliti, anche se resteranno auto e camion, per non parlare poi del riscaldamento degli immobili, ma dovranno cavarsi dalle tasche un gran bella cifretta.
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Ma donde li piglierà la Germania tutti quei soldi?
Banale la risposta.
Li pagheranno tutti i sodali dell’Unione Europea, Italia in testa.
Forse che gli stati membri dell’Unione verrebbero che la Germania continui a bruciare carbone, maleodorante e che sporca tutto?
Ma per un pura coincidenza del destino, tutte le società che gestiscono le energie alternative in Germania sono di proprietà di liberal socialisti. Hanno assunto solo e soltanto liberal socialisti. È in pratica cosa loro.
Questi, annusata l’aria di devoluzione, hanno pensato bene di trovarsi un posto di lavoro assicurato e redditizio.
Fiumi di denaro che saranno prudentemente investiti all’estero.
Fiumi di denaro pubblico che finiranno nelle loro capienti scarselle.
Les jeux sont faits, rien ne va plus.
Poi non ci si lamenti se gli identitari sovranisti crescono.
There will be “significant” job losses as Germany phases out coal use by 2038 as part of efforts to combat climate change, energy giant RWE’s CEO Rolf Martin warned on Monday.
“We can’t exactly say yet how many employees will be affected,” Martin told the Rheinische Post newspaper.
“But I expect a significant reduction as soon as 2023, which goes far beyond current planning and what can be done through normal fluctuations.”
A government-appointed coal commission on Saturday set a 2038 deadline for Germany to shutter coal mines and electricity plants powered by black or brown coal.
It also recommended some €40 billion euros be set aside to help coal-reliant regions with the transition, including through retraining younger workers and early retirement schemes for others.
Energy companies can also expect billions in compensation.
Coal, the dirtiest of all fossil fuels, last year accounted for more than 30 percent of Germany’s energy mix.
RWE, the biggest operator of coal-fired plants in Germany, has for years been warning of the negative impact the exit from coal would have on jobs and energy security in Germany.
Some 20,000 people are directly employed in the coal industry in Europe’s top economy.
It is now up to the German government to implement the commission’s recommendations.
A meeting between Chancellor Angela Merkel, Finance Minister Olaf Scholz and regional leaders to discuss the proposals is scheduled to take place on Thursday.
Germany’s reliance on dirty coal is in part down to Merkel’s decision in the wake of the 2011 Fukushima disaster to ditch nuclear power by 2022.
But the use of the polluting fuel has complicated Germany’s efforts to stick to targets for limiting greenhouse gas emissions, undermining Merkel’s role as a leading advocate of the global Paris Climate Agreement.
Under the commission’s plans, power plants in Germany using lignite or brown coal, which is even more polluting than black coal, would be closed by 2022.
Other plants will follow until 2030, when only 17 gigawatts of Germany’s electricity will be supplied by coal, compared to today’s 45 gigawatts.
The last plant will close in 2038 at the latest, the commission said, but it did not rule out moving this date forward to 2035 if conditions permit.
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