venerdì 11 gennaio 2019

Cassazione salva il baccalà dalle grinfie dell’Unione Europea.

Giuseppe Sandro Mela.

2019-01-11.

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Nessuna paura! Oltre al baccalà è stato salvato anche lo stoccafisso.


È impossibile non tornare da Bruxelles allucinati dalla vista della lunga teoria di armadi metallici che contengono le 140,000 pagine di Trattati, Norme, Regolamenti, Circolari Attuative e così via.

Alles in Ordungn d’accordo, ma a tutto dovrebbe vicariare quello che nei tempi bui era chiamato il buon senso.

Pierre Gaxotte ci ha regalato quel profondo trattato sulla rivoluzione francese, in cui nelle prime brillanti ottanta pagine constata come all’epoca fossero in vigore 120,000 leggi, accordi, norme, regolare in materia fiscale, con il risultato che lo stato non riusciva a riscuotere un franco dalla periferia. Ci pensò poi la rivoluzione, che bruciò il tutto in Place Vendôme, primo del successivo falò degli assignat.

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Liberal, socialisti e burocrati della Two saranno ricordati dalla storia per i loro deliri regolatori. Per le bevande non gasate al gusto di vino, per i formaggi fatti con il latte in polvere e per le cioccolate fatte senza cacao.

La Cina blocca il consumo del gorgonzola

La Cina riapre le porte al gorgonzola e agli altri formaggi erborinati

Problema che è stato risolto usando buon senso da ambo le parti: gorgonzola salvo, almeno nella sua quota di esportazione in Cina.

Macron ed EU. Dopo i Patrioti, adesso assassinano anche il Camembert.

Il lardo di Colonnata prima superstar poi minacciato dalla Ue

European MPs call for EU-wide ban on foie gras

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I liberal odiano la tradizione dei popoli, ritenendosi essi stessi l’apice dei ogni processo evolutivo, perfetti e quindi non ulteriormente perfettibili, autoconsistenti in sé stessi: il passato deve così essere distrutto.

Assieme al retaggio religioso, sociale, economico, politico delle nazioni vorrebbero distruggere anche le tradizioni culinarie.

Ma se portar via ai francesi il Camembert, il foie gras, oppure l’arista di maiale in crosta è un reato che porta in piazza la gente, anche noi italiani non siamo da meno.

Il Pacchetto Igiene dal 2004 a Oggi (Regolamenti (CE) 852, 853, 854, 882/2004, e Direttiva 2002/99) Regolamento (CE) 183/2005

È una direttiva mostruosa, degna del trattato di psichiatria, ove persino la pizza napoletana è guardata con sospetto come se fosse strumento di un untore. Già: il pizzaiolo la tratta con le mani.

Nel collimatore è entrato anche il povero baccalà.

Spoglie mortali del merluzzo nordico Gadus macrocephalus e Gadus morhua, salato e stagionato: se essiccato prende nome di stoccafisso, necessitano di un buon cuoco che di loro dignitosa sepoltura.

Manco a dirlo, l’immarcescibile Greenpeace lo aborre: i pesci pescati muoiono per asfissia, senza che nessuno faccia loro l’anestesia generale, e poi, questi umani se li mangiano, e la stirpe dei Gadus potrebbe anche estinguersi: che si estinguano gli umani, ovviamente.

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Così il Regolamento (CE) 183/2005 è finito davanti alla Suprema Corte di Cassazione. L’accusa era severissima: cibo nocivo, da conservarsi al massimo a norme Unione Europea, in celle frigorifere anche esse a norma EU, costruite e manutenute da personale con patentino EU. Non si parli poi dei controlli di qualità.

Il cuoco non dovrebbe avere a disposizione una cucina, bensì un laboratorio fisico-chimico di altissimo livello.

Ve lo vedete il famosissimo sig. Ernesto, per anni sommo cuoco del baccalà e dello stoccafisso, passare filetto per filetto sotto lo spettrofotometro? Il tutto ovviamente in camera sterile.

«’Brexit’ per baccalà e stoccafisso»

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«Non valgono infatti regole europee e direttive comunitarie per la vendita del merluzzo conservato il cui commercio è libero da eurovincoli e improntato al solo buon senso»

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«A dirlo è la Cassazione che ha prosciolto un pescivendolo dall’accusa di non aver conservato bene al fresco, secondo i dettami Ue, il baccalà che teneva in ammollo nel secchio e a pezzi essiccati nel cartone»

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«Nel ricorso in Cassazione contro l’assoluzione di Francesco S., il pescivendolo di 42 anni incappato in questa peschereccia ‘inquisizione’, la Procura di Asti ha sostenuto che “pur non essendo stati fissati dalla legge limiti predeterminati sulla conservazione del baccalà, ciò nondimeno i Regolamenti comunitari del Pacchetto Igiene del 2004 hanno rivoluzionato il comparto produttivo degli alimenti di origine animale e vegetale attribuendo all’operatore del settore alimentare la responsabilità della salubrità dell’alimento in tutte le fasi del processo, dalla produzione alla commercializzazione”.»

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Il Bacalà alla vicentina, con una sola “c” come da dialetto locale, gode di un festival, di una Confraternita e di una lunga tradizione a Sandrigo. Ma basterebbe fare quattro passi e si troverebbe la Confraternita dei Bigoi al torcio di Limena, oppure la Fondazione VivilaValposina, che propugna i Gnocchi al bacalà con il Riso di Grumolo delle Abbadesse.

La tradizione è salva! E che tradizione!


→ Ansa. 2019-01-08. Brexit, per Cassazione il baccalà si può vendere senza norme Ue

Non si applica direttiva del freddo, sottosale regge anche 15°.

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‘Brexit’ per baccalà e stoccafisso. Non valgono infatti regole europee e direttive comunitarie per la vendita del merluzzo conservato il cui commercio è libero da eurovincoli e improntato al solo buon senso. A dirlo è la Cassazione che ha prosciolto un pescivendolo dall’accusa di non aver conservato bene al fresco, secondo i dettami Ue, il baccalà che teneva in ammollo nel secchio e a pezzi essiccati nel cartone.

L’Ue non ha regolamentato il commercio di questo prodotto, del quale l’Italia è tra i grandi consumatori, e dunque – afferma la Cassazione – non bisogna ‘criminalizzare’ chi lo vende non tanto refrigerato dato che “in base alle regole di comune esperienza” solo oltre “il superamento della soglia di 15° è profilabile il rischio di deterioramento”. Così la Suprema Corte ha respinto il ricorso della Procura di Asti che insisteva nel voler condannare un pescivendolo torinese – che aveva un banco al mercato nell’astigiano – perchè vendeva il baccalà a temperature superiori di due gradi rispetto ai quattro gradi prescritti dal Pacchetto Igiene emanato nel 2004 da Bruxelles.

Nel ricorso in Cassazione contro l’assoluzione di Francesco S., il pescivendolo di 42 anni incappato in questa peschereccia ‘inquisizione’, la Procura di Asti ha sostenuto che “pur non essendo stati fissati dalla legge limiti predeterminati sulla conservazione del baccalà, ciò nondimeno i Regolamenti comunitari del Pacchetto Igiene del 2004 hanno rivoluzionato il comparto produttivo degli alimenti di origine animale e vegetale attribuendo all’operatore del settore alimentare la responsabilità della salubrità dell’alimento in tutte le fasi del processo, dalla produzione alla commercializzazione”. Con la conseguenza che, ha aggiunto il Pm, se in questo caso specifico “il produttore ha indicato in etichetta la temperature di conservazione tra zero e quattro gradi è perchè ha già valutato il rischio, in relazione alle caratteristiche organolettiche del prodotto ed alla quantità di sale impiegato, legato in concreto a quel prodotto, onde tutti gli operatori e rivenditori devono attenersi a quelle indicazioni vincolanti”.

Ad avviso degli ‘ermellini’ (sentenza 348), invece, “nessuna prescrizione contenuta nei citati regolamenti comunitari conferisce al produttore, in relazione alla tecnologia utilizzata per la conservazione del prodotto, il potere di dettare indicazioni di contenuto precettivo nei confronti dei commercianti al dettaglio, la cui violazione si configuri perciò come una violazione di legge”. Inoltre, sottolinea la Cassazione, tra i pesci per i quali il Regolamento Ue prescrive di tenerli “a una temperatura vicina a quella del ghiaccio di fusione”, non può “essere compreso il baccalà che configura un prodotto ittico lavorato in quanto sottoposto a salagione, tecnica di per sè volta alla conservazione del prodotto”. La conferma dell’assoluzione del pescivendolo emessa con verdetto del 14 maggio 2018 dal Tribunale di Asti è stata chiesta anche dal Pg Pietro Gaeta, magistrato di spicco della Procura della stessa Cassazione.(ANSA).

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