lunedì 28 gennaio 2019

Finanza islamica. La Sharia gestisce oltre 2,000 miliardi Usd.

Giuseppe Sandro Mela.

2019-01-28.

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Un giornale specializzato ha pubblicato il seguente report.

«Secondo l’Ifsb (Islamic Financial Services Board) il valore della massa monetaria mondiale che viene gestita in obbedienza alle leggi religiose dettate dalla Sharia, la finanza islamica, ammonta a poco più di 2mila miliardi di dollari.

Quanto vale la finanza islamica

Il grafico sopra mostra i principali Paesi dove sono allocati i 2.050,2 miliardi di dollari che, nel mondo, sono gestiti secondo le regole della finanza islamica. In Iran e Arabia Saudita si trova più della metà delle risorse ovvero, rispettivamente, il 34,4% in Iran e il 20,4% in Arabia Saudita. Complessivamente sono 36 i Paesi che nel mondo gestiscono una parte più o meno cospicua dei loro depositi bancari secondo le regole della Sharia.

Un caso non unico ma raro è quello dell’Iran. Non solo perché è il Paese che “ospita” la maggior parte dei soldi sottoposti alla Sharia, ma soprattutto perché il 100% del suo sistema bancario è regolato secondo i precetti dell’Islam. Questo significa che i cittadini iraniani non possono depositare il proprio denaro se non in banche iraniane che seguono tutte i precetti della Sharia. Lo stesso succede, ma con numeri decisamente meno importanti, per il Sudan, dove è depositato l’1,6% delle risorse islamiche mondiali.

Ma tra i Paesi nei quali la finanza islamica è presente c’è anche la Turchia che ospita il 2,6% del totale dei soldi gestiti in ossequio alla Sharia e dove soprattutto i giovani mostrano sempre più interesse verso le regole dell’Islam radicale, come Truenumbers ha spiegato in questo articolo.

Come funziona la finanza islamica

Il primo e più importante segno distintivo della finanza islamica è l’approccio al concetto di riba, gli interessi generati dai prestiti, considerati immorali. Oltre al divieto di riba, nel mondo della finanza islamica è prevista la condivisione di rischi e profitti tra le parti e il divieto di alimentare i mercati di alcol, tabacco, pornografia, armi, gioco d’azzardo e carne suina. Nel mondo della finanza islamica, inoltre, non è possibile tenere il denaro fermo: deve essere continuamente investito.»

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Questa notizia dovrebbe fornire molti spunti di riflessione.

Il primo grande spunto dovrebbe vertere il senso delle dimensioni.

Se per la gente ‘normale’ 2,000 miliardi sono una cifra difficilmente rappresentabile, sarebbe un po’ meno del debito sovrano italiano, nel mercato finanziario internazionale è un ammontare quasi trascurabile. Facendo un conto grossolano – non sono disponibili dati in materia – ciò che a livello mondiale potrebbe essere stimato essere ‘denaro’ depositato presso un sistema bancario potrebbe essere valutato attorno ai novanta trilioni di dollari. Come si constata, 2,000 miliardi non son poi gran che. Ma il vero oggetto da comprendere è come oramai i giri finanziari abbiano volumi che la mente umana stenta a comprendere.

Il secondo grande spunto è la definizione dei limiti entro i quali può sopravvivere, e magari anche prosperare, una qualche eccezione al mercato corrente: quali sono le dimensioni che può assumere una simile enclave? Non è un concetto di facile realizzazione.

Un esempio emblematico potrebbe essere l’enclave Amish in Pennsylvania. È un gruppo religioso coeso e sostanzialmente felice, che vive seguendo regole e strutture seicentesche. Il più evidente elemento di criticità è il trattamento medico, teologicamente rifiutato ma utilizzato poi nella vita corrente. In estrema sintesi: è possibile vivere da Amish se poi all’occorrenza si possa fare ricorso a tutte quelle strutture moderne che dovrebbero esserle aliene. La linea di discrimine dovrebbe essere evidente.

Il terzo grande spunto è cercare di capire cosa debba intendersi per interessi e, quindi, per riba.

Interesse è definito come

«il prezzo pagato, o che deve essere pagato, dal debitore per l’uso del credito concessogli, normalmente calcolato in misura percentuale su base annua».

L’interesse diventa usuraio quando il tasso supera notevolmente e illecitamente quello legale.

In linea generale potremmo dire che l’interesse è la ricompensa dovuta a quanti si privino di una liquidità che avrebbe altrimenti investito in modo proficuo.

Come negli esempi precedenti, se è facole enunciare il principio è quasi impossibile stabilire i livelli corretti.

Il numero di variabili in gioco è talmente elevato che affidarsi alla valutazione di mercato diventa giocoforza.

Il concetto che all’interesse si sostituisca la condivisione di rischi e profitti tra le parti, dalla joint venture fino alla gestione societaria, esercita una grande fascino mentale. Il denaro perde la sua dimensione solipsica e diventa strumento economico: sarà l’attività economica quindi a generare reddito, non il denaro in sé e per sé.

Il divieto di riba trova quindi ragionevole contesto in una società poco strutturata: in altre società altamente complesse l’interesse diventa parte integrante delle medesime. Nel conferire a termine in modo anonimo danaro implica soltanto che gli interessi altro non saranno che la refusione di quanto avrebbero fruttato se investiti dal proprietario del denaro, ossia un lecito guadagno.

Il quarto grande spunto inerisce la destinazione ed uso del denaro. Esso è un mezzo:può essere usato nel bene come nel male. Ma questa affermazione acquista un senso logico solo quando siano definiti in modo inequivocabile i concetti di bene e di male. È del tutto evidente come in una visione relativistica, ove si ammettano significati plurimi e contrastanti, sia impossibile pervenire ad una definizione.

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Riassumendo.

La gestione di beni finanziari secondo i dettami della Sharia ben rientra nella visione islamica della religione e della vita. A nostro sommesso parere, ben difficilmente essa potrebbe essere estesa e condivisa anche al mondo non islamico.


Nota.

Poniamo una domanda.

A quale tasso di interesse deve prestare denaro un ‘usuraio’ che finanzia dieci persone sapendo che nove non lo rimborseranno mai?

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