I debiti di Stato sono ristrutturabili e gli investitori privati non possono rifarsi nè contro lo Stato né contro chi ha dato della consulenza in materia. La causa è stata decisa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea ed è stata pubblicata il 23 maggio.
La causa partiva dal ricorso di un gruppo di investitori tedeschi che aveva messo in titoli di stato greci 3 milioni di euro, evidentemente attratti dagli alti rendimenti, ma, pur non avendo aderito al’haircut volontario, cioè al taglio del debito su base volontaria, lo aveva successivamente subito quando, dopo un parere favorevole della BCE, questa riduzione era stata allargata a tutti gli investitori. Quindi si volevano rifare contro la Banca centrale , per il suo parere, e contro lo stato greco, per il taglio.
La Corte ha respinto il loro ricorso perché:
- quello della BCE era solo un parere neanche vincolante, per cui non aveva nessuna responsabilità di carattere contrattualistico derivante. Potremmo poi ricordare che la BCE gode di amplissime garanzie giuridiche, per cui probabilmente non avrebbe risposto neanche se richiesta.
- lo Stato greco aveva la piena possibilità di rivedere le condizioni contrattuali del debito in pieno diritto quando è in gioco l’equilibrio economico e finanziario dello stato.
Quindi nel caso di ristrutturazione del debito pubblico lo stato, perfino secondo la Corte di Giustizia, agisce nell’ambito dei propri poteri nazionali, ed i privati vedono il proprio diritto soccombente. Potremmo vedere questa sentenza estesa, per analogia, anche al caso di ridenominazione del debito in diversa valuta, cioè il caso previsto per l’euroexit. Una sentenza che voleva essere pro BCE e diventa pro sovranisti.
Guido da Landriano
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