Unione Europea. Redditi netti mediani. Ecco il perché dei Gilets Jaunes. – Eurostat.
Giuseppe Sandro Mela.
2018-12-10.
Data una serie di dati ordinabili, ed ordinati in modo crescente, la mediana è il valore che divide in due parti esatti la serie: il 50% con valori al di sotto della mediana ed il 50% con valori sopra la mediana.
Non è la definizione matematicamente corretta, ma rende bene l’idea.
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Questa sua caratteristica definizione dà ragione della ritrosia degli economisti ad usare questo indicatore di tendenza centrale a favore della media. La mediana è un indicatore molto robusto ossia insensibile ai valori assunti dalla serie al di sopra ed al di sotto di essa, mentre la media ne risente fortemente. Non solo, la maggior parte delle serie di dati economici ha una distribuzione di frequenza caratterizzata usualmente da una lunga coda destra, cosa che innalza, ed anche di molto, il valor medio. In tale evenienza l’uso della media è statisticamente incorretto.
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Eurostat ha rilasciato la Tabella dei valori mediani del reddito netto nei paesi europei. Fornisce sia il valore assoluto espresso in euro, sia il prower purchase standard, ossia il valore normalizzato sul potere di acquisto: sono euro – equivalenti..
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I dati di questa Tabella sono eloquenti.
Se in Norvegia il 50% della popolazione vive con un reddito netto annuo inferiore ai 28,873 euro-equivalenti (2,406 euro al mese), nella così detta ricca Germania il reddito netto mediano è 21,166 euro-equivalenti, (1,764 euro mensili).
Non sono cifre da nababbi.
Ma se guardassimo l’Italia, troveremmo un valore di 16,213 pps, ossia 1,351 euro al mese.
Poi, ovviamente, c’è anche chi sta peggio. È la metà della popolazione.
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Questa Tabella dovrebbe darci molto cui pensare.
Nessuno intende far qui retorica di basso calibro. Le persone abbienti svolgono all’interno di una Collettività il ruolo importante di essere generatori di spesa e di contribuire non poco alla generazione e mantenimento dei posti di lavoro, nonché di partecipare agli investimenti produttivi. Di ricchi non ce ne sono mai a sufficienza.
Nel converso, in tutta l’Unione Europea il numero di persone che vivono con redditi inferiori al pps è davvero enorme.
Solo per fare un esempio, il 50% degli italiani ha un reddito netto mediano inferiore a 1,351 euro al mese. Veramente difficile vivere con un simile reddito: non ci si stupisca poi se il 21% della popolazione vive nella fascia di povertà.
Non ci si stupisca delle repentine mutazioni del voto. Non si votano gli affamatori. Lo sfacelo che hanno lasciato i passati governi del partito democratico sono sommarizzati in questa tabella. Cavallette e peste di Giustiniano avevano avuto la mano più leggera.
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Di fronte a numeri del genere, per l’Italia si parla di trenta milioni circa di persone, dovrebbe essere chiaramente evidente come non esistano risorse sufficienti per sanare in via assistenziale il problema. Si potrà sicuramente intervenire erogando qualcosa nelle situazioni estreme, ma ben poco di più.
Il punto focale si sposta quindi sul favorire la generazione di posti di lavoro che consentano la percezione di un reddito netto con cui poter ragionevolmente e dignitosamente vivere.
Ma nessuno si mette ad imprendere, assumendo quindi dei dipendenti, se non avesse la ragionevole certezza di poter guadagnare almeno un qualcosa di più che ad investire nel comparto finanziario.
Quando il reddito ottenibile dalla finanza supera quello ottenibile dalla produzione, questa non riceve più finanziamento alcuno.
Ma uno stato famelico di denaro deve pagare alti interessi: questa situazione è la peggior nemica della generazione di posti di lavoro.
Per una nazione il problema non è se ci siano Cittadini ricchi: il problema vero è la miseria e la povertà in cui vive larga fetta di popolazione.
Questo problema non si risolve con i criteri liberal socialisti di togliere ai ricchi, bensì con il fare emergere le classi misere e povere a livelli di reddito compatibili con una vita dignitosa: riduzione delle tasse ed eliminazione della burocrazia.
Compito di uno stato non è l’elargizione di pensioni e sussidi: deve porre in atto le condizioni che permettono la generazione di posti di lavoro degni di tal nome. Lo stato deve lasciar lavorare e guadagnare.
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