martedì 16 luglio 2013

La polizia italiana è succube dell'FBI


LA POLIZIA ITALIANA È SUCCUBA DELL’ FBI ANCHE A COSTO DI VIOLARE LA LEGGE. STORIA DI UNA EXTRAORDINARY RENDITION

GIUSEPPE LO PORTO, ANNI 79, UN GRAVISSIMO CASO DI ABUSO DELLE NORME SULL’ESTRADIZIONE A DANNO DI UN CITTADINO ITALIANO INNOCENTE E GRAVEMENTE AMMALATO, CON LA COMPLICITA’ ATTIVA DELL’ARMA DEI CARABINIERI E DELLA POLIZIA DI STATO

Giuseppe Lo Porto, anni 79, gravemente ammalato, cardiopatico portatore di pace-maker e recentemente operato all’Ospedale di Belluno per tumore alla prostata, il 7 maggio 2012 è stato tratto in arresto dai Carabinieri di Pieve di Cadore, in esecuzione del decreto R. EP 584 2005 SR del ministero di Giustizia, del 26.6.2006, e rinchiuso nel carcere di Belluno.

Giuseppe Lo Porto, al tempo facoltoso imprenditore con cittadinanza statunitense aveva sposato una signora americana già divorziata e ne aveva adottato i due figli, da essa avuti nel precedente matrimonio. Dovette rinunciare alla cittadinanza italiana, poiché solo più tardi sarebbe intervenuta la normativa sulla doppia cittadinanza.
Quando il suo patrimonio raggiunse un livello considerevole, la moglie di Giuseppe Lo Porto chiese il divorzio e denunciò abusi sessuali nei confronti della figlia Kathryn.


La presentazione di controperizie alle autorità giudiziarie americane fu inutile. Giuseppe Lo Porto finì in carcere e poi ottenne la libertà su cauzione.
Nel frattempo fallì la sua società che aveva garantito la cauzione ed egli si rifugiò in Italia.

Qui scrisse e firmò un libro “L’ALTRA FACCIA DELL’AMERICA, UNA STORIA VERA”, per narrare la sua persecuzione giudiziaria, documentatamente critico sulle crudeli ingiustizie del sistema legale statunitense.

Il Procuratore della contea di Baldwin, David Whetstone, ribadendo i 28 capi di accusa contro Lo Porto, per aver molestato una giovane ragazza tra il 1990 e 1995, iniziando quando la vittima aveva 7 od 8 anni, ebbe parole acri per il libro.

Lo Porto, resosi conto che il libro aveva riacceso i riflettori su di lui e che le autorità statunitensi stavano ottenendo l’estradizione, in quanto egli era ancora cittadino americano, si rifugiò in Olanda. Giuseppe Lo Porto si era rifugiato in Olanda per difendersi dall’inerzia delle autorità italiane, solerti verso i rifugiati stranieri e invece dolosamente zelanti nell’eseguire ordini di estradizione provenienti dagli USA, come si vedrà, a danno di cittadini italiani.

La richiesta di estradizione dagli Stati Uniti lo raggiunse nei Paesi Bassi, dove fu imprigionato e sottoposto a giudizio per l’estradizione.

L’FBI già pregustava d’aver agguantato la preda quando il tribunale olandese di MIDDELBURG, respinse duramente e perché infondata la richiesta di estradizione degli Stati Uniti.

Queste le motivazioni in sentenza dei magistrati olandesi:

- non sussiste prova a sostegno o a conferma di quanto sostenuto da Kathrin Lo Porto;
- Kathrin Lo Porto denunciò i fatti criminosi mentre era in atto la procedura di divorzio fra sua madre, Patricia Ann Lo Porto e l’estradando;
- al momento del rilascio delle prime dichiarazione (intorno al 1 luglio 1996), Kathrin Lo Porto (nata il 6 maggio 1982) era minorenne;
- non sono state rispettate le regole di garanzia nella audizione di minori nei casi di reati di violenza sessuale;
- nonostante fosse data espressamente la possibilità, non è stato allegato alla richiesta dì estradizione alcun altro materiale probatorio integrativo che non sia riconducibile ad una fonte diversa da Kathrin Lo Porto.

Tornato uomo libero e rientrato in Italia il 31 agosto 2011 e, a causa delle sue gravi e peggiorate malattie, Lo Porto fu ricoverato presso l’Ospedale di Mirano (Venezia).

Giuseppe Lo Porto riottenne la cittadinanza italiana con provvedimento del comune di Cortina d’Ampezzo l’11 agosto 2011, con decorrenza dal 12 maggio 2006, grazie alla solerzia della Dott.ssa Leone del Ministero degli Interni.

Egli, attraverso il suo legale, aveva intanto rinunciato alla cittadinanza americana, ma il consolato USA pretese che Lo Porto si recasse personalmente a presentare la domanda, versasse la somma di $ 500 e giustificasse le motivazioni della rinuncia alla cittadinanza medesima. Lo Porto ovviamente rifiutò.

Le accuse a carico di Giuseppe Lo Porto, risalenti al 1995, sono prescritte secondo la legge italiana. Afferma la Corte di Cassazione: “Nei rapporti di estradizione regolati dalla Convenzione europea del 13 dicembre 1957, l’avvenuta prescrizione del reato è causa ostativa all’accoglimento della domanda, secondo la legislazione della parte richiedente o della parte richiesta (ex art. 10 L. n. 300 del 1963)…”.

Quando il 7 maggio 2012 i Carabinieri di Pieve di Cadore, hanno eseguito il decreto R. EP 584 2005 SR del 26.6.2006, arrestando Giuseppe Lo Porto e conducendolo nel carcere di Belluno, avevano piena cognizione che tale decreto restrittivo era stato emanato quando Giuseppe Lo Porto era cittadino italiano 14 giorni prima dell’emanazione di quel decreto del quale lo stesso Lo Porto è venuto a conoscenza solo al momento dell’arresto.

Ulteriore paradosso per la dignità della nostra giustizia: la Corte d’Appello di Venezia, con sentenza n. 15/2005 ha concesso l’estradizione del sig. Giuseppe Lo Porto, giudicandolo come cittadino americano e non cittadino italiano.

Sicché il legale di Lo Porto ha presentato istanza di riconoscimento dello status di rifugiato alla Questura di Venezia – Marghera, che però si è rifiutata di ricevere il documento “perché loro sono competenti solo per gli stranieri”.

Stamane, 24 maggio 2012, il cittadino italiano Giuseppe Lo Porto è stato imbarcato a Malpensa su un aereo per gli USA.

Gli agenti FBI che lo hanno prelevato gli hanno impedito di parlare col suo difensore.

Giustizia è fatta

Piero La Porta
Fonte: www.corrieredellacollera.com
16.07.2013

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