Koveos su La Notizia - Venti miliardi l’anno per
le spese militari. E paghiamo noi. Miliardi che escono dalle casse dello
Stato e che nessun governo ha mai tagliato. Solo per il personale il
ministero della Difesa liquiderà quest’anno 9 miliardi e mezzo di euro
di stipendi. E questo è niente.
La Marina ha annunciato l’acquisto di 12 nuove navi con un costo di 250
milioni a unità, per un totale di 3 miliardi. Ma la lista della spesa
(dichiarata dal dicastero) è ancora lunga: un miliardo e mezzo di euro
per 249 blindati freccia, 200 milioni per 4 sommergibili di nuova
generazione, 655 milioni per le fregate Fremm, 60 milioni per un numero
non precisato di elicotteri da combattimento, a cui vanno aggiunti
esborsi per portaerei, missili
terra aria, mortai e siluri.
E per fortuna che il nostro Paese non è in guerra! Eppure, a scanso di
guerre termonucleari globali, ospitiamo sul nostro territorio 70 bombe
atomiche statunitensi B-61 (20 nella base di Ghedi a Brescia e 50 nella
base di Aviano a Pordenone) adatte al trasporto sui nuovi 90
cacciabombardieri F35, il cui costo di acquisto – ricordiamo – si
attesta sui 14 miliardi di euro.
Se la nostra Costituzione ripudia la guerra perché si spendono così
tanti soldi per corazzare le forze armate? Una risposta è arrivata
dall’ex ministro Di Paola, che in un’audizione alla Camera, disse che
siamo sotto attacco di diverse minacce: terrorismo internazionale, armi
di distruzione di massa e vettori balistici. C’è dell’altro. Sarebbe in
pericolo la nostra libertà di accesso e commercio delle materie prime,
nonché il costante rischio di attacchi cibernetici.
A questo punto il problema non è la veridicità delle dichiarazioni di Di
Paola, ma degli strumenti che il nostro Paese ha deciso acquistare per
difendersi. Occorrerebbe capire, cioè, se le armi comprate in questi
anni siano coerenti e proporzionali ai pericoli a cui siamo esposti. Non
si può sparare a una mosca con un cannone.
Che senso ha, quindi, comprare degli F35 – aerei d’attacco in grado di
trasportare armi nucleari – per combattere il terrorismo internazionale?
Gli elicotteri da combattimento o i sommergibili servono a scongiurare
gli attacchi informatici? A questo tipo di quesiti i governi si sono
sempre difesi con le “solite” giustificazioni: le ricadute tecnologiche e
occupazionali sono importanti. Ricadute, per altro, su cui non tutti
sono d’accordo.
Secondo la Difesa, tanto per fare un esempio, tutto il progetto F-35
creerà 10 mila posti di lavoro; ma fonti sindacali assicurano che le
assunzioni non saranno più di mille e 500, in quanto solo lo
stabilimento di Càmeri (Novara) ha bisogno di nuovo personale.
I cacciabombardieri, le fregate e altri sistemi d’arma hanno dietro costi che non possono
essere giustificati solo con la minaccia terroristica, con la creazione
di posti di lavoro o ancora con una generica sicurezza del Paese. Lo
stesso ministro con l’elmetto, Mario Mauro, ha mostrato qualche
difficoltà a giustificare uscite di cassa così elevate, trincerandosi
con una frase (“per amare la pace, bisogna armare la pace”) non proprio
azzeccata.
Del resto quando si parla di spesa militare in Italia il vero obiettivo
mancato è la trasparenza. Lo dice l’archivio Disarmo (istituto italiano
di ricerche internazionali) e lo confermano autorevoli istituti
internazionali. Ad oggi dunque nessuno sa l’ammontare preciso dei costi
degli armamenti.
Il ministero ha sempre sostenuto che rispetto al Pil la spesa militare
equivale allo 0.9%. Non la pensa così, però, l’istituto Sipri (Stockholm
International Peace Research Institute) che sostiene invece che il
nostro Paese ha speso in media nel periodo che va dal 2005 al 2009,
l’1.8% del Pil.
La cosa certa è che i vari governi hanno ridotto drasticamente le spese
sociali, per la scuola, per l’università, per la ricerca, per i beni
culturali. Eppure il Paese desideroso di proiettare la propria azione
sugli scenari internazionali, non esita a sostenere ben 26 missioni nel
mondo, a volte con risultati per nulla scontati e non per forza
positivi.
Tratto da: http://ilnavigatorecurioso.myblog.it
http://ununiverso.altervista.org/blog/shopping-bellico-dopo-gli-f35-litalia-acquistera-12-nuove-navi-per-tre-miliardi/
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