lunedì 11 marzo 2013

Web sotto controllo: la Commissione Europea finanzia “Clean IT”


di LUCA FUSARI

Un nuovo progetto europeo volto a contrastare “l’uso illegale di Internet” ha messo in fibrillazione il web. Il progetto, ancora poco noto, è denominato ‘Clean IT ‘ e si presenta come un approccio coordinato tra pubblico-privato (Stati, enti, provider ed aziende del web), finanziato dalla Commissione Europea dal 2010 (attraverso il programma per la prevenzione e la lotta contro la criminalità organizzata) per la somma di 400 mila euro, avente per obbiettivo quello di sradicare da Internet il terrorismo a partire da febbraio 2013.

Il nucleo fondatore e promotore di tale progetto vede la presenza di Germania, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi e Belgio, ai quali si sono al momento uniti anche Ungheria, Romania, Austria, Danimarca, Grecia. A questi Paesi si affiancano come partners associazioni ed enti di ricerca: l’International Network Against Cyber Hate (INACH), Ligue internationale contre le racisme et antisémitisme (LICRA), Association des Fournisseurs d’Acces et de Services Internet (AFA), Internet Society Belgium (ISOC-BE), Hosting company Leaseweb, Dutch computer end user organisation (HCC), Euvision, Atos Spain, Special Telecommunications Service Romania, Kosmozz, International Association of Internet Hotlines (INHOPE), N-Square Consulting, S21Sec, Community Security Trust, vari accademici a vario titolo e persino il Pirate Party Switzerland (con Pascal Gloor).

Sul sito web del progetto, il suo obiettivo dichiarato è quello di ridurre l’impatto dell’uso di Internet per “finalità terroristiche”, ma “senza pregiudicare” la nostra libertà online. Mentre l’obiettivo può sembrare abbastanza nobile, Clean IT contiene in realtà una serie di proposte controverse se non sostanzialmente liberticide, che costringeranno gli intermediari del web a sorvegliare la rete influenzando sicuramente la nostra libertà online. L’European Digital Rights, un’organizzazione con sede a Bruxelles composta da 32 ONG di tutta Europa (tra cui l’Electronic Frontier Foundation, EFF), ha recentemente lanciato un allarme per la libertà del web rendendo noto un documento recente di 23 pagine del settembre 2012 sul progetto Clean IT. Diamo uno sguardo ad alcuni degli elementi più controversi del progetto.



Provider ed aziende quali forze dell’ordine arruolate

Con la scusa di combattere l’uso terroristico di Internet,’ il progetto Clean IT, condotto dalla polizia olandese, ha sviluppato una serie di “raccomandazioni dettagliate” che costringerà le società di Internet ad agire come arbitri di ciò che è “illegale” o “terroristico” nell’uso di Internet.
In particolare, la proposta suggerisce che «la legislazione deve rendere chiare che i provider hanno l’obbligo di cercare di individuare, in misura ragionevole (…) l’uso terroristico delle infrastrutture» e, ancora più preoccupante, «possono essere ritenute responsabili per non aver rimosso i contenuti che gli utenti ospitano o hanno postato sulle loro piattaforme, se non fanno ragionevole sforzo di rilevamento». La definizione di “terrorista” è in questo contesto abbastanza vago per sollevare allarmi.

Erosione delle garanzie giuridiche

Le raccomandazioni chiedono la facile rimozione dei contenuti da Internet senza seguire le procedure ”formali”. Si suggeriscono nuovi obblighi che obblighino i provider a consegnare tutte le informazioni sui clienti necessarie per le indagini sull’”uso terroristico di Internet”. Ciò equivale ad una grave erosione delle garanzie giuridiche. Sotto questo regime, una azienda di telecomunicazione dovrà far valere una qualche vaga nozione di “uso terroristico di Internet” e avrà carta bianca per bypassare le tutele alle libertà civili.

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Le raccomandazioni suggeriscono anche che vengano consapevolmente forniti i collegamenti ipertestuali al sito che ospita il “contenuto terrorista” al fine di definirli come illegali. Questo avrà un impatto negativo a catena su una serie di diversi attori, dai ricercatori universitari ai giornalisti, e sarà uno schiaffo in faccia ai principi della libera espressione e della libera circolazione della conoscenza.

Conservazione dei dati

Le società di Internet sotto il regime Clean IT non solo potranno, ma di fatto avranno l’obbligo di conservare le comunicazioni contenenti “contenuto classificato come terroristico”, anche dopo che è stato rimosso dalla loro piattaforma, al fine di fornire le informazioni alle forze dell’ordine.

Materiale di supporto e le sanzioni

Benché il progetto si descriva come un approccio per l’autoresponsabilità per gli operatori del web privo di leggi, «quale quadro non-legislativo che consista di principi generali e di buone pratiche. I principi generali saranno sviluppati attraverso un processo bottom-up, in cui il settore privato assume la guida. Attraverso una serie di seminari e conferenze, il settore privato e pubblico definiranno i loro problemi e cercare di elaborare principi», in realtà offre anche delle linee guida per i governi, tra cui la raccomandazione che questi inizino una “revisione completa della vigente legislazione nazionale” sulla riduzione dell’uso terroristico di Internet. Questo include un promemoria del regolamento (CE) n 881/2002 (art. 1.2), che vieta i servizi Internet ad entità indicate come terroristiche come Al Qaeda. Vale la pena far notare che la normativa simile esiste anche negli Stati Uniti (vedi: 18 USC § 2339B) ed è stato ampiamente criticata per la possibile criminalizzazione di ogni discorso quale forma di sostegno politico a tali gruppi.

Le linee guida definiscono come i governi debbano attuare sistemi di filtraggio per bloccare i dipendenti pubblici da qualsiasi “uso illegale di Internet.”
Inoltre, dovranno essere disposti criteri governativi di incentivo e politiche di sovvenzioni pubbliche legate alle società Internet che tracceranno maggiormente riducendo l ‘”uso terroristico di Internet”.

Avviso ed azione intrapresa

Il documento trapelato contiene raccomandazioni che richiederebbero alle forze dell’ordine, in alcuni casi, di inviare notifiche che l’accesso al contenuto deve essere bloccato, seguito dalla nota che la registrazione del dominio deve essere terminato. In altri casi, i certificati di sicurezza dei siti dovrebbero essere declassati. La notifica delle politiche di intervento consentirà alle forze dell’ordine di comunicare ed agire nei confronti delle società Internet, le quali dovranno rimuovere il contenuto “offensivo” il più velocemente possibile. Questo obbligherà le forze dell’ordine a determinare la misura in cui il contenuto può essere considerato “offensivo”. Le forze dell’ordine dovranno «contestualizzare i contenuti e descriverli nell’ambito di competenza del diritto nazionale».

Rilevamento semi-automatico

Il progetto prevede anche il rilevamento semi-automatico del “contenuto terrorista”. Anche se il contenuto non sarebbe automaticamente rimosso, eventuali ricerche di nomi noti delle organizzazioni terroristiche, loghi o altri contenuti correlati verrà rilevato automaticamente. Questo certamente inibirà la ricerca di qualcosa di anche lontanamente associato con quello che le forze dell’ordine potrebbero ritenere “contenuto terroristico”, e seriamente ostacolare un’indagine normale ad uno studente, giornalista o ricercatore sull’attualità e la storia dello scorso decennio. In effetti, tutte le ricerche sul terrorismo potrebbero finire sotto la scure delle forze dell’ordine etichettate come “propaganda terroristica”.

Politiche di vera identità

In base alle disposizioni Clean IT, tutti gli utenti della rete, sia in reti sociali o professionali, saranno obbligati a fornire le loro identità reali ai fornitori di servizi (comprese le aziende delle reti sociali), eliminando l’anonimato online, che EFF ritiene fondamentale per la protezione della sicurezza e in molti casi (attivisti, dissidenti, vittime di violenza domestica…). In base alle disposizioni, le aziende possono anche richiedere agli utenti di fornire la prova della loro identità, e saranno in grado di memorizzare le informazioni di contatto degli utenti al fine di fornirle alle forze dell’ordine nel caso di un’indagine potenziale circa l’uso “terroristico” di Internet. Sarà anche richiesto alle persone l’utilizzo di una immagine reale di se stessi, distruggendo così decenni di cultura di Internet (oltre a violare la privacy degli utenti).

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Forze dell’ordine ed accesso ai contenuti dell’utente

Il documento raccomanda che a livello europeo, browser o sistemi operativi debbano sviluppare un pulsante di segnalazione di uso terroristico di Internet, e suggerisce ai governi di attuare una legislazione che ponga l’obbligo di presenza di questo pulsante sia nei sistemi di comunicazione del browser o nei sistemi operativi
Inoltre la Commissione Europea raccomanda che i giudici, i pubblici ministeri e specializzati agenti di polizia siano in grado di rimuovere temporaneamente il contenuto che è indagato.

Bando del linguaggio

Una materia in discussione nell’ambito delle disposizioni Clean IT è la messa al bando dal web dei linguaggi ed idiomi che non sono state approvati da “specialisti di abuso o di sistemi di abuso”. La raccomandazione corrente contenuta nel documento renderebbe l’uso di queste lingue “inaccettabile e preferibilmente tecnicamente impossibile”.
Con più di 200 lingue di uso comune e più di 6.000 lingue parlate nel mondo, sembra altamente improbabile che gli specialisti d’abuso o sistemi si interesseranno al di là di poche elette. Per omogeneità di confronto, Google Translate funziona solo con 65 lingue.
Nel momento in cui nuove iniziative per preservare le lingue in via di estinzione si avvalgono delle nuove tecnologie, sembra miope e anche sciovinista prendere in considerazione una loro limitazione e decidere quali lingue potranno essere utilizzate online.

Che cos’è terrorismo

Mentre il documento afferma che il primo riferimento per determinare il tenore di ciò che è terrorismo sarà l’ elenco dei terroristi sanzionati dall’ONU, l’UE, in realtà le varie linee guida sembrano mostrare un’interpretazione più ampia delle disposizioni sull’accezione di ”terrorismo”, un fenomeno incredibilmente problematico nei suoi vari aspetti e significati: un uomo può essere definito da uno Stato, da un Governo o da alcune persone come un “terrorista”, mentre potrebbe da altri essere definito un “combattente per la libertà”. Anche il confronto degli elenchi degli Stati Uniti e dell’Unione europea di entità indicate come terroristiche presenta delle differenze, la recente polemica negli Stati Uniti intorno alla derubricazione di un gruppo combattente iraniano anti-ayatollah (Mujaheddin del popolo iraniano) mostra come in politica, tali decisioni non possano essere omogenee come criterio ma sovente d’opportunità.

Inoltre appare evidente come la discrezionalità da parte delle autorità europee e delle Nazioni Unite nel determinare cosa sia “terrorismo” non rappresenti di per sé (per trasparenza, democrazia e libertà di tali organizzazioni e suoi membri) una garanzia sufficiente ad evitare che un tal sistema capillare si limiti al solo contrasto o prevenzione di una effettiva forma di propaganda tesa alla realizzazione e promozione di violenza indiscriminata, qual’è il terrorismo.

Nel complesso il progetto Clean IT, secondo l’EFF è finalizzato ad introdurre una censura potenzialmente infinita ed una sorveglianza dispotica e paternalista che potrebbe effettivamente trasformare le società di Internet in poliziotti o delatori del web per conto dei governi, quale forma di strisciante nazionalizzazione o consociativismo con i vari rispettivi Stati ed organi comunitari. Clean IT dimostra di proporre un controllo totalitario europeo della rete mirando a creare danni notevolmente maggiori alle libertà fondamentali degli utenti rispetto a qualsiasi minaccia effettivamente terroristica online.

La Commissione europea finanziando questo progetto, contraddice le forti protezioni legali alla libertà di espressione e della privacy contenute nella stessa Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (art 11). Negare i diritti e le libertà fondamentali in nome della sicurezza o della lotta al terrorismo non è né dev’essere una premessa accettabile. Senza una sostanziale libertà di movimento, azione ed espressione individuale anche online sul web si è meno sicuri in primo luogo nei confronti degli stessi gestori della sicurezza e detentori del monopolio legale (non legittimo!) della forza, costituendo la premessa per una minor forma di condizionamento ed interazione sulla realtà e non soltanto sul piano politico.

E’ invece assai probabile, anche dall’esperienza di contrasto degli ultimi anni in Occidente, che attraverso l’etichetta “terrorismo” si profili il rischio di porre basi giustificazioniste e mezzi politici e materiali per la realizzazione di uno Stato di polizia digitale, a livello quantomeno continentale, degno se non della celebre distopia orwelliana 1984 certamente del modello in uso oggi in Cina. Un suo uso strumentale ed autoritario andrebbe ovviamente in primo luogo a beneficio della stessa autorità promotrice e finanziatrice, la Commissione Europea (e di conseguenza da parte dei vari Stati-governi membri Ue facenti parte del progetto).

L’uso del termine “terrorismo” potrebbe diventare termine e concetto usato nei confronti di categorie, gruppi, movimenti, partiti, comportamenti, idee (politiche, religiose) e proposte tese non ad ideare, attuare o giustificare stragi o violenze di massa ma semmai ad opporsi con nonviolenza e democraticamente ad idee, prassi ideologiche-politiche-economiche e comportamenti divenuti dominanti, istituzionali e/o funzionali a determinati gruppi ed élite di potere al fine di tutelarsi mantenendosi al vertice del sistema, garantendo la stabilità dello stesso da loro controllato, da ogni forma di dissenso anti-statalista, secessionista, fiscale, indipendentista ed euroscettico diffusi e presenti sempre più spontaneamente nella società dal basso e sulla rete in tutta Europa.

Benché al momento l’Italia non compaia tra i paesi aderenti al progetto, appare evidente prima o poi una sua adesione, non fosse altro perché con l’adesione di molti altri Stati Ue tale progetto diverrà parte integrante del sistema di monitoraggio della rete web europea. D’altronde il suo uso potenzialmente totalitario non verrebbe di certo disdegnato dai politici italiani, i quali non spiccando in virtù e moralità saprebbero come fare propri ed utilizzare i difetti e le mostruosità di tale iniziativa a loro favore.

D’altronde non è un caso se sempre più vengono demonizzati nei vari Palazzi istituzionali di Roma e Bruxelles come pericolose manifestazioni “populiste” l’evasione fiscale, il secessionismo e l’euroscetticismo, dato che essi sono fatali ostacoli agli occhi dei tecnocrati, dei costruttivisti e pianificatori sociali (anche italici) per la realizzazione a livello europeo del loro dominio e controllo assoluto collettivo su tutti gli individui.

Debellare tali resistenze, tali dissidenze, considerandole forme di “terrorismo” ed iniziando una epurazione progressiva dal dibattito, dai canali informatici e dalla loro diffusione online, con la “purificazione” del web (fino ad oggi privo di un loro diretto e stretto controllo), è molto probabilmente l’inevitabile ulteriore tragico prossimo passaggio operato dai governi europei verso la costruzione di un unico Super-Stato omologatore ergo ademocratico in quanto essenzialmente liberticida, contro la volontà dei cittadini europei, tale da rendere vana ogni forma di nuova statualità territoriale al suo interno.

Un Super-Stato europeo il quale si palesa essere sempre più una disperata forma di utopismo trascendente sovranazionale per leadership politiche votate al fallimento sul piano nazionale a causa degli enormi debiti pubblici realizzati da quegli stessi Stati membri Ue da loro gestiti. Una premessa distopica in sé evidentemente fallace, incamminata verso un nuovo tragico esito del quale è bene, fuori e dentro il web, esserne consapevoli.




http://www.chip.de/news/Clean-IT-Die-EU-will-den-totalen-ueberwachungsstaat_57686996.html

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