Articolo di Viviana Pizzi * Fonte: www.infiltrato.it
I PARTECIPANTI ITALIANI E STRANIERI
Alle 19.45 è stato visto entrare Ignazio Visco, governatore della Banca Centrale; un quarto d’ora dopo il ministro del Lavoro Elsa Fornero, seguito dal presidente del Consiglio Mario Monti, avvistato intorno alle 20.30. Tra i ministri del governo tecnico erano presenti anche Corrado Passera (delega allo Sviluppo Economico) e Francesco Profumo titolare del dicastero all’Istruzione
Tra gli altri invitati Mauro Moretti, ex sindacalista della Cgil; Angelo Cardani, presidente di Agcom; Fulvio Conti dell’Enel; Anna Maria Tarantola presidente della Rai; Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit; Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni; Franco Barnabè di Telecom Italia, Alberto Nagel ad di Mediobanca, Enrico Cucchiani di Mediaintesa e Rodolfo de Benedetti del Gruppo Cir.
Dall’estero sono invece arrivati Tom Enders, Ceo della Eads, Marcus Agius di Barclays, il canadese Edmund Clark boss della Td Bank, Kenneth Jacobs numero uno di Lazard e l’americano capo dell’Alcoa Klaus Kleinfeld.
C’erano anche il francese Henri Castries presidente del gruppo Axa, il tedesco Josef Ackermann presidente del consiglio di amministrazione del Gruppo Executive Committee Deutsche Bank, lo statunitense Keith Alexander comandante dell’Us Cyber Command e direttore dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale, lo spagnolo Joaquin Almunia vicepresidente Commissario per la concorrenza Commissione Europea, lo statunitense Roger Altman presidente della Evercore Partners, il portoghese Luis Amado presidente del Banco Internacional do Funchal, il norvegese Johan Andresent proprietario e amministratore delegato della Ferd, il finlandese Matti Apunen direttore Finnish Businness and Policy Forum Eva, il turco Ali Babacan vice primo ministro per gli affari economici e finanziari, il portoghese Francisco Pinto Balsemao presidente e Ceo di Impresa ed ex primo ministro, il francese Nicolas Baverez Partener della Gibson Dunn & Crutcher LLP, il francese Christophe Béchu senatore e presidente del Consiglio Generale del Maine et Loire, e il turco Enis Berberoglu editore del quotidiano Hurriyet.
Tutti i nomi presenti sono personaggi abitualmente chiamati a
partecipare agli incontri del Bilderberg anche quando si tengono in
altre nazioni. A questi se ne aggiungono altri che restano segreti
nonostante gli insiders provino in tutti i modi a stanarli.
I TEMI DELLA DISCUSSIONE
Di cosa si è discusso in questo vertice mondiale di governanti e banchieri di tutte le specie? Dell’andamento economico del globo, questo
è certo nonostante non arrivino conferme ufficiali. E tenendosi in
Italia, nel vertice si sarà discusso molto probabilmente di eurozona
e degli andamenti economici di nazioni che non ce la fanno a stare al
passo con la tabella di marcia imposta dai mercati.
Indiscrezioni raccontano però che, oltre a euro-questioni, durante
l’incontro siano state affrontate anche tematiche legate alla politica
italiana.
E infatti la domanda che si pongono gli italiani è che cosa ci facesse il premier Mario Monti
a questo incontro insieme alla sua squadra di governo, praticamente al
completo salvo rare eccezioni. Monti è un habitué del Bilderberg, tanto è
vero che in passato ha già preso parte ad altri incontri insieme a Paolo Scaroni di Eni e Franco Barnabè di Telecom Italia.
Da fonti interne a Palazzo Chigi arrivano però soltanto dei rumours: Mario Monti avrebbe presentato una relazione su come far uscire l’Italia dalla crisi economica in cui è sprofondata.
Manovre finalizzate a perseguire gli scopi dei vertici più alti delle
banche mondiali, che coincidono però con le tanto agognate misure di
impoverimento del Paese Italia messe in campo negli ultimi dodici mesi.
Sempre secondo indiscrezioni emerge che si è parlato anche di un
eventuale commissariamento dell’economia dei paesi più deboli della
zona euro tra i quali oltre alla Grecia e alla Spagna guarda caso figura
proprio l’Italia.
Perché mai l’incontro è stato previsto proprio a Roma e come mai
alcuni ministri del Governo sono stati invitati alla mensa del Re? Probabilmente – e siamo nel campo delle ipotesi, perché di conferme ufficiali non ne arriveranno mai – i
potenti del mondo hanno chiesto garanzie politiche ed economiche
proprio ai banchieri di casa nostra, sempre disponibili e asserviti nei
confronti delle lobby mondiali.
LE CONSEGUENZE PER L’ITALIA: ACCELERATA SUL MONTI BIS
Gli osservatori più attenti ritengono che si sia chiesto all’Italia
di rispettare i patti e garantire, quindi, con il risanamento del debito
pubblico attraverso la tassazione ai cittadini, la stabilità economica che le banche pretengono. Non per nulla la maggior parte degli appartenenti al Bilderberg rappresentano i più potenti istituti di credito del mondo. Tutto questo però potrebbe portare al disastro per l’Italia.
Una tesi portata avanti anche dal giornalista russo Daniel Estulin, specialista delle influenze del Bilderberg
sull’economia mondiale, che parlando di Mario Monti, ha svelato il
piano per la distruzione dell’Italia, risultante dal rispetto dei patti
con il Bilderberg.
“Qualunque governo che cercherà di ripagare questo debito
distruggerà il proprio paese, tutto quello che finora si è fatto è
stato obbligare i cittadini a pagare il debito pubblico gonfiato dagli
interessi usurai della finanza internazionale e aggravato nell’eurozona,
dall’impossibilità di ricorrere, a costo zero, all’ossigeno della
moneta sovrana. Dal momento che non possiamo pagare e non può farlo
nemmeno il governo, allora ci si rivolge alle istituzioni finanziarie
internazionali. Chiunque tenta di farlo distruggerà il proprio paese”.
Con molta probabilità a Mario Monti è stato chiesto di
impegnarsi ancora personalmente nella politica italiana per permettere
che il sistema bancario continui ad avere la meglio sulla nostra
economia. E questo, con qualsiasi altro premier, non sarebbe stato possibile come con il Professore.
IL DOPO BILDERBERG E LE DICHIARAZIONI IN KUWAIT
Solo in questa chiave è possibile spiegare le dichiarazioni che lo
stesso Mario Monti ha rilasciato nella sua recente visita in Kuwait dove
ai petrolieri asiatici si è presentato come l’unico in grado di poter
fornire garanzie in vista di futuri investimenti in Italia.
“Non posso garantire per il futuro – questo
ha dichiarato Mario Monti a chi gli chiede se abbia fornito in Kuwait
garanzie sull’affidabilità dell’Italia dopo il suo mandato – chi
governerà deve avere come obiettivo quello di continuare a garantire
crescita, giustizia, lotta a corruzione e evasione. Le valutazioni sono
ai minimi e servono capitali per la crescita. Abbiamo illustrato a
potenziali investitori che è il momento in cui i titoli a reddito fisso e
le valutazione delle imprese in Italia sono bassi”. Tradotto: venite a comprare che vendiamo a prezzi stracciati.
Dopo la riunione del Bildeberg lo stesso Monti ha assicurato però che “i conti pubblici stanno avviando un percorso di risanamento e le riforme sono sulla strada giusta: questo permetterà ai paesi euro, nel loro insieme e individualmente, di diventare più solidi e stabili”.
Il premier ha anche ricordato che l’Italia ha adottato tutti gli strumenti necessari per rendere il paese più attraente agli investitori del Golfo.
“Appena il mio governo si è insediato – ha anche sostenuto – abbiamo
avviato una politica di risanamento dei conti basata su rigore ed
equità, che ci permetterà di raggiungere nel 2013 il pareggio di
bilancio”. Lo ha fatto citando anche le riforme strutturali adottate dal suo governo:
quella del sistema pensionistico che rende sostenibile il sistema
previdenziale per i conti pubblici, la riforma del mercato del lavoro e
tutta una serie di provvedimenti per aumentare la concorrenza e favorire
la liberalizzazione dei servizi e delle professioni.
Una serie di passaggi che fanno intuire quello che molte forze politiche vorrebbero che fosse reso pubblico. Il Bilderberg ordina a Monti di continuare a governare per la stabilità del sistema nel nostro Paese. A danno di chi? Dei
cittadini che continueranno a vedersi impoveriti ogni giorno di più
mentre i soldi pagati con le loro tasse andranno a colmare – in maniera insufficiente – il debito pubblico. Creando però disoccupazione, povertà e disperazione. E ricchezza per le banche, ça va sans dire.
articolo visto su stampalibera.com e copiato e postato su questo blog
anche ieri sera (lunedì), non ricordo se all'Infedele o su Quinta colonna, è stato chiesto come mai Monti non avesse ancora s-venduto beni dello Stato, e come mai non c'era ancora un inventario comprensibile e aggiornato: chi ne parlava era uno delle Acli, salvo errore. Questo per dire che c'è gente, politici o affaristi, che vede nella svendita un ottimo modo per fare affari e lucrare alla grande. Certamente non sono persone dedite al lavoro, nel senso che ritengono superata la fase della trasformazione delle materie prime in qualcosa di tangibile e utilizzabile dagli uomini: costoro amano il dio denaro e forse non sanno nemmeno sbucciare un'arancia, al massimo la spremono.
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