(Fonte: Il Fatto Quotidiano)
- Un post pubblicato domenica. Tema: il conflitto israelo-palestinese
che in questi giorni sta vivendo un’altra pagina dai toni drammatici.
Una presa di posizione molto dura nei confronti dello Stato ebraico,
accusato di “logica nazista” nei confronti dei palestinesi. Ma la
rimozione del suo intervento dal sito di Repubblica.it ha colto di
sorpresa Piergiorgio Odifreddi (matematico, divulgatore scientifico,
diventato noto anche per le sue posizioni critiche alla Chiesa
cattolica). Ieri sera, infatti, il suo post nel blog “Il non senso della
vita” non c’era più. Tanto è bastato, comunque, perché Odifreddi
decidesse di scrivere un ultimo intervento, di commiato, per salutare i
numerosi lettori che lo hanno seguito fin qui. D’altronde l’intervento
in un blog non riflette la linea editoriale del giornale, che del resto
nei casi più controversi – come potrebbe essere questo – può scegliere
di pubblicare due interventi in antitesi (l’uno che intende confutare
l’altro), davanti ai quali i lettori possono confrontarsi.
“Per
809 giorni Repubblica.it ha generosamente ospitato le mie riflessioni –
scrive Odifreddi nel suo saluto – che spesso non coincidevano con la
linea editoriale del giornale, e ha offerto loro l’invidiabile
visibilità non solo del suo sito, ma anche di un richiamo speciale nella
sezione Pubblico. Da parte mia, ho approfittato di questa ospitalità
per parlare in libertà anche di temi scabrosi e non politically correct,
...
... che vertevano spesso su questioni controverse di
scienza, filosofia, religione e politica. Naturalmente, sapevo bene che
toccare temi sensibili poteva provocare la reazione pavloviana delle
persone ipersensibili. Puntualmente, vari post hanno stimolato valanghe
(centinaia, e a volte migliaia) di commenti, e aperto discussioni che
hanno fatto di questo blog un gradito spazio di libertà. Altrettanto
naturalmente, sapevo bene che la sponsorizzazione di Repubblica.it
poteva riversare sul sito e sul giornale proteste direttamente
proporzionali alla cattiva coscienza di chi si sentiva messo in
discussione o criticato”.
“Immagino che il direttore del giornale
e i curatori del sito abbiano spesso ricevuto lagnanze, molte delle
quali probabilmente in latino – ammette – Ma devo riconoscere loro di
non averne mai lasciato trasparire più che un vago sentore, e di aver
sempre sposato la massima di Voltaire: ‘Detesto ciò che dici, ma
difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo’. Mai e sempre, fino a
ieri, quando anche loro hanno dovuto soccombere di fronte ad altre
lagnanze, questa volta sicuramente in ebraico”. Ma poi, ieri, ecco la
cancellazione del post che “non è, di per sé, un grande problema:
soprattutto nell’era dell’informatica, quando tutto ciò che si mette in
rete viene clonato e continua comunque a esistere e circolare. Non è
neppure un grande problema il fatto che una parte della comunità ebraica
italiana non condivida le opinioni su Israele espresse non soltanto da
José Saramago e Noam Chomsky, al cui insegnamento immodestamente mi
ispiro, ma anche e soprattutto dai molti cittadini israeliani
democratici che non approvano la politica del loro governo, ai quali
vanno la mia ammirazione e la mia solidarietà”.
“Il problema,
piccolo e puramente individuale, è che se continuassi a tenere il blog,
d’ora in poi dovrei ogni volta domandarmi se ciò che penso o scrivo può
non essere gradito a coloro che lo leggono: qualunque lingua, viva o
morta, essi usino per protestare – Dovrei, cioè, diventare ‘passivamente
responsabile’, per evitare di non procurare guai. Ma poiché per natura
io mi sento ‘attivamente irresponsabile’, nel senso in cui Richard
Feynman dichiarava di sentirsi in Il piacere di trovare le cose,
preferisco fermarmi qui”. “Tenere questo blog è stata una bella
esperienza, di pensiero e di vita, e ringrazio non solo coloro che
l’hanno ospitato e difeso, ma anche e soprattutto coloro che vi hanno
partecipato – conclude Odifreddi – La vita, con o senza senso, continua.
Ma ci sono momenti in cui, candidamente, bisogna ritirarsi a coltivare
il proprio giardino”.
Ma la scomparsa improvvisa del post aveva
scatenato proprio i frequentatori più assidui del blog di Odifreddi che,
utilizzando lo spazio del suo articolo precedente, non solo hanno
chiesto insistentemente al matematico come mai quel testo fosse stato
rimosso, ma lo hanno copiato e incollato a beneficio di chi non l’avesse
letto. A quel punto, certo, si è sviluppato il dibattito tra chi è
d’accordo con la tesi di Odifreddi e chi non lo è. ”Non c’era nessun
delirio antisemita, filoislamico, comunista. Solo una condanna alla
violenza” scriveva B.dg. ”Il post – secondo Giulioru – è un minkiata se
l’ha o gliel’hanno tolto hanno fatto bene, non per i contenuti che sono
aleatori come tutte le informazioni che ci imboccano, ma per l’uso di
paragoni matematici che sono infantili e inopportuni. Uno, 10, 100 non è
questione di moltipliche ma di follia umana che non ha formule né tempo
né luoghi”.
I lettori del blog ora commentano invece l’addio del
matematico al blog: “Con l’ultimo thread non ero d’accordo, come ho
scritto – interviene Nivadi – Ciò non toglie che desidero continuare a
leggere osservazioni non convenzionali e stimolanti facci sapere dove
potremo leggerti. Smetterò di leggere il sito di Repubblica”. “Che gran
peccato, il suo blog mi ha sempre offerto dei grossi spunti di
riflessione – dice lucajeck_01 - A volte mi sono trovato in disaccordo
con le sue vedute, ma è stato un piacere anche quello, poter testare il
mio senso critico su argomenti complessi o comunque su punti di vista
particolari è stato stimolante”.
Di seguito il post di Odifreddi cancellato dal blog
Dieci volte peggio dei nazisti
Uno
dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la
strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi
“giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335
italiani in rappresaglia per l’attentato di via Rasella compiuto dalla
resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32
militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna
della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del
motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a
uno, fu Hitler in persona.
Il feldmaresciallo Albert Kesselring
trasmise l’ordine a Herbert Kappler, l’ufficiale delle SS che si era già
messo in luce l’anno prima, nell’ottobre del 1943, con il
rastrellamento del ghetto di Roma. E quest’ultimo lo eseguì con un
eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320
stabilito dal Fuehrer. Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte
per l’eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al
1952, quando il detenuto fu scarcerato per “motivi di salute” (tra
virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo
aiutante Erich Priebke furono condannati all’ergastolo. Il primo riuscì a
evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo,
catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in
semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario.
In
questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della
logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli
“atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti
israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e
si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che
d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire
l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto
alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa
succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante
l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta
con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400
palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15
morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un
rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a
quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di
quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e
dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi.
Ma
a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è
bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale
internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi
generali?
Piergiorgio Odifreddi
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4124
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