di Gianluigi Paragone
Partiamo dalle cifre. Il numero “boa” è un range compreso tra i 120 e i 150 miliardi: tanto secondo l’Istat, è l’imponibile sottratto all’erario.
Ora, domando al presidente Monti e al numero uno di Agenzia delle
Entrate Befera, è mai possibile pensare sul serio che a questa cifra ci
si arrivi per gli scontrini non emessi, per le fatture in nero non
rilasciate dall’idraulico o per le ore in nero pagate all’insegnante di
ripetizione? La risposta di chi ha un quoziente intellettivo medio è no.
No, no e ancora no. A queste cifre ci si arriva perché c’è un numero
“ristretto” di soggetti che evade per cifre da capogiro.Mesi fa il generale della Guardia di Finanza Bruno Buratti denunciò che in una indagine fu sequestrata “una
fattura falsa che riportava come imponibile un miliardo di euro e Iva
per 200 milioni: un danno per lo Stato di oltre 500 milioni di euro”.
Lo stesso comandante, per meglio spiegare il danno, aggiunse che era
“come se, per due mesi, nessun bar d’Italia rilasciasse lo scontrino
fiscale per i 70 milioni di cappuccini o caffè bevuti ogni giorno dagli
italiani”. Allora, porca vacca, lo sanno benissimo chi sono i grandi
evasori!
Eppure siamo qui a menarla con titoloni da qualunquismo fiscale
contro le famiglie che evadono. Allora sia chiaro che su dieci
contenziosi col fisco, questo ne perde sei; per non dire dei casi in cui
le cartelle pazze di Equitalia hanno portato allo scoperto casi
imbarazzanti per la stessa società di riscossione dei crediti. Insomma, è
chiaro il bersaglio facile del qualunquismo fiscale.
Così, nella foga della scrittura, non avanza inchiostro per i grandi
evasori. Tra questi le banche, le quali nascondono al fisco non pochi
soldini. “Banchieri & Compari” è un libro imperdibile scritto da
Gianni Dragoni, inviato del Sole 24 Ore, in cui sono messe nero su
bianco cose di cui anche noi abbiamo scritto più volte. Dragoni ricorda
che “il fisco ha mosso contestazioni alle banche per una somma tra i quattro e i cinque miliardi di euro
di imposte non pagate e sanzioni. Alla fine attraverso le transazioni
lo Stato potrebbe incassare poco più di un miliardo. E gli altri tre o
quattro miliardi?”. Abbuonati come si fa con i bambini piccoli: bravo,
hai detto la verità quindi mamma e papà stavolta chiudono un occhio. Un
cavolo: le banche vengono prima pizzicate e solo poi decidono di
arrivare a più miti consigli mettendosi d’accordo. Va da sé che anche
gli imprenditori farebbero lo stesso se soltanto avessero quei soldi che
le banche hanno nelle cassaforti. Invece nisba, quindi seguono
pignoramenti, ganasce ai mezzi, multe salatissime. I cumenda mica hanno
santi in paradiso. Loro vengono bastonati dallo Stato (talvolta debitore
nei loro confronti) con le tasse e poi costretti a inginocchiarsi
davanti agli agenti del fisco. Domando: è giusto? Certo che no, eppure
questa è la via presa dai governi politici di centrodestra e
centrosinistra così come dal governo tecnico. Il quale governo si fa
lustro di annoverare come ministri ex manager d’alto livello delle
banche. Passera, la Fornero, Ciaccia, Gnudi: l’elenco dei moralizzatori è
lungo. Eppure costoro farebbero bene a non salire in cattedra, non
fosse altro perché le banche, i loro peccatucci, li hanno commessi.
Facciamo l’elenco. A Unicredit sono stati sequestrati 246 milioni di euro
per operazioni condotte attraverso Barclays, importante merchant bank.
Con queste operazioni – su cui indaga la procura di Milano con l’accusa
di capziosa evasione fiscale – Unicredit avrebbe sottratto al fisco 745 milioni di euro di guadagni, ai quali corrispondono 246 milioni di tasse non pagate. Per questa operazione Alessandro Profumo
è stato rinviato a giudizio. Nel sostanziale silenzio di giornali e
televisioni. E pure del governo che, nonostante questi fatti, dà soldi
alle nostre banche, a scapito delle nostre aziende. Imbarazzanti per
esempio sono i soldi finiti a Monte Paschi di Siena attraverso i Tremonti bond
(c’è sempre un atto che giustifica certe operazioni…), eppure Mps ha
dovuto chiudere una controversia con Agenzia dello Stato da un miliardo e
100 milioni di euro; la “pace” è stata assai vantaggiosa per la banca: 260 milioni, cioè un quarto della cifra contestata! Andiamo avanti? Ma certo. La Popolare di Milano ha accettato di pagare 180 milioni per di scrollarsi di dosso una bega da 313 milioni di imposte non pagate. Intesa San Paolo, la ex banca di Corrado Passera (indagato per reati fiscali), ha pagato 270 milioni di euro a fronte di una contestazione di un miliardo e 150 milioni di euro tra imposte non pagate, sanzioni e interessi.
Allora, è fondata o no l’impressione che le banche siano i soli
soggetti che si avvantaggiano di questa trattativa con Agenzia delle
Entrate e di contro che lo Stato è l’unico che ci perde? Io credo di sì,
dunque i pistolotti sulle famiglie che vivono al di sopra dei loro redditi o sui redditest sono ri-di-co-li.
Tanto più perché Befera non fa la morale ai vip che evadono e poi si
sistemano in qualche modo. Oltre a questo, citiamo due ultime perle. La
prima è la norma “salva-banchieri” che il governo tentò di infilare in
uno dei suoi pacchetti e che, scoperta, fu ritirata perché somigliava
tantissimo a una depenalizzazione “ad castam”. La seconda è di queste
ore: pare che il governo voglia sottrarre dalla cosiddetta Tobin Tax la
tassazione degli strumenti derivati, di cui i bilanci delle nostre
banche sono strapieni. Poi dicono di non essere il governo amico delle
banche e della finanza…
Ndr: e vogliamo dimenticare il caso allucinante delle Commissioni Bancarie?
fonte http://byoblu.com/post/2012/11/22/Il-Redditest-fatelo-alle-banche!.aspx#continue
Nessun commento:
Posta un commento