venerdì 6 aprile 2012

Critiche allo stato d'Israele e a se stessi

Ha suscitato scalpore la poesi che Gunter Grass ha scritto per criticare la promessa di una consegna di un ulteriore sottomarino alla marina israeliana. Il punto è che nella poesia, pubblicata da diversi quotidiani e media europei, c'è una critica che il premio nobel tedesco rivolge a se stesso. Ed è da qui che partono le mie considerazioni per parlare, appunto, d'altro.
Infatti già dal titolo "quello che va detto" si può partire per esaminare cosa noi, per noi stessi, stiamo facendo ma sopratutto abbiamo fatto. Ritengo che ,come lui, siamo stati troppo tempo zitti e su tanti fronti. Non abbiamo, e così liquidiamo il caso Israele, mosso un dito di recente sulla costruzione del muro, oltre ad aver sempre invitato a discutere e trattare ma senza puntare i piedi e pestare i pugni sul tavolo: per contro abbiamo invece accusato, quasi sempre, i palestinesi. Ora le operazioni piombo fuso, gli attacchi a navi che portavano aiuti, il voler impedire di portare aiuti mantenendo appunto un embargo,sono tutte cose che vengono permesse agli israeliani: se le critichi sei antisemita, razzista e quindi da stangare e punire. Non si possono accettare diktat da loro, come governo, nè ci può essere impedito da media o governi piegati ai voleri altrui di esprimere il nostro dissenso. Tuttavia è forse per abitudine che si parte in quarta a criticare il prossimo, i governi cinesi ad esempio o la politica interna Usa o quella di Putin, ricordiamo nel primo caso il tibet, nel secondo Iraq Iran eccetera, nel terzo la Cecenia: ma non vediamo ciò che accade in casa nostra se non le piccole cose.Piccole rispetto a problemi macroscopici che il nostro paese aveva e ancora ha. Penso all'immenso numero di leggi rispetto ad altre nazioni: non mi addenterò in quei meandri, ma affermo che le differenze sono troppe per continuare ad accettarle.Per principio non mi va di fare mea culpa di continuo,ma quando è troppo è troppo. Poi posso entrare nel merito, senza ovviamente approfondire, del sacro rispetto per i politici, ma sopratutto per chi della politica na ha fatto una professione da 15mila o 20mila euro mensili, ed è da 4 o 5 o più legislature che di fatto non lavora, se non per se stesso.Possiamo continuare ad accettare ciò? Sì, certo e di fatto lo accettiamo. Non critichiamo un mucchio di cose non fatte, addirittura lasciamo perdere quando ciò che è stato promesso in campagna elettorale o inserito nel programma elettorale viene ignorato, una volta che il partito in questione ha ottenuto ciò che voleva. Pensiamo alla riduzione del numero di parlamentari, alla banda larga, al numero di mandati, al taglio delle auto blu eccetera. Quindi anche noi abbiamo, al pari di Gunter Grass, aspettato troppo tempo e in silenzio prima di reagire. Oggi rischiamo di pentircene, di essere puniti per il nostro silenzio: ma così puniremo anche i nostri figli che ,al pari nostro, di tante cose non hanno colpe. Abbiamo noi italiani nati dopo la guerra colpe per le leggi razziali? No di certo. Ha colpa anche chi,all'epoca, aveva un anno o anche 5 anni o comunque non contava niente? No di certo. Allora io non mi devo sentire in colpa per quei fatti, che pur rimanendo incresciosi non possono nè debbono ridurre la mia libertà di espressione verso il governo israeliano e/o verso tutti i governi del mondo, compreso il mio: anzi , sul nostro governo tacciamo troppo, lasciamo troppo correre. E' sufficiente vedere come è trattato il governo Monti: senza una critica che sia una. Si parla di critiche costruttive il che non significa politicamente corrette, ma vuol dire che le domande vanno studiate e articolate, che vanno intervistate in merito persone competenti. Da noi invece è come se si chiedesse a un commesso che cosa ne pensi del titolare: e lo si fa in presenza di quest'ultimo. Infatti spesso si intervistano bocconiani per sostenere le posizioni del governo, laddove ci sono tanti professori di altri atenei che scalpitano per dire la loro e lo fanno però online: su internet i media tradizionali saccheggiano solo notizie di gossip, invitandoci ancora una volta a spegnere il cervello. Potevano anche mostrarci che cosa avviene agli israeliani che manifestano contro il proprio governo: niente di nuovo dato che è lo stesso che avviene da noi, cioè manganello e spesso prigione (lì da loro mi pare un po' di più). Ora non possiamo girare la faccia da un'altra parte, possiamo e dobbiamo parlare della nostra nazione e del nostro paese:pensiamoci un momento e scopriremo come ce lo stanno portando via. Con leggi europee che dobbiamo rispettare, adattandoci ad adottare direttive e provvedimenti che vanno contro le nostre tradizioni, ci stanno spersonalizzando. Per cui lo scritto del premio nobel tedesco più che incensarlo o esaltarlo ci serva per invitarci a vedere cosa accade nel cortile di casa nostra: almeno finchè una casa ce l'abbiamo.

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