domenica 8 aprile 2012

E questi sarebbero «tecnici»? Di cosa? (di Maurizio Blondet)

Questo articolo è stato pubblicato su effedieffe.com e ripreso da rischiocalcolato.it dove l'ho visto e copiato.
La famosa riforma del mercato del lavoro fa ridere e piangere: è peggio di prima, quando l’articolo 18 esercitava tutta la sua forza bruta. I fancazzisti sono più o meno illicenziabili come prima; nella faccenda si torna ad inserire il giudice del lavoro – l’attore che bisognava lasciar fuori – che può decidere «il reintegro». E d’accordo, si può trovare la scusa che la riforma è fallita perchè la ministra tecnica non è riuscita a superare la fortissima resistenza dei sindacati e delle sinistre che in Parlamento sostengono il governo tecnico con le destre.

Vabbè. Ma che dire del pasticcio tragicomico degli «esodati»? L’orribile nome spetta a quei poveracci che si sono licenziati (o sono stati invitati all’«esodo») contando di andare in pensione con le vecchie norme – effettivamente vigenti fino al 31 dicembre 2011. Poi, la «riforma delle pensioni» li ha lasciati a metà del guado, senza salario e senza pensione. Anche per 5 anni. E quanti sono? Sessantamila, dice il governo, che non ne sa bene il numero; 350 mila, secondo altre fonti. Sono comunque un bel numero, vittime di una violazione fondamentale del diritto e della pura e semplice civiltà. Apparentemente, i tecnici non sapevano della loro esistenza.
L’IMU: il capolavoro dei tecnici. Hanno voluto fare insieme una patrimoniale, un atto di punizione storica contro gli italiani che mettono i soldi nel mattone – specie in seconde case – invece che in Borsa (come insegna Goldman Sachs), e magari, chissà, un incentivo allo smobilizzo di quei capitali immobili per mobilizzarli a vantaggio del dinamismo economico.
Sono riusciti:
1) A stroncare definitivamente la domanda immobiliare, già in agonia per il crollo dei mutui concessi dalle banche (-44%), tassando dieci volte più di prima valori immobiliari che sono caduti, stante la crisi, del 30%. Ed è inutile ricordare quanto l’immobiliare sia un volano trascinatore dell’economia reale per decine di settori, dall’industria dei mobili agli elettrodomestici agli attrezzi elettrici e idraulici.
2) Hanno stroncato l’agricoltura, applicando l’IMU sui fabbricati rurali vasti (perciò ipertassati) come fossero seconde case, colpite esosamente e punitivamente. Ciò che, secondo le associazioni di categoria, «rappresenta una doppia tassazione, essendo i fabbricati strumentali all’attività agricola già tassati quando vengono pagate l’IRPEFe l’ICI sui terreni». Risultato: «Effetti devastanti; l’applicazione dell’IMU potrebbe accelerare la dismissione del settore agricolo». Grazie, competentissimi tecnici.
3) Hanno praticamente sparato alla testa delle 41 mila famiglie che abitano in alloggi di cooperative a proprietà indivisa: gente che vive in case popolari, per lo più. Povera. E che ora deve pagare per l’alloggetto l’IMU punitiva come «seconda casa», anzichè come prima casa. Deve pagare il doppio circa dei normali proprietari di prima casa. Prima, con l’ICI, ognuna di queste famiglie, per 70 mq, pagava 45 euro l’anno. Adesso pagherà 665 euro: un aggravio fiscale di più del 1.350%, sulla fascia più debole dela popolazione. Da cui il fisco estrarrà 500 mila euro l’anno. La nuova IMU confezionata dai tecnici è «paradossale e iniqua», ha detto Luciano Caffini, presidente di Legacoop Abitanti, perchè non riconosce lo status di abitazione principale per questi alloggi, che vengono assegnati proprio a condizione di non possedere un altro alloggio».
I tecnici hanno dimenticato di coordinare le loro «riforme» col diritto, e anche con la logica. Sembrano sopresi dall’esistenza di edifici agricoli che non sono «seconde case», e dall’esistenza di 41 mila famiglie che vivono in cooperative indivise. Alla Bocconi, o a Harvard, non hanno imparato nulla delle cooperative indivise, nè degli spazi che servono all’agricoltura. Hanno imparato «case histories» di Wall Street, e tutto sui CDS ed altri derivati. Hanno vissuto nell’illusione che la realtà esterna fosse lineare come le loro lezioni, e si potesse applicare l’IMU di loro invenzione in modo semplice e lineare. Come ignoravano l’esistenza dei lavoratori che hanno fatto l’esodo dal lavoro, fidando nelle leggi dello Stato, oggi «esodati» senza posto. I tecnici farfugliano: «Le aziende potrebbero riprenderseli…». Non sanno di cosa parlano.
4) Fanno pagare anche gli anziani in casa di riposo. Se hanno un appartamento, è «seconda casa» per l’IMU. Giù tasse. I poveretti dovrebbero venderli, gli appartamenti. Ma come? Nessuno compra, perchè non si fanno mutui.
5) Hanno fatto pagare l’IMU alla Chiesa, ma non alle fondazioni bancarie. Perchè sono, dicono i tecnici, «associazioni benefiche». Che gestiscono banche (scrive Sechi su Il Tempo) «possiedono quote determinanti delle grandi banche, e partecipano agli utili, di cui solo una quota viene ridistribuita in opere di bene. E possiedono un enorme patrimonio immobiliare su cui non pagheranno un euro». Al contrario della Chiesa.
Favori alle banche, sì, i tecnici le sanno fare. È la loro specialità. In questo sono competenti. Su tutto il resto, sono bambini che scoprono solo adesso il duro, complicato mondo reale. Sulle energie rinnovabili, se dare o no i sussidi, distinguere i furbi dai seri produttori, i tecnici non sanno che fare.
Sui pagamenti in ritardo delle pubbliche amministrazioni ai fornitori, che stanno devastando aziende e inducendo suicidi di imprenditori, non fanno nulla.
Sulla famosa «crescita», nulla di nulla; nessuna idea, solo annunci.
Per il resto solo tasse, niente tagli alla spesa pubblica.
È l’obiezione, più o meno rispettosa, che si fa al governo dei tecnici. Sempre meno rispettosa, perchè diventa sempre più chiaro che i «tecnici» non solo non hanno il coraggio di intaccare le potentissime caste dei parassiti pubblici, nè le banche nè i partiti, ma non sanno nemmeno come fare. Tecnicamente, non sanno dove sono gli sprechi; non hanno idee precise sulle sacche di mal-amministrazione. L’abolizione dell’articolo 18, hanno detto, «non si può applicare agli statali, perchè sono stati assunti con concorsi». I sacri, truccati concorsi: intoccabili.
Ed anche senza concorsi: Il Fatto ha rivelato che proprio all’Agenzia delle Entrate, la Grande Moralizzatrice del popolo evasore, su 1.143 alti funzionari, 767 occupano poltrone a cui non hanno diritto, che hanno preso senza concorso. La «legalità» che Befera impone ai contribuenti, non la impone ai suoi dirigenti: «Sono necessari per assicurare l’operatività delle strutture». La lotta anti-evasione ha la priorità su tutto, il che significa: il fine giustifica i mezzi, principio che regge anche la pirateria e la bande di rapinatori. È l’alto senso giuridico del «tecnico» Befera.
«Il numero attuale degli occupati nelle pubbliche Amministrazioni risulta essere abnormemente elevato», scrive il benemerito professor Alessandro Mela. «Secondo i dati della Ragioneria Generale dello Stato vi sarebbe unrapporto con il totale sulla forza lavoro del 13.72%. Questi rapporti contrastano visibilmente con il 9.6% della Germania oppure con il 10.7% della Slovacchia. Si tenga presente, per esempio, che 320.000 persone appartenenti ai Corpi di Polizia sono giusto il doppio del numero in ruolo analogo riscontrabile in Russiache ha 143 milioni di abitanti».
La pubblica istruzione ha un addetto ogni 5 studenti…
«I 515.000 dipendenti delle regioni e di varie autonomie locali sono quasi tre volte più numerosi dei dipendenti in ruolo analogo nei Länder della Germania, che ha ben 81.772,000 abitanti».
Si potrebbe tagliare lì, non vi pare? Ma i tecnici non lo fanno. Più tasse, questo lo sanno fare.
Tagli agli scandalosi, ripugnanti «rimborsi elettorali» ai partiti criminali, rimborsi che superano di dieci volte le spese realmente sostenute? Che producono i Lusi e i Belsito? Tesorieri in Porsche Cayenne e ville seicentesche? E i Rutelli e i Trota? No, questo i tecnici non lo sanno fare.
Risultato finale: il debito pubblico, sotto il governo Monti, il governo tecnico messo lì per ridurre il debito, è aumentato.
Leggo da Franco Bechis: «Dal 15 novembre del 2011 al 31 marzo 2012 sono scaduti titoli di Stato di varia natura per 152.940 miliardi di euro. Monti ne ha rinnovati in quantità maggiore dello scaduto: 188.288 miliardi di euro. È grazie a quella differenza, di circa 35,3 miliardi di euro che è aumentato il debito pubblico italiano».
La spesa pubblica aumenta automaticamente, se non si intacca l’immane casta parassitaria pubblica. Si è visto con «l’ultimo governo Berlusconi (2008-2011)», quando il debito aumentava fino a superare i 6 miliardi al mese. Ma sotto il governo Monti la cifra è addirittura raddoppiata arrivando a quasi 15,5 miliardi di euro al mese. Ovviamente anche gli interessi che si pagano sul debito, sono aumentati: 5,18 miliardi in più.
Complimenti. Avevamo proprio bisogno dei «tecnici». Chissà se non erano tecnici, che casini avrebbero fatto…
Tecnici che ignorano la realtà. Tecnici che non possono sostituire, con la loro«scienza» bocconiana e la loro visione teorica della realtà, quello che manca in Italia: lo Stato amministrativo, gli alti dirigenti veramente competenti del loro settore. Ne abbiamo sono strapagati; il capo della Polizia prende 4 volte più del capo dell’FBI, lo sappiamo. Sono strapagati, ma non competenti; sono una casta arrivata lì senza meriti, senza studi, senza scuole, e senza concorso. Inamovibili.
Chi ci salverà?

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