venerdì 13 luglio 2018

Cambiare le carte in tavola

Moglie di un dentista aggredita e derubata: il razzismo degli antirazzisti.

VENEZIA, 13 LUG – Un dentista appende nello studio un cartello di avviso ai pazienti in cui scrive che la moglie “è stata aggredita da un negro” invitando a riflettere “sulle responsabilità politiche di tutto questo” e immediatamente si scatenano le polemiche.
Accade a Mestre nell’ambulatorio del dottor P. B., il quale, come riporta La Nuova Venezia, ha firmato di suo pugno un avviso raccontando quanto successo alla moglie.
“Ieri è stata aggredita al Parco Albanese da un negro – riporta il cartello, definendo l’accaduto “inaccettabile” – che dopo averla sbattuta a terra ha cercato di rubarle il cellulare e la bicicletta. E’ stata salvata da un passante che si è messo a gridare”.
Uno dei pazienti, piuttosto che concentrarsi sulla violenza subita dalla donna, si è scagliato invece contro l’uso del termine negro (discutibile quanto volete, ma scritto da un marito arrabbiato e preoccupato) e la notizia in breve ha fatto il giro del web suscitando molte reazioni.
Come se il teatrino non fosse già completo, al coro si è unito il presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia, che se ne uscito con il solitolapidario commento: “L’attività delinquenziale è da condannare a prescindere dal colore della pelle“.
In poche parole, grazie al colore della pelle, il delinquente è stato trasformato in vittima del razzismo.
visto su imolaoggi e copiato e posta qui!
Che dire? Che per non parlare dell'aggressore e dell'aggressione, si sposta il discorso e ci si concentra su chi ha segnalato l'accaduto e si critica i particolari riportati nella bacheca dello studio medico. Siamo già abituati a sentire e leggere cose simili. Prendiamo i casi di aggressione nel Pronto Soccorso: spesso trattasi di ubriachi , drogati, cui si sono aggiunti migranti che non capiscono " il nostro linguaggio, il modo di dire" e che quindi fraintendono. Ma torniamo a chi aggredisce: c'è stato
un periodo in cui si parlava di tossici, di drogati, e che ora sono invece tossicodipendenti e da ubriachi sono diventati alcolizzati o che soffrono di dipendenze. Il tutto perché, come ho scritto oggi in un post , c'è il Censore che ci indica e impone ciò che si deve poter dire e come. Negro non lo puoi dire perché ,secondo loro, secondo quelli del politicamente corretto, sarebbe dispregiativo: ed essere definito "come un venditore di aspirapolvere o di auto usate", è dispregiativo? Forse che Daniele Luttazzi ,per la seguente battuta "indietreggiò di un passo ...ma i testimoni di Geova gli furono addosso", è stato denunciato? Tornando al fattaccio, minimizzare e la legge del "ma anche", che ieri ci ha ricordato Matteo Orfini a "Stasera Italia", quando la giornalista Maglie ricordava il caso del tizio mezzo nudo , non so se nigeriano o del Gambia , è stato arrestato ma poi rilasciato perché non era stato arrestato in flagranza di reato: Nonna gli avrebbe detto se per flagranza intendeva con la chicca nel fiore. Il buon Orfini ,arrampicandosi sugli specchi, tende a generalizzare e ripete la solita frase , quella detta dal presidente dell'ordine dei medici della provincia, e cioè che il criminale e l'aggressore va punito a prescindere dal colore della pelle; e sempre Orfini è arrivato a sostenere che le prostitute o le donne migranti che si prostituiscono hanno dei magnaccia che sarebbero italiani, ignorando del tutto, ad esempio, il caso delle nigeriane, dei riti voodoo di cui hanno paura e delle maman che le controllano. Ma lui, Orfini, queste notizie può leggerle su Repubblica se non si fida de Il Giornale, oppure li legge entrambi e verifica non su l'Ansa, ma su quotidiani locali che riportano fatti simili, retate o casi di aborto: si ricordi che un gran numero di queste povere ragazze, sono proprio ragazzine minorenni. Chiamare le cose con il proprio nome, non deve essere un reato.  

Nessun commento:

Posta un commento