Come desiderato da un discreto numero di sardi, finalmente Ikea sbarcherà in Sardegna: pare per certo che avrà base tra Cagliari e Quartu Sant'Elena, in una traversa di viale Marconi che, per chi non lo sapesse, è una delle strade isolane con la più alta densità di traffico automobilistico. Finalmente credo ci sarà la possibilità di ricredersi sul risparmio che quel marchio dovrebbe dare !
Da tempo sostengo che ci sono decine di aziende produttrici ,e altrettanti negozi, che non hanno niente da invidiare a Ikea: purtroppo l'ignoranza, intesa come mancanza di informazione, produce facili entusiasmi destinati a durare il tempo tra la ricerca, l'acquisto, il confronto tra ciò che vogliamo o dobbiamo comprare e la verifica del rapporto qualità prezzo. E' come sempre dopo che ci si rende conto che si poteva comprare meglio e facendo anche restare i soldi nel proprio paese, nel proprio territorio. L'esterofilia è da sempre dominante e ciò , nel settore del mobile , è imputabile in buona parte sia ai produttori di mobili che ai rivenditori stessi. Il discorso vale anche per altri beni di consumo. Che fare? Uno come me non ci metterà piede, così come non metto piede nei supermercati , compresi quelli italiani: è una questione di principio e non certo perché ho superato i 50 anni e dovrei andare verso un rincoglionimento graduale ma inarrestabile. Peccato che il tema ,secondo me, si presterebbe a essere sposato da partiti o movimenti politici per riportare o convincere le persone, i cittadini, a comprare nei negozi tradizionali e boicottare i centri commerciali e gli ipermercati. Sul modo di intraprendere una simile crociata ci sarebbe da discutere perché ,se anche in tv e nei media passa il suggerimento del "lo trovate al supermercato" invece del "lo potete comprare nei negozi " , occorre rimboccarsi davvero le maniche e iniziare da subito a martellare, in ogni discorso che facciamo, con inviti palesi a "non andare nei centri commerciali", a non "comprare neanche un chiodo" nei vari ipermercati. Il pane si compra nel panificio o nella rivendita di pane, la carne in macelleria, il pesce in pescheria, i dolci nelle pasticcerie, frutta e verdura dal fruttivendolo, salumi e formaggi nelle salumerie , il caffè si consuma nei bar e non nei vari distributori automatici...eccetera eccetera eccetera
Lo stesso dicasi per l'abbigliamento dove i vari Zara Stradivarius Disegual & Company la fanno da padrone: esistono negozi che vendono le stesse cose o simili, e di qualità non certo inferiore, dove si può comprare bene. Non certo dai cinesi. Poi ognuno faccia ciò che vuole ma occorre ricordare alcune cose, che potete intendere come promemoria o ,se preferite, come mie semplici considerazioni: non pensare che la tua professione, il tuo lavoro, qualunque sia, possa ritenersi al sicuro. Lo pensavano anche i dentisti, eppure già negli anni 80 ,anzi a memoria mia a fine anni 70, c'era il "metodo olandese" o qualcosa di simile, che avrebbe dovuto far capire o ammonire su un turismo odontoiatrico in un prossimo futuro: oggi è la norma e tanti emigrano nei paesi dell'est per curarsi così come tante altre persone si recano sempre in quei paesi o anche in Tunisia per lifting. Ed ecco che alcuni professionisti del settore, aiutati dai media , si stracciano le vesti e lanciano strali che, però non arrivano a denunciare i peccati, le malefatte, il modo stesso di lavorare e intendere la vita, che è presente in altri settori lavorativi, in altre professioni: ed è questo l'errore, il peccato (secondo me) mortale, che viene commesso. Tu dentista o chirurgo estetico, tu ristoratore, tu ingegnere, tu parrucchiere, tu giornalista, tu conduttore televisivo, dovresti denunciare ciò che vedi. Il punto è che a te, evidentemente, ti sta bene, ti conviene: peccato che, sempre secondo me, il rapporto qualità prezzo non sia così vantaggioso. In apparenza potrebbe essere così ma qualche esempio, non sempre centrato, potrebbe credo aprire una discussione che ,lo dico in anticipo, non so dove potrebbe portare, dato che potrebbe non arrivare da nessuna parte. Mettiamo il parrucchiere che riceve, come cliente, un ingegnere: costui paga il giusto e se ne va. Peccato che per il suo progetto di ristrutturazione il nostro parrucchiere, invece di contattare e poi magari incaricare il "suo cliente ingegnere", si faccia fare il preventivo da un gruppo di ingegneri stranieri e, sempre a questi, gli affidi l'incarico. Lo stesso esempio potrebbe valere per il dentista o altre categorie: potrebbe essere un macellaio o fruttivendolo, laddove il nostro parrucchiere non compra nulla perché lui, poverino, compra al supermercato. Gli piace farsi infinocchiare!
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