giovedì 27 agosto 2015

Equazioni , equivalenze , sillogismi , paralleli eccetera

Chi per sbaglio ha letto qualcosa che ho scritto sa bene due cose: la prima è che non so scrivere, nel senso che sbaglio i congiuntivi, e i verbi in genere, e che la punteggiatura lascia a desiderare, per non parlare poi degli accenti. La seconda è che la mia cultura è pressapoco zero o giù di lì. Tuttavia ritengo che ognuno ha diritto ad avere una propria opinione ma, cosa più importante, ha il diritto di esprimerla. Aggiungerei che ha anche il diritto di farla prendere in considerazione, almeno su fatti e questioni importanti o che possono coinvolgerlo. Purtroppo non è così. Anzi, i rischi con leggi repressive e con minacce più o meno velate, sono quelli di sapere che in tanti la pensano in maniera diversa da chi governa o decide, ma è pressoché impossibile far cambiare rotta alla nave. Infatti la questione gender , il divieto di critica, il voler andare avanti anche se si perdono dei voti (alle elezioni), fa venire in mente che non si tiene conto che in tanti la pensano diversamente e che non si ha voce in capitolo. Sulla questione dei migranti viene da pensare che per far vivere maluccio queste persone, si fa vivere male gli italiani: ma non solo, perché, e non mi stancherò mai di dirlo o ricordarlo, si deve fare in modo che chi (italiano) oggi (e da tempo) sta economicamente e psicologicamente male, sia messo in condizioni di affrancarsi da queste situazioni. Invece se si continua a permettere l'arrivo di immigrati, clandestini o profughi poco importa , succede che i nuovi arrivati stanno male e chi sta peggio sono gli italiani. E fa ancora più rabbia vedere che i problemi veri vengano , giorno dopo giorno, accantonati per lasciare posto a quelli presentati dall'immigrazione. Chi dà voce ai nuovi arrivati sono le stesse persone che avrebbero dovuto tutelare i diritti dei lavoratori e, nel contempo, trovare nuovi posti di lavoro o aiutare (gli italiani) a crearne. Le start up dei miei stivali ( o dei miei coglioni)! A questo punto uno ha o non ha ragione di incazzarsi? E si deve incazzare perché è preso per il culo. Quando uno come Silvio dei bei tempi , non ha affrontato la questione del commercio al dettaglio, delle piccole e medie imprese, perché aveva i suoi problemi da risolvere, dimostra di non meritare il voto. Non solo: non è più credibile. Al pari di un Salvini che a parole dice di voler inserire l'aliquota fissa, ma non indica né i tempi né i modi. Questo invece vale per tutti: manca un programma che indichi cosa e come e in quali tempi. Sottinteso che si parla di lavoro, occupazione, sviluppo economico sociale e culturale: cioè vivere secondo un modo nostro e non diventare la fotocopia di altre città o paesi cui, stando alle foto e ai filmati, le nostre città stanno sempre più somigliando. E' sufficiente vedere i gruppi di persone, per lo più di colore , che affollano e occupano gli angoli delle strade, le panchine dei parchi, per farsi un'idea. Ma non è solo una questione di programma, è anche 
una questione di persone, credibili, ma che non ci sono: vuoi perché ,se anche ci fossero, non sono visibili, oppure perché non sono disponibili in quanto, già in passato hanno espresso pareri e proposto idee che non sono state raccolte. In merito ricordo la proposta che, ai tempi di Mario Monti, presentò Gustavo Piga e altri numerosi firmatari: tale proposta avrebbe consentito un milione di posti lavoro per un anno. poco o molto è meglio di niente. A noi è toccato il niente, in quanto non è stata presa in considerazione. La cosa da fare è far uscire la nazione da queste sabbie mobili in cui, per noncuranza (Silvio) e per invidia ( il Pd ) è finita. Il quadro che si prospetta ,se le cose rimangono così come sono, è una serie di violenze cui forse sono abituati in altre nazioni e contesti. Mi riferisco alla violenza fisica, che appare come gratuita ma che invece è quel tipo di reazione che alcuni mostrano quando ricevono piccoli sgarbi: o quelli che dal di fuori appaiono come azioni, se non insignificanti, almeno tollerabili. Un parcheggio "rubato", una gomitata durante una fila alla cassa, uno sportello bancario o postale che ci chiude la porta in faccia quando mancano 5 minuti alla pausa pranzo, una risposta sgarbata: tutte cose che fanno scattare un moto di rabbia che è più veloce di quando "ci vengono i 5 minuti".  Non è molto bello come quadro ma la realtà odierna è peggiore. E' peggiore quando non hai la possibilità di intraprendere, perché la banca non dà soldi o perché le graduatorie sono ferme da mesi o da anni. E' peggiore perché aiutano gli ex detenuti o gli extracomunitari e a te non danno nemmeno ascolto. E' peggiore perché il prete ti dice che non "sei in elenco" e non hai diritto a ricevere aiuto (peccato che costoro, i preti, debbano gestire denaro da concedere ai bisognosi). E' peggiore perché pensi di non poter fare niente e che le cose non cambieranno. A questo punto meglio darsi una morte dignitosa. 

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