giovedì 26 dicembre 2013

Disagio

In questo mondo capita ,assai spesso, di sentirsi a disagio: guardando le vetrine con orologi da 2mila o da 13mila euro, oppure perché si percepisce come qualcosa di inutile ciò che si fa ogni giorno.
Certamente il disagio aumenta se ciò che si fa quotidianamente è anche dannoso: penso a chi svolge un lavoro ,che so, in banca e deve dire di no a un prestito, piuttosto che all'ufficiale giudiziario che deve pignorare i beni di un moroso.
Ecco che il disagio aumenta o diventa più tangibile, quando si capisce che il tempo passa e che si va incontro, magari fra 43 anni 6 mesi tre giorni 2 ore e 15 minuti, alla morte: certo che allora ,potresti dire, non te ne importa più niente, che saranno affari loro se si scannano come bestie.
Il punto è che oggi, come pure dieci anni fa, su questa valle di lacrime ci sei tu , io e milioni di altre persone: il punto è che ,evidentemente, per alcuni le cose vanno bene così, per altri so che addirittura vanno meglio ,mentre altri soffrono le pene dell'inferno.
E non è solo una questione che non hanno i soldi per comprarsi le Hogan o pagare le rate dell'auto, è che risulta difficile capire che cosa ci stanno a fare qui, su questa terra.
A parte mangiare e fare sesso, giocare o andare al mare, esaurite alcune incombenze come quelle alimentari e sessuali, che cosa resta? 
Anche chi si isola, da buon anacoreta, riesce davvero a capire il senso della vita?
Poi possiamo parlare anche del senso della morte: ma ora è più importante capire perché una persona si trova qui, e se ha o meno da svolgere qualche compito particolare.
Non ho visto tante persone fare come ,si dice, fece san Francesco, ovvero abbandonare tutto per fare altro: ho visto gente derubata dallo stato, dalle banche, dai creditori, persone ridotte in miseria, e io sono una di queste.
Che cosa avrei potuto fare, sennò? Intanto continuando a lavorare avrei creato altri posti di lavoro, oltre a conservare il mio. Se avessi potuto iniziare il mio progetto, che è del 1995 (giusto per la cronaca), di certo la differenziazione nello smaltimento e riciclo degli arredi, insieme ad altre attività ad esso collegate, sarebbe credo ancora in piedi.
Ma le cose sono andate diversamente, nessuno ci ha creduto, le aree pip, industriali e artigianali, dove avevo presentato domanda sono ancora ferme: nessuno si è mai fatto vivo.
Ma anche in questo caso può essere lo scopo di una vita quello di ripulire ,ridare vita, recuperare qualcosa da oggetti e manufatti che stanno andando nelle discariche?
 

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