Consideriamo che non si facciano più attraccare le numerose navi nei porti italiani e , visto che ci siamo, il pattugliamento della guardia costiera sarà così efficiente ed efficace che nelle coste sarde, ad esempio, non arriveranno più gommoni o barche di solito algerine, fatte calare da navi che stanno vicine alle coste nostrane. A ciò aggiungiamo, siccome siamo buoni e non carogne, che ci impegniamo a fare ciò che avevamo promesso e in parte fatto con Gheddafi, e cioè daremo del denaro per fermare gli immigrati: ma andiamo oltre, e aiuteremo gli africani in Africa. Ed ecco la domanda sorge spontanea: non è che facciamo un bis come con la Tunisia ma di proporzioni maggiori? Perché la storia dell'olio alcuni se la sono già dimenticata, al pari dei carciofi egiziani, del latte dello Zimbabwe , e si potrebbe arrivare e ricollegare il tutto a un invito, se mai ce ne fosse ancora bisogno, a delocalizzare. Perché i presupposti, a questo punto, ci sarebbero tutti: insegnare a fare impresa, trasferire tecnologia vendendola , di fatto, ai paesi africani e guadagnandoci, solo per quel momento, due volte; a ciò si può aggiungere l'inserimento, vero e proprio, dei prodotti nel mercato, cosa che potrebbe essere vincente, visto i costi e ,di certo, un discorso etico, fatto di buonismo, di equità. Ecco perché ci andrei cauto con "aiutiamoli a casa loro": in che modo? Creando dei concorrenti? Che poi ci faranno il mazzo?
Senza voler tralasciare chi continua a prodigarsi per far arrivare altri profughi, anzi clandestini, a cercare di ottimizzare il tutto con acquisti di strutture per ospitare, dietro compenso, i migranti: ieri a Cagliari, volevano impedire una manifestazione che parlava o voleva parlare anche di questo problema. E meno male che siamo in democrazia e ci si dovrebbe poter esprimere.
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