O meglio dall'analisi delle cause alla risoluzione dei problemi: da diversi anni circola, e giustamente, la spiegazione del perché abbiamo perso lavoro, potere di acquisto: così come è ben spiegato che una casa che costava 300 milioni di lire oggi costa 300 mila euro, così come un'auto come una Panda costava 8 milioni e oggi costa almeno 13 mila euro (senza sconti o promozioni).
Se poi vogliamo possiamo parlare o ricordare il caso famoso delle zucchine o del caffè al bar e così via: basta pensare a cosa costa un quotidiano, e fare la conversione in vecchie lire.
In ogni caso causa è stata la dismissione e vendita di aziende dell'Iri, di banche e altre aziende dell'agroalimentare, l'aver regalato alla Fiat l'Alfa Romeo, fino all'essersene fregati nel veder far fallire aziende nei settori più diversi, compresi quelli a me cari ossia nel settore arredamento.
Siccome è meglio non piangere sul latte versato, dopo che abbiamo visto e rivisto come sono andate le cose, pensiamo a trovare delle soluzioni che ci permettano di sopravvivere in maniera dignitosa e poi di vivere bene: che poi ci sia da intervenire sui megastipendi e le superpensioni, lo sappiamo bene, anche se ci si dimentica che i tagli vengono sistematicamente bloccati dalla corte costituzionale, dato che alla fine è una questione che riguarda anche loro: da notare che quando questa ha detto che, in pratica , le ultime elezioni erano da rifare e che il parlamento eletto era illegittimo , non siamo poi riandati a votare, mentre se si decidono i tagli state pur certi che questi non verranno applicati.
Andando avanti anni addietro, così come oggi, per potersi riprendere, mancano a mio avviso l'accesso al credito, che le banche e finanziarie in pratica non concedono così come, a parole ma solo a parole, viene richiesto dalla BCE.
C'è la burocrazia da snellire per chi vuole diventare, come direbbe Silvio, imprenditore di se stesso: mille passaggi che lo sportello unico, col cavolo che ha snellito.
C'è il discorso tassazione, che scoraggia chi vuole iniziare un'attività: ho usato un verbo, iniziare, che non è forse quello più esatto, perché fa sembrare che "uno ci prova e se va, va, ma se non va pazienza".
E poi si dovrebbe puntare su innovazione e brevetti, il che vuol dire pagare per anni persone che non restituiscono, immediatamente , ciò che si spende per i loro stipendi, per permettergli di studiare e creare, ma se così non si fa è logico che costoro se ne vadano laddove sono accolti e ricercati e pagati: è una scommessa, un investimento nel medio termine, ma se noi ragioniamo o continuiamo a ragionare come gli speculatori finanziari, con i titoli a sei mesi, non avremo un tubo come ritorno.
Un capitolo a parte meriterebbe l'istruzione, che si può in parte ricollegare con le innovazioni e i brevetti: si deve far in modo che una persona si possa formare culturalmente e preparare anche a "stare al mondo", riuscendo a trovare una professione che vada bene, che sia nelle sue note.
Chi fa le cose controvoglia, sappiamo che poi vengono male.
Da non dimenticare il discorso pensioni e previdenza: abolire le superpensioni , e fissare il tetto a 5 mila euro; nel caso della previdenza non è possibile chiedere versamenti in anticipo a chi non ha ancora prodotto né incassato nulla.
Tante altre cose ci sarebbero da fare e da discutere, ma occorre scendere in strada, vedere, parlare con le persone, ma con quelle che vogliono restare qui in Italia, non certo con chi sceglie di andare via: sei un italiano che vuole andar via? Ok, mica ti sparo o ti auguro di andare a farti fottere, ci mancherebbe, ma se posso spero possa tornare e far crescere il tuo paese, anche se è giusto e logico che tu scelga il tuo bene e non perda tempo: e te lo dico perché a me hanno, di fatto, rubato oltre dieci anni di vita, di possibilità di lavoro negato, non mi ha aiutato nessuno.
Eppure sarebbe bastato poco, secondo me, per darmi la possibilità, dopo il fallimento, di rialzarmi: avrei creato ,non pochi, ma almeno tre buste paga più l'indotto.
Per chi invece viene qui da fuori, ecco che stabilirei delle regole, un po' come quelle che ci sono in altri paesi e che riguardano i forestieri: nessuna possibilità di votare né di avere la cittadinanza italiana, rispetto delle regole sociali nostre (e se ne abbiamo dimenticato qualcuna, se cioè siamo stati permissivi e ci siamo calati pantaloni e mutande, è bene tirarseli su), i soldi guadagnati vanno spesi nel nostro paese; se vuoi aprire una nuova attività , di qualunque natura sia (commerciale, artigianale o industriale) devi depositare una cauzione, avere un partner , un socio, nostrano, assumere persone del posto.
Chi va a vivere in Qatar, Cina o Thailandia , sa bene che non può andare e fare ciò che vuole: ti prendi un permesso di soggiorno a tempo, e poi si vedrà se ti verrà rinnovato oppure no.
Questi sono alcuni spunti che andrebbero approfonditi, discussi, confutati o ribaltati, ma è indispensabile partire dalle cose pratiche, terra terra, non certo dalle nozze gay o dallo ius soli : per esempio una moratoria sui debiti verso il fisco o le banche e finanziarie , sarebbe un buon punto di partenza se lo stato avesse davvero voglia di rivedere, nell'ordine, le aliquote irpef e delle imprese, le pendenze verso il fisco, i debiti verso banche e finanziarie e l'accesso al credito.
Ma interessano davvero queste cose allo stato italiano, sia come governo che come alcuni dei suoi cittadini e che magari sono dipendenti e hanno dei bei stipendi?
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