domenica 2 giugno 2013
Staccate la spina a Confesercenti
di Dario De Angelis
Il sistema italiano delle tasse è sempre più insostenibile: l’abbassamento della pressione fiscale è più che mai una priorità che non può essere risolta con qualche misura tampone. Confesercenti: “Le risorse vanno trovate tagliando la spesa pubblica”
La tassazione in Italia è ammazza aziende-ammazza democrazia quindi è prioritario ridurle.Trattati sovranazionali impongono che a ogni sgravio fiscale corrisponda una speculare controparte altrove perché è oggettivamente impossibile procedere diversamente.
La Confesercenti, una delle principali associazioni delle imprese in Italia, propone, in maniera originale, che la soluzione sia quella di tagliare la spesa pubblica, in modo da abbassare le tasse. Ma quelli di MEMMT come hanno fatto a non pensarci prima?
Non ci abbiamo pensato prima perché la spesa pubblica è lavoro, stipendi, commesse per le aziende, la dialisi tre volte a settimana, le borse di studio universitarie. Lo so, starai già pensando ai forestali della Calabria, ma ricorda, un bisturi lo puoi utilizzare per recidere la giugulare e uccidere per dissanguamento o per eseguire una tracheotomia d’urgenza salva-vita.
La ricetta della Confesercenti va nella direzione opposta a quella che dobbiamo perseguire per raggiungere la piena occupazione e l’associazione dimostra notevole ignoranza sull’argomento. Immaginiamo che la spesa dello Stato (G) sia 10 e il livello della tassazione (T) pari a 7. Il deficit ammonta a 3, come quello imposto dal Trattato di Maastricht. Ora, la Confesercenti dice che bisogna ridurre G, da 10 a 7 e destinare quelle risorse alla riduzione di T, da 7 a 4, deficit sempre pari a 3. OK, ma se il 40% dei giovani non trova lavoro con un deficit al 3%, perché dovrebbero trovarlo “dopo” con un disavanzo del 3%? Immaginate che per far funzionare il motore dell’automobile occorrano almeno 5 litri di olio, ma noi abbiamo i nostri “3 litri”, insufficienti prima, insufficienti dopo, nonostante si sia scelto un’auto 1.600 di cilindrata invece di un 2.000. Il problema odierno è un deficit troppo piccolo che va aumentato per ridurre le tasse.
Persone oneste e qualificate, un connubio oggi introvabile ai piani alti, auspicherebbero invece di mantenere la spesa pubblica a 10 e abbassare le tasse a 2, dando luogo a un conseguente deficit di 8. Questo incrementerebbe la creazione di nuova ricchezza finanziaria al netto.
Proseguiamo e pensiamo allo step successivo. L’aumento del deficit va bene, ma come diminuire la disperazione degli over 50, cacciati dal mercato del lavoro che piangono in bagno con la testa fra le braccia? Di certo, un governo serio non deve avere in mente il QE o l’emissione dei titoli di Stato ma solo gli investimenti diretti nell’economia reale, deve pensare agli esseri umani. Agire nell’economia reale significa, dal punto di vista politico, che un governo si doti di un piano energetico e industriale nazionale di lungo termine e che decida i settori su cui puntare, oltre all’erogazione dei servizi pubblici essenziali in maniera integrale e soddisfacente volti a creare una protezione sociale fortissima, il cui perno sia il Programma di lavoro garantito e la MEMMT.
Nel frattempo il deficit è a 8 ma questo non è possibile nel sistema attuale perché il Trattato di Maastricht stabilisce che il rapporto deficit pubblico /PIL non debba superare il 3%, Trattato per cui vale la pena morire come ha scritto Enrico Letta. Questa soglia fu decisa in base al fatto che il 3 è un bel numero poiché ricorda la Trinità. Un deficit di dimensione tale da creare la piena occupazione può essere fatto o dalla BCE, in questo istante, trasferendo euro direttamente agli Stati e non alle banche private, oppure uscendo dall’eurozona e emettendo Nuova Lira, stracciando qualsiasi regola o Trattato a cui si fosse precedentemente aderito che risultasse un ostacolo al raggiungimento della piena occupazione. L’Italia, con la Nuova Lira, dovrebbe spendere direttamente nei conti correnti dei cittadini. Riacquistando la sovranità monetaria, lo Stato emette la sua moneta e la drena poi con le tasse, per imporne l’utilizzo. Solo in una nazione monetariamente sovrana le tasse non servono a finanziare la spesa pubblica e in quel caso è attuabile quanto da me scritto sopra, un deficit di “8”. Leggo che Confesercenti rappresenta 352.666 imprese del commercio, turismo, servizi, dell’artigianato e delle pmi dell’industria. Le sue ricette economiche sono dannose per il Paese ed esponendo le stesse dimostrano di non comprendere le basi della macroeconomia. Se siete imprenditori con un cervello, staccategli la spina.
Fonte:http://memmt.info/site/
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