Il crimine non scocca mai alla stessa ora per tutti i popoli. Per questo, nella Storia, criminali e vessati, vittime e carnefici finiranno, più o meno, per scambiarsi i ruoli, anche più volte. Il momento dei delitti e delle ingiustizie arriva in ogni casa. Inutile precisare troppo ma, solo per fare un esempio, i perseguitati della II Guerra mondiale sono diventati spesso persecutori dei tempi successivi di “pace”.
Teniamo primieramente presente un dato oggettivo. Lo scontro tra Paesi (o individui che ricoprono funzioni) e’ pressoché inevitabile anche se nei loro intenti questi anelano alla cooperazione, alla collaborazione e ad altre cose belle. Esiste una corrente squilibrante del
reale che spinge i soggetti allo scontro, anche contro la loro volontà. Non si tratta di cattiveria ma di necessità, spesso alimentata dai reciproci sospetti. Chi sta peggio vuole progredire, chi sta meglio vuole preservare e, prima o dopo, la divergenza di interessi viene a collidere. Quelli che si sentono agenti negli eventi sono in realtà agiti dal flusso delle situazioni. In questa cornice di coercizione “sociale” le persone ci mettono ovviamente del proprio e così come inseguono il dialogo in fasi normali, possono lasciarsi andare al misfatto, anche gratuito ed eccessivo, in momenti di eccitazione. Gli stermini, i campi di concentramento, gli stupri delle donne e gli ammazzamenti di bambini accadono facilmente in detti frangenti. Hanno anche lo scopo di terrorizzare il nemico, ormai irrimediabilmente tale quando il punto di rottura tra le visioni di ciascuno è stato raggiunto.
I delinquenti che si lasciano andare alle citate pratiche brutali, durante le stagioni di tranquille, generalmente marciscono nelle patrie galere. Ma quando la Patria si ingaggia contro i nemici esterni, apre volentieri le porte del gabbio ai suoi farabutti senza scrupolo, per sfruttare a proprio favore la malvagità dei suoi cittadini peggiori che in guerra soni i migliori. Nel film “La Grande Guerra” Gassman, che interpreta il militare Giovanni, risponde così a Silvana Mangano, la prostituta Costantina, la quale gli aveva domandato come fosse possibile che i mascalzoni entrassero nell’esercito: “se la patria la dovessero difendere solo le persone perbene te saludi patria”. Appunto.
Ora è chiaro che in guerra tutto (troppo) è permesso e nessuna nazione , dico nessuna, nessun sistema sociale, dico nessuno (sia esso liberale o totalitario) ha mai la coscienza a posto. Anzi, sono proprio i vincitori quelli più spietati perché hanno saputo fare della violenza un uso scientifico ed efficace. All’indomani della vittoria essi metteranno inoltre le cose a posto attribuendo agli altri ogni colpa, anche le proprie, soprattutto le proprie.
Alla luce di queste riflessioni cosa pensare di quei mentecatti che in Europa hanno votato per la criminalizzazione del comunismo, il quale peraltro aveva contribuito alla vittoria sulle potenze fasciste? Sia chiaro, personalmente non mi bevo nemmeno quello che si dice su Hitler e su Mussolini perché se fossero stati questi a trionfare oggi assisteremmo a tutt’altre narrazioni e la maggior parte della gente sarebbe antidemocratica e antiliberale, vantandosene. Il nostro Presidente, probabilmente, ci descriverebbe la democrazia come il massimo crimine contro l’umanità (per me lo è comunque ma non mi aspetto che ciò finisca in bocca ai tutori dell’ordine democratico attuale). Ma questi ignoranti che hanno scelto di disprezzare la storia trascorsa, revisionandola barbaramente, dimostrano di essere doppiamente vili. Prima per aver sputato sul sacrificio dei sovietici e poi per averlo fatto solo ad Urss sepolta. Vigliaccheria da quattro soldi o da trenta denari. Insomma, ci sono morti che vivranno per sempre nella memoria e cadaveri viventi senza alcuna memoria. Gli europarlamentari votanti e benpensanti rientrano nella seconda categoria.
fonte http://www.conflittiestrategie.it/leuropa-vile-che-criminalizza-il-comunismo
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