Chissà
come si vive nel loro paese! E la frase, che contiene un'esclamazione
e una domanda insieme, dovrebbe invitare i media nostrani a inviare
una troupe televisiva e dei giornalisti proprio nelle nazioni di
provenienza dei migranti, così da sapere come vivono e che cosa
fanno le persone di quei paesi e, come ci si aspetta da un lavoro ben
fatto, presentarci anche una breve storia.
E
allora verremo a conoscenza delle motivazioni che spingono costoro a
venire dalle nostre parti, e potremo chiedere perché vogliono
diventare cittadini di questa o quella nazione: immagino che se uno
di questi vuole diventare cittadino francese, conoscerà di certo la
marsigliese, ma ancora di più gli usi e costumi del paese dove
vorrebbe vivere. Ma anche qui si aprono almeno due ipotesi:la prima è
che questa persona, in stile senegalese, voglia soltanto andare in
Francia ,restarci qualche anno e fare quattrini, per poi tornarsene a
casa. Non pensa, cioè, di farsi raggiungere dalla famiglia né
appunto vuole acquisire la cittadinanza. Nel secondo caso, al
contrario, vuole diventare un cittadino francese, indipendentemente
dal portarsi la famiglia al seguito o di richiedere successivamente
un ricongiungimento: questa persona sa di suoi connazionali che già
vivono in territorio francese, si sarebbero ambientati, e nel
complesso stanno bene al punto che lui si convince che la Francia può
essere la sua nuova patria. Indipendentemente dalla nazione cui uno
aspira trasferirsi, mi chiederei se uno sa come si vive qui da noi,
se conoscono le nostre abitudini e intendono adottarle, dall'uso del
deodorante fino al rispetto delle donne e degli animali (con tutte le
eccezioni possibili e i casi rari che conosciamo): qui si fa festa
per i santi, ci sono sagre e processioni e che se per loro possono
essere motivo per fare affari in quei giorni, è anche vero che per
noi hanno anche un significato religioso e di sicuro sociale. Per non
parlare di Natale e di Pasqua, fino a ricorrenze come quelle dei
defunti o feste private e personali come battesimi e matrimoni, o di
come trascorriamo le giornate al mare. Non so se sanno queste cose e
che cosa ne pensano : perché un conto è vieni qui a lavorare, ti
fai i cazzi tuoi e non te ne frega una mazza di integrarti e stare
con gli italiani se non lo stretto necessario per fare affari e farti
pagare e mandare i soldi a casa tua; al massimo stai nella tua
comunità che, anche lei come te non si è voluta integrare, dato che
eri e sei rimasto mussulmano, qui soldi ne spendi pochi e nei
discount o nei negozi cinesi, le tue brutte abitudini culinarie e
quotidiane purtroppo si vedono e si sentono, per cui c'è poco da
capire. Si capisce che se come in Francia o Gran Bretagna , per
citare solo due nazioni con popolazione numerosa come la nostra, ci
sono comunità o interi quartieri abitati solo da mussulmani o da
determinate comunità, il desiderio di alcuni migranti, e forse il
loro progetto, è quello di creare anche qui da noi delle comunità
chiuse , dove gli italiani non possono entrare. Stile Chinatown o
ghetto, lì loro ci abitano magari ci lavorano (caso più raro) , per
il succo è quello, cioè se devo restare mi creo un habitat consono
alle mie esigenze che sono quelle di ritrovare qualcosa che mi
appartenga. Ecco che far vedere come si vive ,davvero, in quelle
realtà lontane, ci aiuterebbe a evitare proprio la nascita, anche
qui da noi in Italia, di strade e quartieri o palazzi abitate solo da
persone che vi portano i loro usi e costumi che sono assai diversi
dai nostri. Ed è inutile girarci intorno perché loro, cucinano
dall'alba al tramonto, dato che nelle loro abitazioni, superaffollate
, è un continuo via vai , per cui spezie e cipolle vanno alla grande
e si diffondono nel circondario, con grande gioia per eventuale
biancheria stesa o anche per una finestra aperta . Per non parlare
del tono di voce adoperato da chi parla al cellulare , senza entrare
in merito a possibili risse tra etnie diverse e così via. Se poi
entrassimo nel merito della famosa accoglienza diffusa, scopriamo che
prima cosa non hanno nessuna intenzione di vivere in gruppi
ristretti, anzi hanno bisogno, per affari loro (e si intendono tutti
i tipi di affari, per lo più sporchi) di essere un nutrito gruppo:
perciò scordatevi di vedere dieci bengalesi o nigeriani in un paese
della Sardegna o di altra regione italiana, perché come minimo si
sposterebbero tutti i santi giorni in città , così come avevate
visto i migranti farsi trasportare dal Cara di Mineo a Catania, dato
che c'era chi, dietro pagamento li portava in auto. In tutti questi
ragionamenti vediamo che noi italiani, a parte chi gestisce e trae
vantaggi dalla presenza dei migranti,( e cioè cooperative,
insegnanti, mediatori, avvocati, volontari, sacerdoti e religiosi in
genere, proprietari di immobili, fornitori di beni e servizi,
apparati dello Stato che giustificano così la loro presenza ed
esistenza, ) siamo dimenticati: le nostre esigenze passano in
cavalleria, vengono dopo, cioè verranno esaminate e valutate dopo,
non è che vengono risolte, ma soltanto se ne parlerà. Quindi
scordiamoci che si pensi a qualcosa per gli italiani, a meno che non
serva anche ai migranti, e prima a loro. Vertenze sindacali,
possibilità di riaperture di aziende, incentivi per aprire nuove
realtà (questo magari sì, perché così le società le fanno
realizzare ai migranti: business plan, finanziamenti,
consulenze...per loro free). Il succo è tutto lì. Alla luce di
quanto sopra possiamo mai pensare che un politico possa, se
intervistato o soltanto voglia presentare un programma di
rinnovamento, mettersi a parlare di abolizione di studi di settore,
obbligo di apertura di linee di credito per aziende vecchie e nuove,
mettere fine alle ganasce fiscali e ai pignoramenti automatici, e
cose simili? Giammai, vedrete che per prima cosa parlerà di limitare
internet, di omofobia, di accoglienza, di femminicidio (prepariamoci
magari a qualche caso estivo), di terrorismo e di nuove norme
limitative per tutti, e poi forse di pensionati e di animali (anche
qui, visto il periodo estivo e degli abbandoni da parte di gente
cattiva) . Il possibile sviluppo economico non è nemmeno preso in
considerazione e , come già 10 anni fa e anche più, mi fa incazzare
che uno come Salvini si dica contrario all'aumento dell'Iva: no, non
solo contrario, ma chiedi e proponi, con dati alla mano, di
abbassarla. E' come per il prezzo della benzina e delle accise: non
solo evitare che aumenti ma che si abbassi e che si tolgano, si
elimino le accise. Un appunto a certe cosiddette associazioni di
supporto ai consumatori: sentivo in questi giorni, dove in alcuni
programmi tv, si parlava appunto dei pignoramenti dei c/c da parte di
chi sostituisce Equitalia nella riscossione. Si diceva appunto che
non ci sarà più bisogno dell'autorizzazione di un giudice per poter
pignorare un c/c , e anche per una semplice multa. Mi direte che sono
cose che si sanno,ma io la vedo così: anzitutto mi pare che ci siano
multe con cifre spropositate, cui si aggiungono altre spese varie,
nonché interessi; ciò vale anche per le tasse non pagate che, i
nostri amici o quelli che dovrebbero esserlo e lo dichiarano,ma a
parole, non hanno a memoria mia, mai speso una parola per dire a) che
sono ingiuste e troppo elevate e b) che uno potrebbe non averle
pagate perché i soldi non li ha. Cioè a loro, i nostri amici, forse
per non farsi perseguitare dal fisco, va bene dire che le tasse
bisogna pagarle, che entro 60 giorni si può chiedere un rateo, e
tutte cose ovvie ma sbagliate: sì, perché è il principio su cui
poggiano le loro parole e il fisco italiano che è errato. E non mi
voglio rifare all'articolo, mi pare 53 della costituzione, ma solo al
buon senso. Da dove li caga uno 50 mila o 100 mila euro al giorno
d'oggi? Non tutti lavorano in Rai e, in ogni caso sono circa 700 euro
mensili nel primo caso e il doppio nel secondo, e calcolato per 72
mesi. Non mi piace allungare il brodo e ,se anche so che ci sono un
sacco di altre questioni aperte o apribili e tutte importanti e
vitali, ritorno a un ragionamento del lontano passato e concludo :
possiamo andare dal particolare (esigenza del singolo, sia appunto
single o nucleo familiare o piccolo paese o comunità) all'universale
(qualcosa che riguarda tutti i cittadini ) o viceversa. A chi
vogliamo dare precedenza? E in che modo sopratutto intendiamo agire?
Ma è ancora più importante sapere se sappiamo come agire, perché
penso sia finito il tempo di andare in giro con dei cartelloni, degli
striscioni o delle bandiere, ma anche farsi fottere avendo raccolto
350 mila firme o anche di più , convinti che era la cosa giusta e
logica e pacifica da fare: era necessario studiare educazione civica
e sapere se e come si fa a cambiare le cose. I vari Salvini, Meloni,
Movimento 5 Stelle , le sanno queste cose o ci promettono che
loro...quando noi saremo...e così via?
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