venerdì 9 giugno 2017

Dal particolare all'universale

Chissà come si vive nel loro paese! E la frase, che contiene un'esclamazione e una domanda insieme, dovrebbe invitare i media nostrani a inviare una troupe televisiva e dei giornalisti proprio nelle nazioni di provenienza dei migranti, così da sapere come vivono e che cosa fanno le persone di quei paesi e, come ci si aspetta da un lavoro ben fatto, presentarci anche una breve storia.
E allora verremo a conoscenza delle motivazioni che spingono costoro a venire dalle nostre parti, e potremo chiedere perché vogliono diventare cittadini di questa o quella nazione: immagino che se uno di questi vuole diventare cittadino francese, conoscerà di certo la marsigliese, ma ancora di più gli usi e costumi del paese dove vorrebbe vivere. Ma anche qui si aprono almeno due ipotesi:la prima è che questa persona, in stile senegalese, voglia soltanto andare in Francia ,restarci qualche anno e fare quattrini, per poi tornarsene a casa. Non pensa, cioè, di farsi raggiungere dalla famiglia né appunto vuole acquisire la cittadinanza. Nel secondo caso, al contrario, vuole diventare un cittadino francese, indipendentemente dal portarsi la famiglia al seguito o di richiedere successivamente un ricongiungimento: questa persona sa di suoi connazionali che già vivono in territorio francese, si sarebbero ambientati, e nel complesso stanno bene al punto che lui si convince che la Francia può essere la sua nuova patria. Indipendentemente dalla nazione cui uno aspira trasferirsi, mi chiederei se uno sa come si vive qui da noi, se conoscono le nostre abitudini e intendono adottarle, dall'uso del deodorante fino al rispetto delle donne e degli animali (con tutte le eccezioni possibili e i casi rari che conosciamo): qui si fa festa per i santi, ci sono sagre e processioni e che se per loro possono essere motivo per fare affari in quei giorni, è anche vero che per noi hanno anche un significato religioso e di sicuro sociale. Per non parlare di Natale e di Pasqua, fino a ricorrenze come quelle dei defunti o feste private e personali come battesimi e matrimoni, o di come trascorriamo le giornate al mare. Non so se sanno queste cose e che cosa ne pensano : perché un conto è vieni qui a lavorare, ti fai i cazzi tuoi e non te ne frega una mazza di integrarti e stare con gli italiani se non lo stretto necessario per fare affari e farti pagare e mandare i soldi a casa tua; al massimo stai nella tua comunità che, anche lei come te non si è voluta integrare, dato che eri e sei rimasto mussulmano, qui soldi ne spendi pochi e nei discount o nei negozi cinesi, le tue brutte abitudini culinarie e quotidiane purtroppo si vedono e si sentono, per cui c'è poco da capire. Si capisce che se come in Francia o Gran Bretagna , per citare solo due nazioni con popolazione numerosa come la nostra, ci sono comunità o interi quartieri abitati solo da mussulmani o da determinate comunità, il desiderio di alcuni migranti, e forse il loro progetto, è quello di creare anche qui da noi delle comunità chiuse , dove gli italiani non possono entrare. Stile Chinatown o ghetto, lì loro ci abitano magari ci lavorano (caso più raro) , per il succo è quello, cioè se devo restare mi creo un habitat consono alle mie esigenze che sono quelle di ritrovare qualcosa che mi appartenga. Ecco che far vedere come si vive ,davvero, in quelle realtà lontane, ci aiuterebbe a evitare proprio la nascita, anche qui da noi in Italia, di strade e quartieri o palazzi abitate solo da persone che vi portano i loro usi e costumi che sono assai diversi dai nostri. Ed è inutile girarci intorno perché loro, cucinano dall'alba al tramonto, dato che nelle loro abitazioni, superaffollate , è un continuo via vai , per cui spezie e cipolle vanno alla grande e si diffondono nel circondario, con grande gioia per eventuale biancheria stesa o anche per una finestra aperta . Per non parlare del tono di voce adoperato da chi parla al cellulare , senza entrare in merito a possibili risse tra etnie diverse e così via. Se poi entrassimo nel merito della famosa accoglienza diffusa, scopriamo che prima cosa non hanno nessuna intenzione di vivere in gruppi ristretti, anzi hanno bisogno, per affari loro (e si intendono tutti i tipi di affari, per lo più sporchi) di essere un nutrito gruppo: perciò scordatevi di vedere dieci bengalesi o nigeriani in un paese della Sardegna o di altra regione italiana, perché come minimo si sposterebbero tutti i santi giorni in città , così come avevate visto i migranti farsi trasportare dal Cara di Mineo a Catania, dato che c'era chi, dietro pagamento li portava in auto. In tutti questi ragionamenti vediamo che noi italiani, a parte chi gestisce e trae vantaggi dalla presenza dei migranti,( e cioè cooperative, insegnanti, mediatori, avvocati, volontari, sacerdoti e religiosi in genere, proprietari di immobili, fornitori di beni e servizi, apparati dello Stato che giustificano così la loro presenza ed esistenza, ) siamo dimenticati: le nostre esigenze passano in cavalleria, vengono dopo, cioè verranno esaminate e valutate dopo, non è che vengono risolte, ma soltanto se ne parlerà. Quindi scordiamoci che si pensi a qualcosa per gli italiani, a meno che non serva anche ai migranti, e prima a loro. Vertenze sindacali, possibilità di riaperture di aziende, incentivi per aprire nuove realtà (questo magari sì, perché così le società le fanno realizzare ai migranti: business plan, finanziamenti, consulenze...per loro free). Il succo è tutto lì. Alla luce di quanto sopra possiamo mai pensare che un politico possa, se intervistato o soltanto voglia presentare un programma di rinnovamento, mettersi a parlare di abolizione di studi di settore, obbligo di apertura di linee di credito per aziende vecchie e nuove, mettere fine alle ganasce fiscali e ai pignoramenti automatici, e cose simili? Giammai, vedrete che per prima cosa parlerà di limitare internet, di omofobia, di accoglienza, di femminicidio (prepariamoci magari a qualche caso estivo), di terrorismo e di nuove norme limitative per tutti, e poi forse di pensionati e di animali (anche qui, visto il periodo estivo e degli abbandoni da parte di gente cattiva) . Il possibile sviluppo economico non è nemmeno preso in considerazione e , come già 10 anni fa e anche più, mi fa incazzare che uno come Salvini si dica contrario all'aumento dell'Iva: no, non solo contrario, ma chiedi e proponi, con dati alla mano, di abbassarla. E' come per il prezzo della benzina e delle accise: non solo evitare che aumenti ma che si abbassi e che si tolgano, si elimino le accise. Un appunto a certe cosiddette associazioni di supporto ai consumatori: sentivo in questi giorni, dove in alcuni programmi tv, si parlava appunto dei pignoramenti dei c/c da parte di chi sostituisce Equitalia nella riscossione. Si diceva appunto che non ci sarà più bisogno dell'autorizzazione di un giudice per poter pignorare un c/c , e anche per una semplice multa. Mi direte che sono cose che si sanno,ma io la vedo così: anzitutto mi pare che ci siano multe con cifre spropositate, cui si aggiungono altre spese varie, nonché interessi; ciò vale anche per le tasse non pagate che, i nostri amici o quelli che dovrebbero esserlo e lo dichiarano,ma a parole, non hanno a memoria mia, mai speso una parola per dire a) che sono ingiuste e troppo elevate e b) che uno potrebbe non averle pagate perché i soldi non li ha. Cioè a loro, i nostri amici, forse per non farsi perseguitare dal fisco, va bene dire che le tasse bisogna pagarle, che entro 60 giorni si può chiedere un rateo, e tutte cose ovvie ma sbagliate: sì, perché è il principio su cui poggiano le loro parole e il fisco italiano che è errato. E non mi voglio rifare all'articolo, mi pare 53 della costituzione, ma solo al buon senso. Da dove li caga uno 50 mila o 100 mila euro al giorno d'oggi? Non tutti lavorano in Rai e, in ogni caso sono circa 700 euro mensili nel primo caso e il doppio nel secondo, e calcolato per 72 mesi. Non mi piace allungare il brodo e ,se anche so che ci sono un sacco di altre questioni aperte o apribili e tutte importanti e vitali, ritorno a un ragionamento del lontano passato e concludo : possiamo andare dal particolare (esigenza del singolo, sia appunto single o nucleo familiare o piccolo paese o comunità) all'universale (qualcosa che riguarda tutti i cittadini ) o viceversa. A chi vogliamo dare precedenza? E in che modo sopratutto intendiamo agire? Ma è ancora più importante sapere se sappiamo come agire, perché penso sia finito il tempo di andare in giro con dei cartelloni, degli striscioni o delle bandiere, ma anche farsi fottere avendo raccolto 350 mila firme o anche di più , convinti che era la cosa giusta e logica e pacifica da fare: era necessario studiare educazione civica e sapere se e come si fa a cambiare le cose. I vari Salvini, Meloni, Movimento 5 Stelle , le sanno queste cose o ci promettono che loro...quando noi saremo...e così via?

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