martedì 5 aprile 2016

Vi ricordate dei pastori sardi bloccati a Civitavecchia?

Oppure delle manifestazioni di protesta vietate a Enna, mi pare dal Sindaco o dal Prefetto? Eravamo, salvo errore, visto che vado a mente, tra il 2006 e il 2010: ora fa specie che la destra si metta dalla parte di chi fino a ieri non sapeva nemmeno che esistesse, tuttavia è un bene se questa è una presa di coscienza verso situazioni che, pur singolarmente, concorrono a indebolire e rendere schiavo il paese. Indebolito verso il mercato estero , schiavo di regole volute da altri e rigorosamente da rispettare. C'è poi l'altro aspetto che non è male che , proprio la sinistra dovrebbe, invece cogliere: ieri la nostra città, e cioè Cagliari, è stata in parte bloccata da una manifestazione di migranti o se preferiamo dire da immigrati clandestini, che come hanno già fatto sapere nei giorni scorsi, sempre attraverso altre manifestazioni simili (e cioè bloccando il traffico cittadino , mezzi pubblici compresi), non ne vogliono sapere di restare in Sardegna. E chi li vuole? Direbbe qualcuno, anzi dicono in molti qui in città:
del resto li desidera chi cerca e vuole lavoratori che costino poco e parlino ancor meno, oppure chi ha degli alberghi che sono in perdita o chi pensa di aver trovato l'Eldorado ospitando e quindi gestendo la loro sistemazione. Si tratta in ogni caso di persone che sanno bene come muoversi, hanno come si dice "gli agganci giusti", le "giuste conoscenze", e giammai sperano che il flusso, di migranti, cessi : anzi, è un po' come chi, proprio in un'intervista sul nostro quotidiano locale più noto, si vantava che è da 30 anni che si dedica ai poveri e agli emarginati. Peccato che si dovrebbe fare in modo, che chi è in difficoltà economiche e sociali, si affranchi dalla povertà e dal disagio, e non si debba recare ogni mese a prendere il pacco alimentare (lo danno ancora?) o elemosinare un lavoro sottopagato. Purtroppo adesso la concorrenza è pure aumentata, ci sono i migranti pronti a prendere il nostro posto, a ricevere le dritte per fare corsi e concorsi ( a quando le quote? o ci sono già e io sono indietro?), a essere inseriti in graduatorie per assegnazioni di case ( mi pare ci siano già, eppoi ne hanno diritto visto che qui diventano, facilmente cittadini italiani, mica come in Qatar che la cittadinanza o il doppio passaporto te lo fanno vedere col binocolo: del resto proprio un membro importante della famiglia dell'Emiro , si era espresso così durante una puntata sulle città del mare, trasmessa in tv da Laeffe salvo errore:" se concedessimo a tutti i lavoratori stranieri la cittadinanza catariota, noi catarioti in poco tempo diventeremo una minoranza e ci sarebbero persone che ,senza avere la nostra cultura o religione, potrebbero non rispettare le nostre tradizioni"): tutte informazioni che sanno prima di imbarcarsi o che ricevono , da qualche mediatore o volontario, appena mettono piede in Italia: tuttavia la maggior parte, oltre a non scappare da nessuna guerra, e a non farsi identificare, non si sa perché non si reca in paesi di religione e cultura più simile alla propria; così come non si sa perché i vari Emiri o Sceicchi o anche i dittatori , si proprio quelli amici degli americani, no se li filino e li ospitino o li aiutino a cambiare la situazione sociopolitica dei paesi di provenienza. In sostanza se io dovessi andarmene dall'Italia, valuterei dove andare: nelle settimane scorse mi è stato proposto di trasferirmi in Algeria, in Spagna, in Thailandia. Ora l'Algeria non la conosco, a parte la battaglia di Algeri, sono digiuno, o forse ricordo che Edwige Fenech è nata a Bona, e che esiste una città che si chiama Monastir, come qui da noi: per il resto non so un tubo, ma so che sono musulmani e che hanno tradizioni culinarie simili , ma non uguali , senza contare la lingua, per me sconosciuta. Aprire un ristorante italiano o sardo laggiù,come sono stato invitato a valutare, non so se vada bene: almeno per me. Per la Spagna dovrei scucire un po' di denaro perché dovrei rilevare, e non creare ex novo , un ristorante: vantaggi possono essere la cultura e la religione, non troppo distanti, almeno a priori . La lingua potrei impararla? Ci dovrei provare e,se uno ci vuole restare, all'estero e per lavoro, ci deve pure riuscire. Mentre per la Thailandia le mie info mettono l'accento sulla difficoltà della lingua, le abitudini diverse o molto diverse, sul fatto che devi assumere 4 cittadini del posto e versare un deposito cauzionale , nonché rinnovare il visto ogni tre mesi. Sul deposito cauzionale so che è così anche se vuoi aprire un'attività, per esempio, in Cina: la Cina non è cretina, come invece è l'Italia de "accogliamoli tutti", anzi aiutiamo gli stranieri ad aprire attività qui , da delocalizzare o da permettere di trasferire il know how o direttamente i macchinari e le attrezzature varie , come con la Idea di Bolotana. Ma del resto il governo di Silvio Berlusconi se ne è sbattuto i coglioni perché quando ha governato non ha aiutato i piccoli commercianti né le imprese, idem da quando c'è il Pd che odia le partite iva in senso lato e non hanno niente di meglio da fare che favorire banche o aziende petrolifere o multinazionali del settore agroalimentare e non certo ha in mente di valorizzare il patrimonio artistico o di rimediare al dissesto idrogeologico (anzi: vogliono ,perché ce lo chiede l'Europa, affidare attraverso gara d'appalto europea le concessioni di spiagge , concessioni pluriennali logicamente: così i nostri a casa o trasformati in sguatteri oltre che privati dei propri beni). Questione in entrambi i casi, di forma mentis. 

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