mercoledì 9 ottobre 2019

I tre giganti. I nuovi discreti padroni dell’Occidente. Nomi quasi ignoti.

Giuseppe Sandro Mela.

2019-10-09.

BlackRock 1001

L’importante non è possedere.

L’importante è poter disporre.


Il dieci maggio di questo anno è stato pubblicato un lungo lavoro scientifico, ben 27 pagine, su di un tema che per molto tempo è stato ben poco trattato. Esso risponde alla domanda di chi comanda in Occidente.

Bebchuk, Lucian A. and Hirst, Scott.

The Specter of the Giant Three.

Boston University Law Review, Vol. 99, 2019, pp. 721-741.

Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=3385501 or http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.3385501

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Ecco chi sono gli Autori:

Lucian A. Bebchuk

Harvard Law School

Professor of Law, Economics and Finance; Director, Corporate Governance Program

Cambridge, MA 02138

United States

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Scott Hirst

Boston University – School of Law

Director of Institutional Investor Research

765 Commonwealth Avenue

Boston, MA 02215

United States

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«Abstract

This Article examines the large, steady, and continuing growth of the Big Three index fund managers — BlackRock, Vanguard, and State Street Global Advisors. We show that there is a real prospect that index funds will continue to grow, and that voting in most significant public companies will come to be dominated by the future “Giant Three.”

We begin by analyzing the drivers of the rise of the Big Three, including the structural factors that are leading to the heavy concentration of the index funds sector. We then provide empirical evidence about the past growth and current status of the Big Three, and their likely growth into the Giant Three. Among other things, we document that the Big Three have almost quadrupled their collective ownership stake in S&P 500 companies over the past two decades; that they have captured the overwhelming majority of the inflows into the asset management industry over the past decade; that each of them now manages 5% or more of the shares in a vast number of public companies; and that they collectively cast an average of about 25% of the votes at S&P 500 companies.

We then extrapolate from past trends to estimate the future growth of the Big Three. We estimate that the Big Three could well cast as much as 40% of the votes in S&P 500 companies within two decades. Policymakers and others must recognize — and must take seriously — the prospect of a Giant Three scenario. The plausibility of this scenario exacerbates concerns about the problems with index fund incentives that we identify and document in other work.»

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È lecito domandarsi come abbiano fatto questi tre fondi a disporre di oltre 14,000 miliardi di dollari ed a governare il 40% dei voti nei consigli di amministrazione delle società S&P 500.

I Padroni del Mondo che manipolano anche la Germania.

Germania. La polizia irrompe negli uffici di BlackRock.

Warning! BlackRock guida la rivolta degli azionisti.

Blackrock. Mr Fink, il vero padrone del mondo.

«Attraverso BlackRock Solutions – risultato di continui investimenti in sistemi tecnologici integrati altamente sofisticati – BlackRock offre soluzioni di gestione del rischio e piattaforme d’investimento ad un’ampia rosa di clienti istituzionali, detentori di un patrimonio complessivo di oltre 7.000 miliardi di dollari.»

«Fondata da Robert S. Kapito e da Laurence Fink nel 1988, ha basato il suo successo su alcune semplicissime considerazioni.

– Una società di investimenti può ammaliare un potenziale cliente, ma se non lo fa guadagnare perde sia il cliente sia il suo entourage. I clienti soddisfatti sono fedeli e portano immediatamente altri clienti. Il guadagno assicurato è la migliore forma pubblicitaria possibile.

– Gli investimenti devono essere copiosi, fruttiferi e stabili nel tempo. Quindi, pochissimo mordi e fuggi. Solo investimenti strategici. La platea deve essere semplicemente il mondo.

– Tipicamente, si rileva un pacchetto di compartecipazione in una società produttiva sana. Non un pacchetto di maggioranza, sarebbe troppo oneroso, ma di dimensioni tali da poter nominare membri nel cda e da poter influenzare la condotta della società stessa.

– Le società delle quali BlackRock detiene una partecipazione azionaria formano un network virtuale di aziende sane e redditizie, che si spalleggiano le une con le altre. Per esempio, una società produttrice utilizzerà delle banche ove sia presente BlackRock, si servirà da fornitori BlackRock, venderà ad utilizzatori BlackRock.

– Ma la idea portante è utilizzare il denaro degli altri, ossia degli investitori, per ottenere il condizionamento del cda di una società, obbligandolo alla generazione di reddito da ripartire tra gli azionisti ed alle norme comportamentali su riportate. La conditio sine qua non è una gestione impeccabile di quanto conferito. A nessuno mai interesserà come il denaro sia investito purché esso frutti utili copiosi.

– La onestà di comportamento nei confronti degli investitori che hanno conferito il loro denaro da gestire è il cuore del comportamento di BlackRock, e ne condiziona eticamente ogni azione. Infatti nessun investimento dura nel tempo se è utilizzato in modo improprio.

– Nella realtà dei fatti, BlackRock ha introdotto una filosofia di investimenti volta sicuramente al profitto, ma molto di più al controllo: in altri termini, al potere.  Non solo. Se è difficile entrare nel suo organico, è facilissimo uscirne: le progressioni di carriera sono fortemente meritocratiche, basate solo sui risultati ottenuti. Si viene così a formare una scuola dirigenziale di elevato valore, che potrebbe in ogni momento transitare alla politica surclassando i classici candidati mediatici. In altri termini: è un nuovo modo di fare politica.»

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«conta chi governa i consigli di amministrazione».

È semplicemente evidente come la Weltanschauung di BlackRock, così come quella di Vanguard e di SSGA, sia diametralmente opposta all’ideologia liberal democratica negli Stati Uniti e liberal socialista in Europa, che vedono le società come vacche da mungere.

Si legga con grande attenzione il profilo biografico di Mr Larry Fink.

«Laurence D. Fink is Founder, Chairman and Chief Executive Officer of BlackRock, Inc. He and seven partners founded BlackRock in 1988, and under his leadership, the firm has grown into a global leader in investment and technology solutions to help investors build better financial futures. Today, BlackRock is trusted to manage more money than any other investment firm in the world. Mr. Fink has been named one of the “World’s Greatest Leaders” by Fortune, and Barron’s has named him one of the “World’s Best CEOs” for 13 consecutive years.

Prior to founding BlackRock in 1988, Mr. Fink was a member of the Management Committee and a Managing Director of The First Boston Corporation.

He serves as a member of the Board of Trustees of New York University (NYU) and the World Economic Forum, and is Co-Chairman of the NYU Langone Medical Center Board of Trustees. In addition, he serves on the boards of the Museum of Modern Art, the Council on Foreign Relations, and the Nature Conservancy. He also serves on the Advisory Board of the Tsinghua University School of Economics and Management in Beijing and on the Executive Committee of the Partnership for New York City.

Mr. Fink earned an MBA with a concentration in real estate from the University of California at Los Angeles (UCLA) in 1976 and a BA in political science from UCLA in 1974.»

– Mr Fink non si è laureato nelle così dette grandi università della costa dell’est.

– Mr Fink siede nell’Advisory Board of the Tsinghua University School of Economics and Management in Beijing.

– “World’s Greatest Leaders” by Fortune.

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Similmente, altrettanto istruttiva è la lettura meditata dell’elenco dei membri del Global Executive Committee.

Per esempio, Mr Geraldine Buckingham “received the Rhodes scholarship to study at Oxford University, where she earned a Master of Philosophy degree in Comparative Social Policy. She earned her Bachelor of Medicine and Bachelor of Surgery (MBBS) degrees from Monash University.”

Mr Conway “earned a BComm degree from University College Dublin (UCD)”

Sir Robert Fairbairn “currently serves as a member of the Board of Trustees of Pitzer College and Vice Chair of the Campaign Board of Durham University. He earned BA degrees in history, economics, and Russian studies from Durham University in 1987.”

Mr. Goldstein “earned a BS degree, magna cum laude, in economics from Binghamton University in 1994.”

Dr. Golub “earned a SB degree and an SM degree in Management in 1978 and 1982 respectively, and a PhD degree in Applied Economics and Finance in 1984, all from the MIT Sloan School of Management.”

Sono pochi i membri del Global Executive Committee che abbiano conseguito lauree specifiche: la maggior quota ha lauree umanistiche.

Da ultimo, ma non certo per ultimo, BackRock ha nel Committee dosi omeopatiche di donne, ma tutte di profilo professionale molto elevato. Rimasto fuori dall’uscio, il gender non può nuocere più di tanto.

Gli altri due fondi sono fotocopia di BlackRock,

Nota.

Questi Tre Moschettieri hanno recentemente preso posizione contro i liberal democratici, specificatamente Mrs Warren, e contro il ‘clima’.

Si mormora, sussurrando, che l’on Matteo Renzi sia stato da loro ispirato.

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Tre fondi, BlackRock, Vanguard e SSGA controllano tutte le corporation USA

Le grandi istituzioni economiche, come il Financial Stability Board e il Fmi, alla fine hanno dovuto ammettere che il sistema finanziario non bancario, ufficialmente chiamato «shadow banking», ha surclassato il tradizionale sistema bancario nella gestione del risparmio e degli investimenti finanziari.

Un recente paper «The specter of giant three», preparato da due professori americani, Lucian Bebchulk e Scott Hirst, e pubblicato dalla Harvard Law School University di Cambridge, Massachusetts, analizza in dettaglio il ruolo dominante degli exchange trade funds (etf) nel variegato e sempre meno controllato mondo della finanza. «Lo spettro dei tre giganti» non è soltanto un titolo provocatorio. Esso mostra una precisa fotografia del crescente potere di tre etf americani, i fondi BlackRock, Vanguard e State Street Global Advisors (SSGA). Il primo è di gran lunga il più conosciuto in quanto a suo tempo venne utilizzato dal Dipartimento del Tesoro per «fare pulizia» di titoli tossici presenti in varie istituzioni finanziarie americane.

I fondi indicizzati etf sono fondi d’investimento che raccolgono capitali e risparmio da diversi soggetti e li investono in un «portafoglio di titoli» di corporation comprese in alcuni indici borsistici di Wall Street. Il caso emblematico è quello di Standard&Poor’s 500, Detti fondi comprano un ventaglio di partecipazioni azionarie, replicando così fedelmente la composizione dell’indice di riferimento. Com’è noto, gli etf sono anche quotati in borsa.

I Tre Giganti complessivamente gestiscono ben 14.000 miliardi di dollari di attivi (assets under management).La loro crescita è stata vertiginosa, anche per le non irrilevanti agevolazioni fiscali. In dieci anni, di tutti i capitali confluiti nei vari fondi d’investimento, l’80% è finito nei tre colossi. In venti anni la loro partecipazione azionaria nelle grandi corporation americane, che fanno parte dello S&P 500, è quadruplicata, passando dal 5,2% al 20,7%.

BlackRock e Vanguard, di fatto, detengono ognuna più del 5% delle azioni di tutte le corporation comprese nell’indice menzionato. Il paper succitato stima che i Three Giants rappresentino il 25% dei voti nelle assemblee direttive delle imprese in questione.

Questo, ci sembra, l’aspetto più preoccupante. I manager delle Tre Big sarebbero nella posizione di essere azionisti dominanti in tutte le più importanti company americane, soprattutto in quelle ad azionariato diffuso e senza un azionista di controllo. Non è un caso, quindi, che molte istituzioni pubbliche, a cominciare dal Dipartimento di Giustizia Usa e dalla Commissione federale del commercio, che vigila sulla concorrenza, siano attenti al rispetto delle leggi anti trust, al conflitto d’interesse e in generale alle eventuali manipolazioni dei mercati e delle borse.

Dopo la Grande Crisi del 2008 giustamente si era molto parlato della concentrazione di potere delle banche cosiddette «too big to fail» per tentare di introdurre nuove regole per contenerne lo strapotere. Oggi, invece, i giganti dello «shadow banking» hanno bypassato il sistema bancario, creando un nuovo e più potente oligopolio finanziario.

Nessuno può essere indifferente. Con un’attività sempre più agguerrita i Tre Giganti puntano verso i mercati asiatici e verso quelli europei.



È molto preoccupante assistere alla faticosa e spesso poco produttiva rincorsa delle varie agenzie di controllo dietro questi attori della grande finanza, che naturalmente corrono più veloci rispetto ai controllori. I numeri in questione e i tanti rischi per l’economia reale di molti paesi sono troppo grandi perché siano sottovalutati da parte dei decisori globali.

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