sabato 11 aprile 2015

Preferirei se ne parlasse

Che la strage nel tribunale di Milano non dovesse avvenire, è logico: uccidere il prossimo non rientra nel modo di comportarsi che sposa la nostra civiltà. 
O perlomeno chi può uccidere è lo Stato: penso a realtà dove è prevista e si commina la pena di morte ma, non posso non pensare all'economicidio (in senso lato). 
Per economicidio intendo qualcosa di più di quanto indica Paolo Barnard: cioè osservo e cerco di capire perché una persona si toglie la vita e perché un'altra la toglie ad altri. 
E con questo non giustifico l'omicidio ma voglio anche fermare o affrontare chi commette l'economicidio.
Ora mi sarei aspettato che i media parlassero di fallimento, che dicessero che cosa avviene e che procedura è. 
Invece 
mi pare che si è detto soltanto che l'assassino avesse cinque fallimenti alle spalle. 
E io che ho sofferto e soffro le pene dell'inferno per uno soltanto e che, anche a me ha rovinato la vita.
Ciò che mi fa arrabbiare in ogni caso è che non si dice che cosa avviene, né si cerca di aiutare chi fallisce a poter ricominciare:  ricordate la seconda chance?
Ecco è quella che , nella vita, viene troppo spesso negata, quella che non è concessa ai falliti, o a un certo tipo di falliti: ce l'hanno, di solito, quelli che il fallimento "lo pilotano", quelli che imboscano denaro o altro all'estero.
Pensavo che i media spiegassero che un fallimento blocca l'esistenza di una persona, di una famiglia, che mette in strada esseri umani, che toglie dignità, che lascia senza lavoro dipendenti e non solo i titolari, e che quando anche viene "chiuso" ecco che creditori non soddisfatti perseguitano ancora per anni e anni il fallito.
E che insieme a chi non si ritiene soddisfatto o non lo è stato, ecco che arriva ovviamente anche Equitalia , Inps e compagnia cantante.
Se poi per sbaglio ci si reca nei vari centri di ascolto , in qualche associazione che sia di volontariato o meno, siate certi che non troverete chi è disposto ad ascoltare i vostri progetti o le intenzioni che vorreste manifestare per cercare di rifarvi una vita.
Tralascio , perché ne ho già parlato nei vecchi blog, lo stato d'animo in cui ci si può trovare, dato che siamo tutti uno diverso dall'altro: nel mio caso vi ho reso partecipi delle mie ansie, delle mie paure, del non riuscire a dormire la notte, degli incubi, del timore di aprire la porta di casa, di rispondere al telefono, di uscire per strada, di incontrare le persone e ,sopratutto di dover sempre e comunque non solo giustificare, ma subire di continuo il giudizio altrui.
La gente, e lo ripeto, prima ti ascolta o sembra che lo faccia, e ti lascia parlare e credi che ti capisca: ma poi inizia a giudicarti e a criticare le tue azioni e le tue scelte passate e presenti.
Ricordo quando una lettrice mi invitò a vendere il cellulare, come se questo risolvesse i miei problemi o mi aiutasse a farlo: se per questo ho già venduto le fedi e il poco oro che mi era rimasto ,dato che la mia casa era stata svaligiata e quindi ciò che mi era rimasto era quanto avevo addosso.
Ciò di cui un fallito ha bisogno è fiducia: deve riacquistare fiducia in sé stesso e nelle proprie capacità.
Se di continuo e per il resto della vita gli viene sempre presentata la sentenza di fallimento, è come avere una ferita sempre aperta: ricordo che numerose persone si sono ammalate, e di queste alcune in maniera mortale, proprio a causa delle conseguenze del fallimento che, e mi ripeto ancora, in diversi casi sono una chiusura in sé stessi ma sopratutto l'ostracismo da parte altrui.
Sei un fallito? Non meriti mai più credito. In questo caso il fallimento è peggio di un protesto che, almeno dopo un po' di tempo può essere cancellato (anche se chi vuole mantiene in memoria cartacea o digitale quei dati).
Ribadisco l'invito a cercare di risolvere il problema dei falliti, dei protestati, di chi è nel libro nero delle banche dati, di chi è nelle grinfie di Equitalia: l'invito è rivolto a giuristi, avvocati, tributaristi, commercialisti e ovviamente ai politici.
L'invito è rivolto anche a chi, per sbaglio , legge queste righe e anche a chi ha delle dritte da offrire, si spera, gratuitamente.
Nel confermare che mi dispiace quando una persona viene uccisa, confermo anche che mi dispiace vedere e sapere che chi è caduto in disgrazia , non viene nei fatti aiutato.
Invece ho scoperto a mie spese che fallire è forse il crimine peggiore, in quanto la pena non ha mai fine: e aggiungo, e concludo, che nella maggior parte dei siti trovi ,di norma, solo persone e legali che non sono dalla parte dei falliti.

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