sabato 6 giugno 2015

L’Adhd? L’affare del secolo: spogliazione delle casse erariali ed arricchimento dell’industria farmaceutica

Articolo di Patrizia Cordone. 
6 giugno 2015 
Notizia recente diffusa dal New York Times rende noti i coinvolgimenti di medici prescrittori di psicofarmaci ai minori, di pseudo studi sugli effetti collaterali minimizzati se non addirittura, mai testati dietro palesi e dirette commissioni interessate dei produttori, con l’aggravante del danno procurato ai piccoli pazienti: è l’adhd, infatti, il nuovo business conclamatissimo, che assicura l’esercito di riserva alla mai sazia industria farmaceutica. Lo scandalo non è affatto il primo, semmai è l’ennesimo riguardante l’adhd, il cui precedente era avvenuto nel 1995 ed aveva investito proprio il Chadd, l’associazione di genitori ed insegnanti di bambini affetti dalla tal pseudomalattia, il quale organismo era stato colpito da uno scandalo con troppe analogie simili a quello riportato dal quotidiano statunitense. 

Cesare e Napoleone avrebbero placato la loro smania di conquista, se si fossero curati con il prozac? Osannato sia da Peter D. Kramer con il libro La pillola della felicità che da Elizabeth Wurtzel con La felicità difficile per le sue proprietà miracolose, invece criticatissimo da Peter e Ginger Breggin con Talking back to prozac e da Joseph Glennmullen con Prozac blacklast, questo farmaco ha segnato tutta un’epoca alla fine del ventesimo secolo. E’ assimilato alla categoria dei medicamenti antidepressivi, denominati ssri, selective serotonin reuptake inhibitor, cioè inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina, neurotrasmettitore nel cervello, il quale, se carente, è causa di impulsività e depressione, mentre se eccedente infonde buon umore. Detto altrimenti, analogamente ad altri psicofarmaci la somministrazione del prozac causa alterazioni chimiche nelle aree influenzate dai singoli neurotrasmettitori, insomma una vera manipolazione comportamentale. 


Nel 1949 ebbe luogo l’avvio ufficiale dei farmaci psicotropi con la scoperta del litio compiuta da John Cade, uno psichiatra australiano, per la cura di psicosi maniaco-depressive; da allora si avviarono la ricerca e lo sviluppo della neurofarmacologia, la quale ha esplorato la natura biochimica del cervello e delle sue funzioni, consentendo l’acquisizione di conoscenze di ampia portata messe a profitto dalle neuroscienze. Tra queste la più importante riguarda il blocco delle sinapsi nervose e la trasmissione dei segnali neuronali controllati dai neurotrasmettitori, i cui livelli di interazione determinano sensazioni soggettive dipendenti dalla personalità e d agli eventi circostanti. Nel caso del prozac, prescritto per deficit di autostima, l’effetto era ed è l’induzione ad uno stato generale di benessere psicologico in conformità ad un canone sociale stereotipato di contentezza, indipendentemente dai problemi vissuti e dalla soddisfazione apparente, modello ligio agli standard di una certa classe sociale americana. Quindi se ne dedurrebbe, che l’acquisizione degli studi clinici del cervello sia finalizzata al controllo del comportamento con conseguenze ascrivibili alla manipolazione genetica ed agli abusi relativi. 
Recentemente un fenomeno analogo ha riguardato il ritalin, stimolante simile alla metanfetamina, droga nota con il nome speed negli anni sessanta, ed alla cocaina, le cui manifestazioni, quali l’incremento dell’ attenzione, della concentrazione, dell’euforia e dell’energia non differiscono tra loro; degli effetti collaterali stranamente si menzionano soltanto l’insonnia e la perdita di peso. Conseguentemente a queste controindicazioni la Dea, Drug enforcement administration , l’ente statunitense antidroga, subordina la prescrizione alla supervisione medica continua, ottemperanza rimarcata, perché negli anni novanta il ritalin è stato somministrato a giovani in età scolare e persino a bambini di età inferiore ai quattro anni, come medicamento contro il deficit di attenzione, attention deficit disorder-add, il quale nel 1980 è stato riconosciuto come malattia mentale dal manuale diagnostico e statistico dei disordini mentali, il famigerato Dsm, redatto dall’associazione americana degli psichiatri. Un’edizione successiva ha riqualificato la carenza di attenzione con il termine di iperattività, attention deficit high desorder-adhd. Esami? Indagini diagnostiche? Purtroppo no, perché nessuna ricerca ha mai saputo appurare le cause fisiche per la formulazione di una diagnosi seria, pertanto a fronte di tale carenza ci si affida alla sintomatologia peraltro opinabile ed alla discrezionalità dello specialista prescrittore. E’ proprio quanto criticato da medico, Lawrence Diller, il quale a suo dire: “resta la possibilità, che l’adhd sia una malattia onnicomprensiva, che include una varietà di problemi comportamentali del bambino originati da cause diverse sia biologiche che psicosociali. E il fatto che il ritalin sia utile a risolvere tanti problemi, potrebbe incoraggiare un ampliamento nella diagnosi adhd.” Dello stesso avviso sono gli psichiatri Edward Hallowell e John Ratey tanto da averne scritto un libro Driven to distraction. 
La prescrizione facile del farmaco è attribuibile sia da parte degli insegnanti che dei genitori ad una pretesa di standardizzazione comportamentale dei più giovani come persone chete e sedentarie, di fatto, però non coerente all’età biologica, ma forse meglio gestibili ed assecondate alla routine scolastica oltre che al ménage familiare e specialmente non necessitante loro di alcun impegno, eludendo gravemente i rispettivi compiti pedagogici. Contrariamente ai principi educativi elementari preferiscono patologizzare, ciò che non vogliono né sanno assecondare, cioè l’esuberanza oppure l’instabilità, a volte attribuibili forse a problemi biologici, ma più spesso indicatori di sintomi di disfunzioni dell’ambiente familiare e persino scolastico. 
Ad ogni costo chi propende alla medicalizzazione dell’iperattività è il Chadd, children and adults with attention deficit-hyperactivity disorder, il quale fondato nel 1987 è un ente di autoassistenza senza finalità di lucro, in gran parte composto da genitori di bambini “affetti” dall’adhd. Questa associazione ha condotto battaglie per il riconoscimento dell’handicap mentale e per il diritto del sostegno speciale allo studio fino all’ottenimento di leggi statunitensi mirate e persino un decreto finanziario stanziante fondi aggiuntivi all’educazione differenziata, con grande dispiegamento sinergico offerto dalla Nec, national education association, sindacato nazionale degli insegnanti, nonché da associazioni mediche. Ruolo determinante è stato giocato dalla Novartis, l’industria farmaceutica produttrice del ritalin, la quale si è interposta per il riconoscimento giuridico delle rappresentanze anzidette. Oltre che facilmente prevedibile e sempre a vantaggio della Novartis è stato l’aumento delle prescrizioni anche per bambini in età prescolare, comportando costi enormi a carico delle casse statali statunitensi fino al 1995, anno in cui la scoperta di interessi commerciali ed i donazioni erogate al Chadd, pari ad un ammontare complessivo circa di novecentomila dollari ha destato scalpore e scandalo. 
Invece, notizia di questi ultimi giorni è stata diffusa dal New York Times, secondo cui degli incentivi sarebbero stati commissionati con parcelle onerose a favore d i medici specialisti per prescrizioni di neurofarmaci ai minori, tra cui spicca il nome di Joseph L. Biderman, docente di psichiatria all’Harvard Medical School nonché direttore dell’Istituto di psicofarmacologia pediatrica al Massachussetts general hospital di Harvard. Da sempre è fautore della tesi del trattamento farmacologico ai bambini affetti dall’ adhd, diagnosi di comodo ad uso e consumo dei profitti economico-finanziari dell’industria farmaceutica. Dall'inchiesta promossa da Charles E. Grasley, senatore repubblicano dello Stato di Iowa e sviluppata da Jamie D.Happas, giudice della Corte Superiore del New Jersey, secondo l’autorità giudiziaria statunitense le acquisizioni investigative attesterebbero un incremento delle sue prescrizioni farmacologiche del concerta, un metilfenidato, cioè il principio attivo identico ed attivo anche del ritalin, ed incarichi di studi pilotati nonché corrotti finalizzarti all’edulcorazione degli effetti collaterali rischiosi a danno dei piccoli pazienti. Da tale attività sarebbero giustificati gli ingenti quantitativi di danaro versati sui suoi conti bancari, anch’essi oggetto delle indagini giudiziarie, rispetto ai quali Biderman avrebbe balbettato delle giustificazioni non esaustive, per quanto assieme a due suoi colleghi implicati nell’affaire abbia tentato l’assunzione di ogni responsabilità, lasciando di fatto intendere il coinvolgimento probabile di altri soggetti. Ma la sua responsabilità andrebbe oltre, dal momento che riguarderebbe anche fallaci test di altri psicofarmaci, quali il risperidone sempre per conto della Johnson&Johnson, elaborati per iscritto ancora prima del loro compimento. 
Secondo Andrea Bertaglio, autore diMedicina ribelle. Prima la salute, poi il profitto, dagli anni cinquanta ad oggi negli Usa l’elencazione delle presunte malattie mentali è stata incrementata da ventisei a trecentonovantacinque, proporzionalmente si attesterebbero le cifre relative ai consumatori, di cui quattordici milioni di bambini, seppure, fatte le debite proporzioni e differenze, questa tendenza investe anche i paesi europei, come la Germania con i suoi settecentocinquemila piccoli pazienti ed in Francia il 12% dei bambini ancora in età scolare. 
Il prozac ed il ritalin sono farmaci psicotropi di prima generazione, di cui con ogni evidenza malauguratamente non sono escludibili altri ritrovati né derivati affini della neurofarmacologia, con gravi rischi di manipolazione chimica dei neurotrasmettitori del cervello e quindi del comportamento di intere fasce di popolazione. Negli Usa si ravvisano delle tendenze politiche preponderanti e riproponibili nel futuro da parte dell’ingegneria genetica, riassumibili dalla medicalizzazione di qualunque manifestazione comportamentale seppure innocua, ma tuttavia non condivisa dalla maggioranza stereotipata propensa alla scorciatoia del disturbo psichico fino all’acclamazione riconosciuta della disabilità mentale, insomma … lo stigma: nella storia del controllo sociale a qualcuno ricorda qualcosa l’uso strumentale della psichiatria? A riguardo è doverosa una citazione di Tocqueville a proposito della tirannia della maggioranza, laddove le opinioni popolari destituiscono la pluralità delle opinioni ed il dissenso in generale. Da aggiungere, che il rischio maggiore proviene dagli sviluppi della neurofarmacologia, dall’evoluzione rapida degli studi relativi alla manipolazione comportamentale ed all’ingegneria genetica, il cui processo negativo di alterazioni avviato dal concetto di dignità umana scaturisce da mire utilitaristiche e con gravi ricadute politiche sull’espressione della democrazia. 
Patrizia Cordone
Fonti di riferimento: 
http://www.larouchepub.com/eiw/public/1995/eirv22n38-19950922/eirv22n38-19950922_065-the_dumbing_down_of_americas_chi.pdf 
http://www.academyanalyticarts.org/black-medicating-normality 
https://uniteforlife.wordpress.com/2010/11/19/ablechild-unsung-hero-in-battle-against-psychopharmaceutical-industry/#more-2405 
http://www.nytimes.com/2009/03/20/us/20psych.html?_r=0 

articolo visto su http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=84483#top

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