Leggere
che “ i migranti: qui ricomincia la nostra vita” fa un po' rabbia
perché il titolo dell'articolo sul nostro quotidiano sardo avrebbe
dovuto completarsi, o integrarsi, con un “qui finisce la nostra
vita (di sardi e di italiani)”. E finisce nella totale indifferenza
di chi, secondo me “facendo scena”, si reca il giorno di Pasqua a
portare solidarietà ai migranti, perché ci sono bambini e io sono
madre e non potevo non venire qui da loro, ma sono , immagino, le
stesse persone che se ne sono guardate bene dal fare cosa analoga per
i familiari dei falliti, dei suicidati, e che di certo non si sono
applicate nel portare non tanto solidarietà ma idee perché le
fabbriche e le attività commerciali non chiudessero i battenti. E
sono sempre queste persone che vanno in
processione , almeno finché
godono di stipendi e pensioni e comunque di denaro, nei vari
ipermercati snobbando e infischiandosene dei negozi ubicati in
prossimità delle proprie case o uffici: salvo poi smadonnare perché
i negozi sono solo cinesi o bengalesi o kebabbari , o perché vicino
alle proprie case trovano solo merci come droga, prostitute, trans e
via dicendo. Quindi c'è poco da incazzarsi se c'è poca sicurezza
nelle città o nei paesi, troppo spesso ostaggio di delinquenti
locali o di importazione o semplicemente in trasferta, quando si è
rinunciato a vivere la propria città a favore delle visite alle
varie città mercato e centri commerciali in senso lato: che poi i
soldi, come si sa, vanno per lo più all'estero , e qui rimangono
stipendi che sono come i prezzi Conad , almeno stando alla
pubblicità, e cioè “bassi”. A tutto ciò si aggiungono le varie
notizie fumogene, e cioè i falsi problemi presentati come reali, e
da discutere immediatamente: alcuni, come la sicurezza possono essere
vinti da subito se le persone si riappropriano dei metri quadri che
ci sono nelle città, e a cominciare dai marciapiedi per finire coi
semafori: quindi via bancarelle abusive e venditori o lavavetri ai
semafori. Per i primi occorre che le varie città si adottino di
luoghi deputati alla vendita ambulante che,come si sa , è
regolamentata: e occorre far rispettare ,in ogni caso, quella
itinerante, perché da noi a Cagliari, ad esempio, ci sono venditori
,ovviamente stranieri, che occupano il suolo pubblico non per le due
ore (mi pare sia questo il tempo massimo) e per poi spostarsi
altrove, ma per l'intera giornata. Ergo tu negoziante ti ritrovi ad
avere, di fronte alla tua vetrina un pinco pallino sine die : che poi
lui sia sporco e non si lavi, o che crei spazzatura o che stia a
vociare al telefono... sono problemi secondari di fronte al fatto che
“lui lì non dovrebbe sostare tutti i santi giorni”. Il top
comunque sta, a mio avviso, negli aiuti che ci sono per gli stranieri
mentre per noi italiani non c'è un tubo: che poi questi soldi
vengano ingurgitati da onlus e coop e ai migranti vadano briciole, è
un altro paio di maniche. E' il principio che va cambiato e va fatto
ipso facto : che poi anche in casi simili, cioè che riguardano noi
italiani, ci siano i vari enti che si occupano di edilizia popolare e
che non assegnino le case e non curino la manutenzione, è anche
questo un problema che si può risolvere celermente. Anzitutto
andrebbero verificati chi sono i signori che gestiscono questi enti:
se hanno altri incarichi li devono mollare, e gli stipendi vanno
adeguati e cioè razionalizzati: è ora di piantarla con la storia
che vanno agganciati a questo o quest'altro livello . Si aggancino al
cazzo e, credo che stipendi da 3 o 4 mila euro al mese, siano già
elevati, rapportati ai giorni e alle ore di lavoro: i benefit, devono
essere aboliti, come pure quelli che vengono,(spero solo promessi), a
i vari funzionari del fisco, della polizia , e di altri enti
pubblici. Il tuo stipendio è questo: punto e basta. Deve finire il
tempo dei figli della gallina bianca. Due o tre cose sulla mia
regione, la Sardegna: sapere che i vari enti e persone preposte alla
gestione delle acque permettono che l'acqua vada in mare anziché
convogliarla e usarla e permettere quindi di trarne beneficio, ecco
fa incazzare. Calci nel culo di chi , con la scusa dei collaudi mai
fatti, non si piazza davanti alla diga e alle telecamere e inizia a
tagliarsi le vene o a darsi fuoco. Certo i calci nel culo dovrebbe
prenderli chi, a Roma, impedisce che noi sardi, ma penso valga anche
per altri italiani in altre regioni, possiamo fruire di questo bene
primario che ,non dimentichiamolo, ci vogliono scippare facendolo
gestire da privati. Abbiamo, visto che non ci piace farci mancare
niente, il problema dei trasporti: non è che manchino aerei o navi,
semmai qualche treno potrebbe essere messo a punto e con lui i
binari. Ma ciò che non c'è sono i collegamenti aerei a prezzi
onesti e non maggiorati: oggi venire da noi costa un occhio e quindi
la gente, pur volendo , si reca altrove . Da non scordarsi che poi
siamo sempre noi a essere penalizzati, anche perché di fatto siamo
prigionieri, sia per i costi esorbitanti sia per gli orari aerei che
ti impediscono a/r in giornata, sia per la mancanza di posti a
sedere: e di tutto questo la giunta e chi di dovere se ne infischia e
chi avrebbe dovuto segnalare e accorgersene per tempo, ossia gli
operatori del settore, pare se ne accorgano adesso, cioè quando è
tardi. Il tutto condito da una notevole assenza di conoscenza delle
procedure, di come si può fare in modo che una compagnia aerea possa
usufruire dell'aeroporto: non è che tu chiami tizio e gli dici che
da oggi può atterrare o decollare da un aeroporto. Ma alcuni pensano
sia così: se tu hai studiato o conosci le leggi in materia di
aeronautica civile, allora sai se e quando e a che prezzo una
compagnia aerea può diventare un vettore per la tua regione o aerea
di interesse. Ma ,come dicevo prima, c'è troppo pressapochismo e
menefreghismo in Sardegna: è vero che alcune cose che altrove non
funzionano qui vanno avanti , ma per altre e assai importanti, è
vero che si lascia correre: penso all'agricoltura, al discorso solito
della qualità. Qui invece mi pare di vedere esclusivamente persone
interessate a creare agriturismo e a diventare fornitori dei
supermercati e ipermercati che, ahimè abbondano: cioè non c'è uno
che sia giornalista o agricoltore che si schieri, apertamente, contro
la grande distribuzione. Mi farebbe piacere che si invitasse la gente
a comprare e a cercare i prodotti ,che servono, nei negozi: così
come mi farebbe piacere che i negozianti selezionassero ciò che
devono vendere e lo facciano non andando a comprare olio e altre
merci nei supermercati per poi rivenderle, con opportuno ricarico,
nei propri esercizi commerciali. E' un po' ciò che è già successo
quando negli agriturismo si servivano le seadas o sebadas che dir si
voglia, che provenivano dai discount: piantiamola di prendere per il
culo i clienti e diciamo di no alla grande distribuzione, imparando a
cercare la merce e accettando di ricevere gli intermediari e gli
agenti di commercio nei nostri negozi. Certo occorre, come minimo,
qualità e servizio ai massimi livelli, ma non è più tempo di farci
fottere da chi fa il doppio o triplo gioco, pensando soltanto a far
quadrare i propri conti e a lucrare: come posso fidarmi di uno che mi
vende il formaggio (che io devo rivendere o servire nel mio locale)
quando poi lo stesso me lo piazza in un Carrefur o Auchan qualsiasi?
Come posso fidarmi di un agricoltore che va a vendere nelle piazze di
campagna amica o che effettua la vendita diretta e poi a me, che
posso essere dettagliante o ristoratore, mi pratica lo stesso prezzo?
Ho divagato ma non ho voglia di tagliare e riscrivere. Alla prossima.
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