martedì 29 marzo 2016

Divagazioni scorrette

Leggere che “ i migranti: qui ricomincia la nostra vita” fa un po' rabbia perché il titolo dell'articolo sul nostro quotidiano sardo avrebbe dovuto completarsi, o integrarsi, con un “qui finisce la nostra vita (di sardi e di italiani)”. E finisce nella totale indifferenza di chi, secondo me “facendo scena”, si reca il giorno di Pasqua a portare solidarietà ai migranti, perché ci sono bambini e io sono madre e non potevo non venire qui da loro, ma sono , immagino, le stesse persone che se ne sono guardate bene dal fare cosa analoga per i familiari dei falliti, dei suicidati, e che di certo non si sono applicate nel portare non tanto solidarietà ma idee perché le fabbriche e le attività commerciali non chiudessero i battenti. E sono sempre queste persone che vanno in
processione , almeno finché godono di stipendi e pensioni e comunque di denaro, nei vari ipermercati snobbando e infischiandosene dei negozi ubicati in prossimità delle proprie case o uffici: salvo poi smadonnare perché i negozi sono solo cinesi o bengalesi o kebabbari , o perché vicino alle proprie case trovano solo merci come droga, prostitute, trans e via dicendo. Quindi c'è poco da incazzarsi se c'è poca sicurezza nelle città o nei paesi, troppo spesso ostaggio di delinquenti locali o di importazione o semplicemente in trasferta, quando si è rinunciato a vivere la propria città a favore delle visite alle varie città mercato e centri commerciali in senso lato: che poi i soldi, come si sa, vanno per lo più all'estero , e qui rimangono stipendi che sono come i prezzi Conad , almeno stando alla pubblicità, e cioè “bassi”. A tutto ciò si aggiungono le varie notizie fumogene, e cioè i falsi problemi presentati come reali, e da discutere immediatamente: alcuni, come la sicurezza possono essere vinti da subito se le persone si riappropriano dei metri quadri che ci sono nelle città, e a cominciare dai marciapiedi per finire coi semafori: quindi via bancarelle abusive e venditori o lavavetri ai semafori. Per i primi occorre che le varie città si adottino di luoghi deputati alla vendita ambulante che,come si sa , è regolamentata: e occorre far rispettare ,in ogni caso, quella itinerante, perché da noi a Cagliari, ad esempio, ci sono venditori ,ovviamente stranieri, che occupano il suolo pubblico non per le due ore (mi pare sia questo il tempo massimo) e per poi spostarsi altrove, ma per l'intera giornata. Ergo tu negoziante ti ritrovi ad avere, di fronte alla tua vetrina un pinco pallino sine die : che poi lui sia sporco e non si lavi, o che crei spazzatura o che stia a vociare al telefono... sono problemi secondari di fronte al fatto che “lui lì non dovrebbe sostare tutti i santi giorni”. Il top comunque sta, a mio avviso, negli aiuti che ci sono per gli stranieri mentre per noi italiani non c'è un tubo: che poi questi soldi vengano ingurgitati da onlus e coop e ai migranti vadano briciole, è un altro paio di maniche. E' il principio che va cambiato e va fatto ipso facto : che poi anche in casi simili, cioè che riguardano noi italiani, ci siano i vari enti che si occupano di edilizia popolare e che non assegnino le case e non curino la manutenzione, è anche questo un problema che si può risolvere celermente. Anzitutto andrebbero verificati chi sono i signori che gestiscono questi enti: se hanno altri incarichi li devono mollare, e gli stipendi vanno adeguati e cioè razionalizzati: è ora di piantarla con la storia che vanno agganciati a questo o quest'altro livello . Si aggancino al cazzo e, credo che stipendi da 3 o 4 mila euro al mese, siano già elevati, rapportati ai giorni e alle ore di lavoro: i benefit, devono essere aboliti, come pure quelli che vengono,(spero solo promessi), a i vari funzionari del fisco, della polizia , e di altri enti pubblici. Il tuo stipendio è questo: punto e basta. Deve finire il tempo dei figli della gallina bianca. Due o tre cose sulla mia regione, la Sardegna: sapere che i vari enti e persone preposte alla gestione delle acque permettono che l'acqua vada in mare anziché convogliarla e usarla e permettere quindi di trarne beneficio, ecco fa incazzare. Calci nel culo di chi , con la scusa dei collaudi mai fatti, non si piazza davanti alla diga e alle telecamere e inizia a tagliarsi le vene o a darsi fuoco. Certo i calci nel culo dovrebbe prenderli chi, a Roma, impedisce che noi sardi, ma penso valga anche per altri italiani in altre regioni, possiamo fruire di questo bene primario che ,non dimentichiamolo, ci vogliono scippare facendolo gestire da privati. Abbiamo, visto che non ci piace farci mancare niente, il problema dei trasporti: non è che manchino aerei o navi, semmai qualche treno potrebbe essere messo a punto e con lui i binari. Ma ciò che non c'è sono i collegamenti aerei a prezzi onesti e non maggiorati: oggi venire da noi costa un occhio e quindi la gente, pur volendo , si reca altrove . Da non scordarsi che poi siamo sempre noi a essere penalizzati, anche perché di fatto siamo prigionieri, sia per i costi esorbitanti sia per gli orari aerei che ti impediscono a/r in giornata, sia per la mancanza di posti a sedere: e di tutto questo la giunta e chi di dovere se ne infischia e chi avrebbe dovuto segnalare e accorgersene per tempo, ossia gli operatori del settore, pare se ne accorgano adesso, cioè quando è tardi. Il tutto condito da una notevole assenza di conoscenza delle procedure, di come si può fare in modo che una compagnia aerea possa usufruire dell'aeroporto: non è che tu chiami tizio e gli dici che da oggi può atterrare o decollare da un aeroporto. Ma alcuni pensano sia così: se tu hai studiato o conosci le leggi in materia di aeronautica civile, allora sai se e quando e a che prezzo una compagnia aerea può diventare un vettore per la tua regione o aerea di interesse. Ma ,come dicevo prima, c'è troppo pressapochismo e menefreghismo in Sardegna: è vero che alcune cose che altrove non funzionano qui vanno avanti , ma per altre e assai importanti, è vero che si lascia correre: penso all'agricoltura, al discorso solito della qualità. Qui invece mi pare di vedere esclusivamente persone interessate a creare agriturismo e a diventare fornitori dei supermercati e ipermercati che, ahimè abbondano: cioè non c'è uno che sia giornalista o agricoltore che si schieri, apertamente, contro la grande distribuzione. Mi farebbe piacere che si invitasse la gente a comprare e a cercare i prodotti ,che servono, nei negozi: così come mi farebbe piacere che i negozianti selezionassero ciò che devono vendere e lo facciano non andando a comprare olio e altre merci nei supermercati per poi rivenderle, con opportuno ricarico, nei propri esercizi commerciali. E' un po' ciò che è già successo quando negli agriturismo si servivano le seadas o sebadas che dir si voglia, che provenivano dai discount: piantiamola di prendere per il culo i clienti e diciamo di no alla grande distribuzione, imparando a cercare la merce e accettando di ricevere gli intermediari e gli agenti di commercio nei nostri negozi. Certo occorre, come minimo, qualità e servizio ai massimi livelli, ma non è più tempo di farci fottere da chi fa il doppio o triplo gioco, pensando soltanto a far quadrare i propri conti e a lucrare: come posso fidarmi di uno che mi vende il formaggio (che io devo rivendere o servire nel mio locale) quando poi lo stesso me lo piazza in un Carrefur o Auchan qualsiasi? Come posso fidarmi di un agricoltore che va a vendere nelle piazze di campagna amica o che effettua la vendita diretta e poi a me, che posso essere dettagliante o ristoratore, mi pratica lo stesso prezzo? Ho divagato ma non ho voglia di tagliare e riscrivere. Alla prossima.

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