venerdì 28 febbraio 2014

Tanto per chiarire (ancora meglio il post precedente)

Parlando con il mio vecchio, che seppure over 80 non è rincoglionito ma, come il di lui figlio perlmaloso , facevo presente la ola che i commentatori hanno fatto dopo aver letto che Ikea vorrebbe essere presente ,fisicamente, in Sardegna.
Volendo non smentire la mia permalosità, so bene che ci sono i pentiti, e che come tali non vogliono mostrarsi e fare mea culpa in pubblico allorchè hanno preso delle fregature dai loro acquisti on line.
Dalle scarpe ai mobili di cartone il passo è breve ,dalle centraline elettroniche alle lampadine che durano un'inezia di tempo , idem con patate.

Allora la mia osservazione fatta a mio padre è partita riprendendo la sua meraviglia allorchè, un parrucchiere della catena Jean Louis David scrive che il taglio uomo è 20 euro: mio padre oggi ne paga 12 o 13, mentre io me la cavo con 10, ed entrambi senza finire in mano ai cinesi. Gli faccio delle semplici osservazioni , che sono le seguenti: prima di tutto occorre, anche quando si fa un reportage, fornire tutti gli elementi utili affinchè chi legge possa farsi un'idea e senza per forza prendere in prestito o per oro colato quella di chi scrive.
Ragion per cui nel caso del parrucchiere in questione bisogna vedere se effettua un taglio o se accorcia o sfoltisce soltanto, e poi vedere se fa o meno uno shampoo o più di uno, se usa le forbici o la macchinetta, se taglia le basette e ritocca le sopraciglia, i peli delle orecchie e del naso (mio padre ci tiene a questo servizio), se poi per concludere usa lacca o gel.
Importanti componenti del prezzo sono le attrezzature e i materiali usati: da buon venditori di arredamento so che una sedia o una poltroncina non vale l'altra, così quindi gli shampoo non sono tutti uguali, e una serie di dettagli concorrono alla componente prezzo.
Tra questi il clima, la temperatura interna; se ci sono o meno giornali da leggere e che siano recenti e non per forza quelli dedicati ai parrucchieri ed estetisti; se ci viene o meno offerto un caffè o acqua o altra bevanda (tanto si sa che la paghiamo nel prezzo della prestazione, ma se i nostri amici sono intelligenti, possono offrirla gratis e rifornirsi loro a prezzi convenienti).
Quindi nel caso di un mobile, giusto per tornare alla base, il prezzo è dato da una serie di fattori tra cui di certo il costo della materia prima ma anche dei vari componenti come perni, viti, maniglie, nonchè la possibilità di personalizzarlo attraverso colori e finiture o ,appunto, la materia prima (intesa come legno, laminato, melaminico, ferro , alluminio, vetro, pietra, plastica eccetera).
Da non sottovalutare il design e la funzionalità,se cioè il mobile è disegnato bene ed è versatile e pluriuso, se poi si presta a essere inserito in diversi ambienti.
Sono tutte cose che contano anche perchè vendendolo attraverso più canali si aumenta la possibilità di vendita e , per chi è attento, proprio gli altri canali magari no usuali possono suggerire opportune e attente modifiche che ne aumentano la vendibilità, e quindi decretano il successo del prodotto: pensiamo magari a un attaccapanni che sta bene in un ufficio ma che può stare in una casa, dal parrucchiere o in un ambulatorio o in un ristorante eccetera.
Sopratutto pensiamo solido, ben rifinito, e non attaccato a sputo.
Ora due osservazioni ancora e chiudo: nel campo in questione, il mobile, manca come spesso ho scritto  informazione sui prezzi, sulle marche o aziende esistenti, a meno che non vogliamo intendere per info ciò che ci propinano alcuni giornali dedicati e che si reputano "del settore" ma che, secondo me, sono dei riportatori di redazionali, sono il megafono di questi gruppi di produttori che appunto fanno il bello e il cattivo tempo.
Se invece si potessero confrontare i vari mobili, con tanto di spiegazione su come sono fatti e su come si montano, sui prezzi e relativa distribuzione nel territorio nazionale e non, facendo sapere se e quali sono i concorrenti presenti e rintracciabili, non sarebbe una cosa cattiva.
Per ultima una cosa che vale per tutti: come mai i nostri commentatori sardi non invocano oltre a Ikea anche l'arrivo di ulteriori concorrenti nei loro settori di competenza , di lavoro? Forse che hanno avuto (e spero solo per ora) così tanto culo da operare,che so, come autostrade per l'Italia o altri , cioè in "regime di non concorrenza", in regime di monopolio?
Mi pare proprio che sia così, dato che un conto è la concorrenza, un altro è operare in regime di assenza, e un altro ancora crearsi una posizione dominante: in quest'ultimo caso una grande responsabilità ce l'hanno i media, allorchè attraverso servizi tv spacciati come informazione, infilano le immagini dei vari Ikea, McDonald's e via dicendo.   

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