venerdì 13 luglio 2018

Signor Censore che fai lezioni di morale ...

Così cantava Edoardo Bennato, parafrasando o copiando una canzone altrui, si tratterebbe di plagio secondo alcuni, e nel testo a un certo punto diceva "sei tu che dici quello che si deve o non si deve dire": certo che Bennato , da buon compagno o simpatizzante tale, non so se si riferisse a un giudice, di cui non ricordo il nome, che se non erro era dedito a sequestrare e censurare manifesti pubblicitari di film o riviste che offendevano la morale. Certo che uno oggi la frase della canzone in questione la può inserire, estrapolando anche solo le parole che ho scelto io, in qualunque discorso. Ancora meglio andò per la canzone " affacciati affacciati" che è contenuta sempre nello stesso album, " io che non sono l'imperatore" , e che sarebbe riferita al Papa Paolo VI e a quando, come fanno tutti i Papi, si affaccia alla finestra in Piazza San Pietro tutte le domeniche. E
ora veniamo al punto che mi interessa maggiormente: chi ha soldi e mezzi, dove per mezzi possiamo intendere agganci e amicizie in alto loco, se per caso dovesse lasciarsi scappare qualche parola o anche qualche affermazione o ragionamento che offende e quindi non è politicamente corretto, ha buone possibilità di accordarsi per pagare un risarcimento che non lo riduca sul lastrico. Per gli altri comuni mortali o per chi è preso di mira perché rompiscatole, invece sono guai "e te ne accorgerai, attento ragazzo" : così canterà sempre Bennato, alcuni anni dopo, nell'album "burattino senza fili", e la canzone è "mangiafuoco" .
Il danno che si sta compiendo attraverso l'imposizione di un linguaggio corretto, che impedisce di esprimersi liberamente, è tangibile: basta vedere una fiction e domandarsi " ma io, gente che parla così ne conosco ?" E' un po' come quando Beppe Grillo , in una delle sue battute riferite alla pubblicità del "Mulino Bianco" degli anni 80 se non erro, così diceva: i nostri nonni (o vecchi) si cagano addosso, sputano per terra e bestemmiano se non ritrovano la strada di casa. Grillo si riferiva al fatto che si mostra una situazione che non esiste , o se da qualche parte c'è è limitatissima, ma non corrisponde alla realtà: ecco che , dico io, quel linguaggio che vuole apparire pulito e ordinato , non indica ciò che una persona pensa. Ma ecco che ci sono le dovute eccezioni: quando sentiamo parole come populismo, fascismo, nazionalismo, potete stare certi che sono termini scelti per offendere, ghettizzare, imprigionare chi la pensa diversamente , etichettandolo così da renderlo ben visibile come nemico. Nemico dei popoli e della libertà, o meglio di ciò che a chi vuole continuare a decidere "ciò che si deve e non si deve dire", e anche ciò che si può pensare e poi ,scrivendolo o dicendolo, far sapere a tutti (quelli che leggono o sentono le nostre parole). Si chiama libertà di pensiero e di espressione e che dovrebbe essere valida, fino a quando una persona non "alza le mani, ti torce un capello" o fa anche di peggio. 

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