venerdì 1 marzo 2019

Sardegna. Flussi elettorali. L’Elettorato è altamente mobile.

Giuseppe Sandro Mela.

2019-03-01.

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L’Elettorato italiano, come peraltro quello europeo, sta dimostrando una mobilità non indifferente, dimostrandosi in grado di fare migrazioni di massa, ossia percentuali a due cifre.

Questo è un dato che ha colto alquanto impreparati i politici, abituati da decenni ad un Elettorato fidelizzato, disposto a sopportare di tutto nella sua persistenza a votare lo stesso identico partito.

Quello che una volta era definito ‘popolo bue‘ si è dimostrato essere un ‘popolo toro‘.

Nessun politico e nessun partito può permettersi di sedersi sugli allori.

Il secondo grande messaggio delle elezioni sarde è un astensionismo che quasi raggiunge il cinquanta per cento. Ma non è una massa abulica: sono semplicemente Elettori che non si riconoscono nei programmi e, specialmente, nelle persone che i partiti propongono come candidati.

Gli astenuti sono in gran copia Elettori in cerca di persone affidabili e di programmi credibili.

Alle scorse elezioni politiche del 4 marzo un partito aveva fatto promesse elettorali per oltre 700 miliardi di impegno di spesa: miliardi che semplicemente non ci sono. Non ha potuto quindi mantenere nessuna delle promesse fatte e questo è stato un severo colpo alla propria credibilità.

Il terzo messaggio è alquanto indiretto, ma lo si legge scritto a chiare lettere.

Se sicuramente un demagogo potrebbe, e può nei fatti, coagulare una larga quota degli astenuti ed erodere Elettorato che prima votava altri partiti, il colpo grosso gli riesce soltanto una volta: poi, è destinato a soccombere sotto il peso di quello che era stato il proprio successo.

Mai come di questi tempi la politica avrebbe bisogno di personaggi con grande spessore culturale ed ottime preparazioni tecniche specifiche, sia giuridiche sia economiche. Gli ‘urlatori‘ ed i ‘visionari‘ dimostrano in breve la loro pochezza, sono demitizzati in un amen, ed alla fine sconfinano nel ridicolo. Si badi bene: quella di ridicolo oppure di quaraquaquà è una etichetta indelebile.

L’ultimo messaggio degli Elettori richiama alla mente il buon Machiavelli, “silentium et archivium prima instrumenta regni‘. Più le persone sono colte, e meglio sono preparate, e meno parlano in pubblico a ruota libera: non esternano mai nulla. Se si volesse utilizzare un qualche metro oggettivo, l’uso del modo condizionale e congiuntivo è appannaggio dei colti, di quelli che da poche parole fanno molti fatti. Il numero dei modi condizionali e congiuntivi usato nel discorso è indice dello spessore di una persona.

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Se si volesse trarre una regola euristica, più gli esponenti di un partito parlano e rilasciano dichiarazioni e più si espongono al concreto pericolo di perdere le elezioni successive.

Ma, sempre ragionando in termini euristici, si nota sempre più evidente una rabbia sorda, che alla fine potrebbe esitare in un fenomeno come quello dei Gilets Jaunes in Francia. Tre parti saltati fanno una rivolta e cinque la rivoluzione.

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Aggiungiamo una ultima considerazione, che in gran parte sommarizza quanto prima detto.

Un partito diventa stabile solo quando sia propositivo, i suoi obiettivi sia inequivocabilmente chiari e non tempo varianti, ed infine siano evidentemente fattibili. Non esiste proposta politica fattibile senza che non sia stato chiaramente espresso il costo che comporta e da dove attingere le risorse necessarie.

Un partito che coaguli tutti i possibili “NO” può al massimo raggiungere risultati effimeri.

La situazione attuale è severa.

Produzione industriale – 3.3% anno su anno. Fermiamo questi Gerarchi.

Istat. Produzione industriale -5.5% a/a. Beni di Consumo -7.2%.

Questi non sono segreti gelosamente nascosti dall’ex kgb: sono oramai notizie sulla bocca di tutti.

Ed i partiti politici dovrebbe ben dire come intenderebbero venirne a capo.

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«”Disillusi”, che hanno scelto l’astensione »

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«”traghettati”, che sono passati al centrodestra»

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«i ‘fedeli’ che hanno confermato il proprio voti ai ‘grillini’ sono stati il 25% a Sassari e solo il 19% a Cagliari»

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«Chi è passato al centrodestra, invece, “conquistato probabilmente dal dinamismo di Matteo Salvini”, sono stati il 18% a Cagliari e il 33% a Sassari»

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«i ‘pentiti’, che sono tornati a sinistra, sono stati il 26% a Cagliari e il 15% a Sassari»

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A breve si terranno le elezioni regionali in Basilicata: potrebbero anche essere la prova del nove.


→ Ansa. 2019-02-26. Sardegna: Istituto Cattaneo, solo 1 su 4 ha confermato voto M5s

Perdita impressionante, segnala momento difficoltà politica.

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“Disillusi”, che hanno scelto l’astensione e “traghettati”, che sono passati al centrodestra. E’ tra questi due fronti che si è divisa la maggioranza – oltre il 50% – degli elettori sardi ex M5s alle ultime elezioni Regionali, dove il Movimento è andato incontro a un calo evidente rispetto alle politiche di un anno fa. A dimostrarlo è un’analisi dei flussi elettorali compiuta su Sassari e Cagliari dall’Istituto Cattaneo per il quale “la perdita di voti rispetto all’exploit del 4 marzo appare impressionante e riduce il M5s “a un partito di rango secondario” e “segnalerebbe anche un momento di difficoltà politica”.

Secondo il Cattaneo, infatti, i ‘fedeli’ che hanno confermato il proprio voti ai ‘grillini’ sono stati il 25% a Sassari e solo il 19% a Cagliari. Molti meno dei ‘disillusi’, ovvero coloro che hanno scelto l’astensione: 33% a Cagliari e 27% a Sassari, il gruppo più consistente. Chi è passato al centrodestra, invece, “conquistato probabilmente dal dinamismo di Matteo Salvini”, sono stati il 18% a Cagliari e il 33% a Sassari, mentre i ‘pentiti’, che sono tornati a sinistra, sono stati il 26% a Cagliari e il 15% a Sassari. Le cause, secondo il Cattaneo, risiedono “nella risaputa debolezza locale del M5S, che soffre di una classe politica per molti versi priva delle capacità e delle risorse politiche per conquistare consensi sul territorio”. Inoltre, questo stop, che finisce per premiare forze concorrenti, “sembra però implicare che dietro a esso vi sia un giudizio sulla performance governativa del partito”.

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