martedì 19 marzo 2019

Scrivo questo post per sfogarmi (prima parte)

Non è un post contro o per qualcosa, ma riguarda la sfera personale: se sale o scende il pil o la disoccupazione, a me o a te che leggi cambia la vita? Se ti riguardasse direttamente, tu direttore commerciale vieni licenziato oppure assunto, lasciando libero un posto oppure prendendo quello di qualcun'altro. Invece se ,come nel mio caso, un parente stretto sta male o il tuo cane sta per morire, secondo me la cosa si fa seria. Ho provato, come milioni di persone, la sofferenza, e so che oltre a non essere uguale per tutti, non viene vissuta nello stesso modo. Non c'è
dolore più forte della perdita: seppure non ancora avvenuta la vivo come se già ci fosse. O meglio: è un qualcosa di continuo, come un fluido che si muove avanti e indietro, come ricordi che vanno e vengono. La cosa che mi fa più male potete immaginarla: vedrò in futuro queste persone? Rivedrò il mio cane? Potrò incontrare e stare con loro e con le persone che mi sono state ,e che mi saranno, care e a cui tengo di più? Questi pensieri, già motivo di discussione e di confronto in età liceale, si ripresentano ogni volta che c'è un funerale o che la morte si avvicina colpendo un vicino di casa o una persona famosa: il fatto di non aver mai chiarito, di non possedere (più) una certezza, ma sopratutto che non se ne parli e non se ne voglia mai parlare, ritengo che questo sia il motivo per cui sono proprio a terra. Da qui ad andare o voler andare sottoterra, il passo è breve. Stai pensando al suicidio? Sì ci ho pensato e ci sto seriamente pensando. Avessi dei soldi, sufficienti per un volo di sola andata, o un low cost a/r giusto per non destare sospetti, lo farei: andrei a casa del diavolo (come diciamo noi e forse anche altri) e mi toglierei la vita. Non sapere o sapere di non sapere, penso che sia la peggiore condanna che un essere vivente possa ricevere. Sapere che devi morire, ci sta: ma sapere che potrebbe esserci una vita dopo la morte, ma non esserne certi, come pure sapere di forme di vita diverse dalla nostra ma che ,in qualche maniera sono presenti nella nostra dimensione, e conoscere un sacco di cose tranne cosa succede quando cuore e cervello smettono di funzionare, ecco che non posso accettarlo. Ma lo devo accettare, perché o è così o è così egualmente. Un tale mi ha detto che la gente, i sapienti, non se ne occupano più perché non riescono ad andare avanti, non capiscono: è come se ci fosse un blocco, un divieto imposto dalla natura (delle cose) per cui non ci viene permesso di andare avanti. Cerco di farmi capire: è come se ci fosse qualcosa che o ti distrae o ti porta a indagare , un po' come se delle tracce fossero lasciate apposta per deviare gli studi o indirizzarli verso qualcosa che poi non porterà a niente. Ti illudi, ti sembra di poter arrivare a concludere qualcosa, ma non approdi a niente: o forse sono dei passaggi, non so quanti, per cui è o sarà anche vero che si va avanti, ma la mia generazione e forse pure altre, non vedranno o meglio non sapranno cosa succede quando si muore. Ma perché non ti distrai, così non ci pensi? Quante volte ho sentito queste parole, quante volte chi mi ha voluto consolare, o ha cercato di tirarmi su, si è espresso in questo modo? Sarà successo anche a voi, oppure voi direttamente di queste cose non ne parlate né volete farlo? Conosco anche individui così, mio figlio è uno di questi, e ce ne sono a milioni o miliardi che la pensano in questo modo: rispetto il loro modo di vedere le cose, queste cose, ma ritengo necessario che ci siano altri che, invece, approfondiscono o cerchino di farsi un'idea, anzitutto vedendo se c'è questa idea. In ogni caso indagare, studiare, cercare di capire, seppure tanti ci dicono di lasciare perdere, e lo possono dire per motivi anche opposti, è da fare: direi di non mollare. Lo so che voglio avere la speranza, visto che la fede l'ho persa (e che quella del matrimonio l'ho dovuta vendere anni fa): tu dici queste cose, mi ha detto una conoscente anni addietro, perché hai paura, terrore che tutto finisce dopo la morte, che non c'è nessun aldilà . E le ho detto che è vero, che è proprio così: e che vorrei davvero credere che , al contrario, c'è qualcosa e che mi augurerei che sia qualcosa di piacevole, di bello, e che ciò che penso ci sia.  Ed è a questo punto che si aprono numerose possibilità: ma come, prima non ce ne era una , o meglio la cosa certa era ed è che si muore, e ora di ci sarebbero più possibilità? Com'è possibile? Sarebbe tutta una questione di cervello: questo organo, misterioso, creerebbe tutto ciò che ci circonda e che percepiamo, così appunto come ci appare. O così ho capito io quando me l'hanno ,cercato, di spiegare. 
fine prima parte

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